Dal 2012 agli insegnanti in servizio a tempo indeterminato serviranno, per andare in pensione, 40 anni di lavoro effettivo, al netto del riscatto della laurea e del servizio militare, mentre nel caso queste annualità fossero già state riscattate, continueranno a essere utili ai fini del calcolo pensionistico. In altre parole, il docente andrebbe via dal lavoro dopo 40 anni di lavoro effettivo, ma la pensione gli sarà calcolata su tutti i contributi versati, quindi, nel caso del riscatto di un normale corso di laurea quinquennale, su 45 anni. Questa ipotesi sarà possibile sia per tutti gli insegnanti che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 e hanno la pensione calcolata attraverso il metodo contributivo sia per coloro che nel '95 avevano meno di 18 anni di versamenti. Questi ultimi avranno l'assegno conteggiato col sistema misto (retributivo fino al 1995 e contributivo per le annualità successive). Per gioco consideriamo tre numeri: 945, 5,40; il primo numero ( 945 ) è la somma di 630, numero dei deputati, con 315, numero dei senatori, infatti la Camera è composta da 630 membri, di cui 618 eletti in Italia, e 12 nella circoscrizione Estero, mentre il Senato è composto da 309 senatori eletti in Italia più 6 nella Circoscrizione Estero. Molti dei 945 parlamentari sono possibili pensionati dopo solo 5 ( secondo numero ) anni di legislatura. Gli ex parlamentari, infatti, riscuotono pensioni che vanno da un minimo di 3 mila fino a 10 mila euro lordi al mese, ovvero un vitalizio (così si chiama la pensione dei parlamentari), che dopo appena 5 anni di mandato e 50 anni di età, possono godere unitamente alla cumulabilità con qualsiasi altro reddito o pensione. Il terzo numero ( 40 ) sono gli anni di servizio effettivo che, da oggi, gli insegnanti dovranno sostenere per raggiungere la meritata pensione. Quindi 945, 5 40 una terna di numeri da giocare nella ruota della giustizia, quella che sembra mancare ad un potere legislativo vicino allo sbando normativo. Aldo Domenico Ficara aldodomenicoficara@alice.it