Concediamo senz’altro che sia presto per trinciare valutazioni sul Ministro Carrozza, che in partenza si intende probabilmente più di università che di scuola, come il suo predecessore. Facciamole anzi i nostri auguri di buon lavoro, mentre aspettiamo la tradizionale audizione inaugurale nelle Commissioni parlamentari e le nomine dei sottosegretari (sperando che almeno uno conosca le aule scolastiche). Accogliamo con soddisfazione il suo “sì, ma...” sull’informatica nella didattica. Dobbiamo però notare che il canovaccio del suo programma (speriamo modificabile e interpretabile) ricalca quello del Pd firmato da Francesca Puglisi, di cui ci siamo occupati criticamente in una precedente nota.
Infatti nell’intervista rilasciata a “Huffington post”, si legge tra l’altro che “il tempo scuola è il miglior antidoto alla dispersione scolastica”, cioè più si sta a scuola, meglio è, secondo un’equivalenza tutt’altro che evidente fra quantità e qualità; che il biennio iniziale delle superiori deve essere unitario, benché le esperienze di maggiore differenziazione fin da dopo le medie si raccomandino per il successo contro la dispersione; e infine che è necessaria la trasformazione dei docenti in “facilitatori dell’apprendimento” in modo da “catturare le teste veloci degli adolescenti”. Staremo a vedere. Per il momento limitiamoci a sperare che il nuovo ministro dimostri spirito antidogmatico, concretezza e apertura alle voci dell’esperienza sul campo; che valorizzi il merito e la responsabilità come pilastri indispensabili a una scuola che funzioni; e che non si faccia ingabbiare – come si augura Giorgio Israel in ampio intervento su “ilsussidiario.net” – “dal prepotere di una burocrazia e di una dirigenza che ha sempre detto, neanche sottovoce, ‘i ministri passano e noi restiamo’ ”. (GR)
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