Clamorosa l'azione di protesta messa in atto da Wikipedia in Italia per sollevare l'attenzione sui pericoli per la libertà di espressione insiti nel ddl intercettazioni e in particolare nel comma 29 che impone l'obbligo di rettifica dei contenuti entro 48 ore dalla presentazione di un esposto, a prescindere dalla fondatezza della richiesta stessa [ «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»]
Nella serata di ieri, Wikipedia ha oscurato il proprio sito, rendendone inaccessibili i contenuti, sostituita da una pagina di "benvenuto" contenente un comunicato di protesta.
Nel comunicato la esordisce spiegando la natura della protesta, evidenziando i rischi contenuti nel ddl: "La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero", si legge. Poiché la richiesta di rimozione, rettifica o sostituzione di un contenuto giudicato lesivo può avvenire unilateralmente da parte del soggetto che si sente offeso da quanto pubblicato online, non è difficile immaginare un abuso dello strumento legislativo, a prescindere dalla veridicità dei contenuti.
È una eventualità che secondo Wikipedia contrasta con quanto previsto dall'articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e con la natura di indipendenza e libertà che ha da sempre contraddistinto il progetto Wikipedia.
Il comunicato ricorda inoltre che tutele legali nei confronti del danno di immagine sono già contenute nell'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Nelle condizioni imposte dal ddl intercettazioni, invece, "gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".