
Nel 2010/11 la percentuale degli ammessi (in seconda e terza) è stata del 95,3% e quella dei non ammessi del 4,7%, mentre nel 2009/2010 erano rispettivamente 95% e 5%. Gli ammessi all'esame di Stato sono stati il 95,4% degli studenti nel 2009/10 e il 95,9% nel 10/11. I licenziati sono stati 99.5% nel 2009/10 e 99,6% nel 10/11. Praticamente tutti promossi, effetto di un ammorbidimento degli standard di valutazione? «Effetto della tacita affermazione di un principio di equità al ribasso e della ratifica a posteriori del fallimento scolastico degli alunni», ragionava la Fondazione Agnelli. Tradotto significa che così si è rimandata opportunisticamente la sanzione, cioè la bocciatura, alle superiori, con buona pace dell'obbligo scolastico. Ma è singolare come questo sia accaduto in contemporanea con la vulgata meritocratica in atto, secondo cui la scuola che boccia di più, è quella più credibile. Invece, «tutti promossi», quando bocciare, con le norme introdotte dal 2008, sarebbe anche più facile: «Sono diversi i profili normativi, si legge nel rapporto sugli scrutini ed esami 2010/11 del miur, introdotti negli ultimi anni, che rendono la valutazione finale meritevole di attenzione e di adeguata riflessione».
Alla fine siamo il Paese sì più appiattito, con il tasso di ricambio delle scelte degli studi secondari, tra una generazione e l'altra, più basso fra le economie avanzate. Ma forse anche quello con la classe docente tra le più convinte che non si possano fare le nozze coi fichi secchi, se non lasciando tutto il conto in capo all'utente. È così che è andata? Oppure è stato solo opportunismo valutativo? Lecito chiederselo, a meno di non dubitare se a scuola, alle medie, siano tutti usciti di senno o stiano barando. Ma i dati di fonte Invalsi sul «recupero tra prima e terza media» confermerebbero il contrario. Ai posteri l'ardua sentenza.
(da ItaliaOggi di Giovanni Bardi)
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