Roma, 27 nov. -
Di fronte a un furto a scuola, un insegnante puo', per smascherare il
responsabile, arrivare a perquisire zaini e tasche degli alunni, ma va
incontro a una condanna se decide addirittura di costringerli a
spogliarsi. Per questo la quinta sezione penale della Cassazione ha
confermato la condanna per il reato di "perquisizione e ispezione
personale arbitraria" contestato a una maestra elementare. Il fatto,
avvenuto in una scuola ligure, era scaturito dalla scoperta di un furto
di denaro ai danni di una collaboratrice scolastica: per trovare il
responsabile, erano stati perquisiti zaini e tasche dei bambini, i
quali erano stati poi costretti a spogliarsi, fino a restare in slip e
canottiera. La Corte d'appello di Genova aveva quindi condannato due
maestre per aver fatto spogliare gli alunni, assolvendole invece per
l'episodio della perquisizione degli zaini e delle tasche. Le due
imputate avevano quindi presentato ricorso in Cassazione: i giudici di
'Palazzaccio' hanno assolto una delle due insegnanti "per non aver
commesso il fatto", essendo emerso dalle testimonianze che la donna
rimase sempre in classe con i suoi alunni, senza partecipare a cio' che
stava accadendo. Il ricorso dell'altra maestra, invece, e' stato
rigettato: nessun "vizio motivazionale" emerge dalla sentenza d'appello
che ha "escluso - rilevano gli 'alti' giudici in una sentenza
depositata oggi - la consapevolezza dell'illiceita' della condotta
quanto all'attivita' di verifica dei beni degli alunni, per invece
ravvisarla in un comportamento che, incidendo sulla dignita' e la
riservatezza personale degli stessi, si connotava in termini di ben
diversa gravita', immediatamente percepibile anche da parte di chi
poteva, in relazione al primo segmento di condotta, avere erroneamente
ritenuto di agire all'interno dei poteri disciplinari finalizzati ad un
retto comportamento scolastico".
Agi.it