Scuola media, il
grande dilemma. Il ministero dell'istruzione pubblica i risultati degli
scrutini finali e degli esami di Stato del 2010/2011: tutti promossi e
voti più alti. «Tutti promossi» scrivevano poche settimane fa gli
autori della ricerca sulle medie della Fondazione Agnelli,
sottolineando però una sorta di «sanatoria» delle incompetenze degli
alunni che poi si sarebbe riversate alle superiori. Oggi il ministero
conferma il dato, anche se non l'analisi. Ma la scuola media non era
l'anello più debole della catena, visti i risultati di apprendimento in
italiano e matematica rispetto alle elementari rilevati dalle ricerche
internazionali? Delle due l'una, o, come si legge nel Rapporto sulla
scuola della Fondazione Agnelli, alle medie la selezione viene
ipocritamente rimandata alle superiori, o quello che sembra disimpegno
e opportunismo valutativo potrebbe riflettere qualcos'altro, ovvero una
specie di resistenza civile ai velleitarismi autoritari di una
meritocrazia dei poveri. Appare infatti lecito chiedersi, a fronte dei
tagli a pianta organica e risorse, se i docenti e i dirigenti non si
siano trovati da soli e senza strumenti di fronte alla scelta se
salvare lo studente o la selezione meritocratica. A farne le spese,
alla fine, soprattutto l'orientamento, cioè l'altra mission della
scuola media, oltre a quella del successo formativo. Il fatto è che a
fronte dei bassi tassi di apprendimento delle scuole medie,
testimoniati dai test di apprendimento del sistema nazionale di
valutazione, quello del successo agli esami di Stato è altissimo:
«Tutti promossi» e in tutte le parti del Paese. Come si spiega? Non
solo passano tutti, ma salgono pure i voti: rispetto all'anno
scolastico 2009/10, nel 2010/11 scendono i «sei» e aumentano gli
studenti con valutazioni dal sette al 10 e
lode.
Nel 2010/11 la percentuale degli ammessi (in seconda e terza) è
stata del 95,3% e quella dei non ammessi del 4,7%, mentre nel 2009/2010
erano rispettivamente 95% e 5%. Gli ammessi all'esame di Stato sono
stati il 95,4% degli studenti nel 2009/10 e il 95,9% nel 10/11. I
licenziati sono stati 99.5% nel 2009/10 e 99,6% nel 10/11. Praticamente
tutti promossi, effetto di un ammorbidimento degli standard di
valutazione? «Effetto della tacita affermazione di un principio di
equità al ribasso e della ratifica a posteriori del fallimento
scolastico degli alunni», ragionava la Fondazione Agnelli. Tradotto
significa che così si è rimandata opportunisticamente la sanzione, cioè
la bocciatura, alle superiori, con buona pace dell'obbligo scolastico.
Ma è singolare come questo sia accaduto in contemporanea con la vulgata
meritocratica in atto, secondo cui la scuola che boccia di più, è
quella più credibile. Invece, «tutti promossi», quando bocciare, con le
norme introdotte dal 2008, sarebbe anche più facile: «Sono diversi i
profili normativi, si legge nel rapporto sugli scrutini ed esami
2010/11 del miur, introdotti negli ultimi anni, che rendono la
valutazione finale meritevole di attenzione e di adeguata riflessione».
Alla fine siamo il Paese sì più appiattito, con il tasso di ricambio
delle scelte degli studi secondari, tra una generazione e l'altra, più
basso fra le economie avanzate. Ma forse anche quello con la classe
docente tra le più convinte che non si possano fare le nozze coi fichi
secchi, se non lasciando tutto il conto in capo all'utente. È così che
è andata? Oppure è stato solo opportunismo valutativo? Lecito
chiederselo, a meno di non dubitare se a scuola, alle medie, siano
tutti usciti di senno o stiano barando. Ma i dati di fonte Invalsi sul
«recupero tra prima e terza media» confermerebbero il contrario. Ai
posteri l'ardua sentenza.
(da ItaliaOggi di Giovanni Bardi)
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