Chissà
quante volte, in questi giorni d’inizio anno scolastico, in sala
docente e nei lunghi corridoi delle nostre scuole, abbiamo parlato e…
sparlato del “concorsone” del ministro Profumo. Abbiamo rovistato
riviste specializzate e siti internet per capire di più (se è possibile
capire) dei requisiti per poter partecipare, delle classi di concorso
che potranno concorrere, delle prove di selezione e dei testi
preliminari… E su tutti è montata, naturale come la pioggia d’inverno,
la rabbia e il disappunto per un altro ennesimo “schiaffo” ai precari
storici della scuola italiana. Voglio dire, intanto, che dobbiamo dare
atto, al ministro, che questo concorso viene bandito dopo tantissimi
anni dal precedente, anche se, quello del 1999, non ha ancora
“prodotto”, per intero, i suoi effetti, cioè, non ha, a tutt’oggi,
assorbito tutti i suoi legittimi “vincitori”, spalmati, come sono, in
tutte le graduatorie “ad esaurimento”… Il che la dice lunga
sull’efficacia e l’utilità di un concorso a cattedre! A scanso
d’equivoci, vorrei dire, inoltre, che non possiamo essere,
pregiudizialmente, contrari al concorso a cattedra, per reclutare i
docenti della scuola. Intanto perché è sicuramente un’occasione
importante per svecchiare il personale scolastico, inoltre, è un modo,
giuridicamente legittimo e sostanzialmente valido, per selezionare e
qualificare gli insegnanti, per premiare la meritocrazia e la capacità
individuale (la nostra Carta Costituzionale indica, nel concorso
pubblico, “l’unico modo” per poter accedere ai posti statali). Anche
se, per solo amor di patria, non vogliamo, in questa sede, sollevare la
questione delle tante categorie di lavoratori statali che sono entrati
di ruolo senza mai aver superato uno straccio di esame e di concorso
pubblico… né vogliamo fare un problema di numeri. Vogliamo
semplicemente porre l’attenzione sui migliaia di precari della scuola
pubblica che, in passato, sono entrati di ruolo perché hanno, loro si,
superato un altro e ben più importante concorso. Un concorso fatto di
anni di lavoro, di studio, di preparazione e di lezione frontale con i
ragazzi, di migliaia di ore di spiegazione, di verifica, di
valutazione, di confronto, di dialogo, gomito a gomito, con i propri
alunni, lezione dopo lezione, giorno dopo giorno, anno dopo anno!
Questo è il vero concorso a cui mi riferisco. Questo si, che i nostri
precari storici l’hanno superato! Bisogna avere il coraggio di dire che
i nostri insegnanti, hanno svolto mille concorsi in ogni ora di
lezione, in ogni giorno, in ogni anno scolastico! Un concorso che vale
un’intera vita e che hanno superato a pieni voti… E adesso il ministro
mi viene a parlare di un concorso per 11 mila cattedre!? E no! Noi non
ci stiamo! A parte il fatto che le “vecchie” graduatorie soppesano
alcune caratteristiche importanti per la professione docente, cioè,
oltre ai titoli ed ai certificati di accesso, “considerano”,
soprattutto, la competenza e la professionalità (a questo corrispondono
i famosi “punti”), che si acquisiscono solo con il servizio e
l’esperienza quotidiana e pluriennale,… “sul campo di battaglia”. E
poi, ripeto, che significa un bando di selezione per 11 mila docenti, a
fronte di oltre 120 mila contratti a tempo determinato l’anno per i
“poveri” precari delle vecchie graduatorie ad esaurimento, per i
centinaia di migliaia di docenti precari d’Italia, che ogni anno
lottano e sperano per “un si o un no”! Loro si, che hanno già vinto il
concorso,… quello vero!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it