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Infatti nell’intervista rilasciata a “Huffington post”, si legge tra l’altro che “il tempo scuola è il miglior antidoto alla dispersione scolastica”, cioè più si sta a scuola, meglio è, secondo un’equivalenza tutt’altro che evidente fra quantità e qualità; che il biennio iniziale delle superiori deve essere unitario, benché le esperienze di maggiore differenziazione fin da dopo le medie si raccomandino per il successo contro la dispersione; e infine che è necessaria la trasformazione dei docenti in “facilitatori dell’apprendimento” in modo da “catturare le teste veloci degli adolescenti”. Staremo a vedere. Per il momento limitiamoci a sperare che il nuovo ministro dimostri spirito antidogmatico, concretezza e apertura alle voci dell’esperienza sul campo; che valorizzi il merito e la responsabilità come pilastri indispensabili a una scuola che funzioni; e che non si faccia ingabbiare – come si augura Giorgio Israel in ampio intervento su “ilsussidiario.net” – “dal prepotere di una burocrazia e di una dirigenza che ha sempre detto, neanche sottovoce, ‘i ministri passano e noi restiamo’ ”. (GR)
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