(AGENPARL) - Roma,
25 mar - Contro la strategia Lgbt informazione a famiglie e docenti
sulla teoria del gender Appello dell’Age agli insegnati: “Siate con noi
sentinelle a scuola”
La proposta: Giornata di ritiro dalla scuola come protesta e per far
capire che i genitori sono i primi educatori dei figli. “Insegnanti e
presidi siate insieme a noi genitori sentinelle di fronte all’ideologia
del gender a scuola”.
E’ l’appello che rivolge Fabrizio Azzolini, presidente nazionale
dell’Age (Associazione italiana genitori), a singoli docenti e
dirigenti scolastici e alle loro associazioni di categoria e
rappresentanze sindacali. “Da mesi come Age, insieme ad altre
associazioni genitori e familiari, anche all’interno del Forum
nazionale delle associazioni genitori (Fonags) al Ministero
dell’Istruzione, denunciamo – ricorda Azzolini - il rischio di
rieducazione al gender di leggi per la formazione dei docenti e
progetti didattici per gli studenti, i nostri figli, attivati dal
ministero, dall’Unar e da alcuni comuni, provincie e regioni in tutta
Italia sui temi dell’educazione alla sessualità, della lotta alle
discriminazioni e agli stereotipi di genere, del contrasto al bullismo
omofobico.
E avvertiamo i genitori, l’opinione pubblica, i giornalisti, i
politici, i docenti contro il pericolo che la teoria del gender, priva
di basi scientifiche, sia introdotta in modo subdolo e strumentale a
scuola e imposta per legge. Mettendo così a repentaglio i fondamenti
dell’educazione dei nostri figli, il diritto dei genitori di scegliere
liberamente l’educazione dei propri figli, diritto riconosciuto dalla
Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo, ma anche la libertà d’insegnamento dei docenti e, direi, la
laicità dello Stato”.
“I sostenitori della teoria del gender, infatti – sottolinea Azzolini
-, non si limitano a suscitare un dibattito nella società come
espressione di un’opinione tra tante, ma lo conducono a una nuova
educazione, orientano il governo in Italia, come in Europa, in
Occidente e, con una ‘colonizzazione della natura umana’, nei Paesi
emergenti e poveri. Questa ideologia si sta diffondendo e sta entrando
a scuola in modo subdolo, senza incontrare una vera opposizione.
Neppure purtroppo da parte dei docenti, ai quali si rivolgono i piani
formativi di aggiornamento del Miur e degli enti locali e che sono i
primi responsabili del POF e dei progetti didattici nei singoli
istituti scolastici. In questo modo però il pericolo per entrambi,
genitori e insegnanti, è di diventare strumenti silenziosi di
propaganda.
Come docenti e genitori, allora, dobbiamo insieme proteggere il nostro
mestiere di educatori e la nostra vocazione. Dobbiamo saperlo,
denunciarlo, avvertire gli altri genitori e gli altri docenti, perché
vigilino su figli e studenti. L’impressione è che lo Stato cerchi di
separarci, nonostante nella scuola italiana la legge ci leghi nel patto
di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo di
leggi, progetti, strategie legate all’educazione all’affettività e alla
lotta agli stereotipi di genere, agli inseganti lo impone per legge”.
“Facciamo sentire insieme la nostra voce, singola e ancora di più
attraverso le nostre associazioni e le rappresentanze sindacali –
propone Azzolini -. Insieme informiamo gli altri docenti e gli altri
genitori, partendo dal fargli conoscere la teoria del gender, i suoi
presupposti, i contenuti, il tipo di società che vuole costruire, i
mezzi con cui si sta imponendo in Italia e nel mondo. Facciamolo in
modo netto e chiaro, senza ambiguità e senza paura. Perché l’ideologia
del genere condiziona anche tutti gli altri temi: ne troviamo
dimostrazioni e conferme ogni giorno. Mobilitiamoci insieme a 360°”.
“Una prima iniziativa significativa – prosegue Azzolini - potremmo
riprenderla dalla Francia, dove è stata ideata da docenti e genitori
una particolare forma di protesta contro l’introduzione a scuola
dell’ideologia del gender: la Giornata di ritiro dalla scuola,
rispettando il calendario di assenze programmate 18mila ragazzi non
vanno a scuola un giorno al mese.
Un’iniziativa che potremmo rilanciare anche in Italia per muovere le
acque, come è accaduto in Francia dove il governo è stato costretto a
tornare sui propri passi, cercando di minimizzare. Un gesto forte che,
inoltre, farebbe capire che sono i genitori i primi responsabili
dell’educazione dei loro figli. Un’iniziativa da prendere uniti,
genitori e insegnati”. “Perché – precisa Azzolini - la strategia
dell’Unar che, ricordiamolo, fa capo direttamente alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, e decisioni legislative come il DL Istruzione
sono una prima fessura dalla quale si cerca di introdurre in Italia
l’ideologia del gender nella scuola: con la scusa di abbattere le
discriminazioni di genere e di promuovere l’uguaglianza dei sessi, si
cerca di negarli e si introduce la nozione di arbitrarietà dei generi.
Ci si spinge ad affermare che ogni rappresentazione della differenza
dei sessi si basa su un pregiudizio, che il maschile e il femminile
sono costruzioni sociali e storiche da combattere. L’alterità sessuale
è, invece, una realtà ontologica che fa parte del nostro essere umani.
Non occorre essere cristiani per affermarlo. Lo scriveva anche Marx che
il ‘rapporto tra uomo e donna è il più naturale tra esseri umani’.
L’indifferenziazione sessuale è un’utopia sottile e pervasiva che si
appella ai ‘diritti individuali’ e una presunta uguaglianza tra
individui asessuati, cioè astratti, un’ideologia che vuole imporre una
nuova soggettività e una ‘nuova umanità’ a propria immagine e
somiglianza.
Aprendo così la strada alla decostruzione dell’interno impianto
sociale, perché trasforma la società in un insieme di ruoli funzionali
regolati da procedure contrattate. Infatti, se come sostiene la teoria
del gender non il sesso, ma la sessualità come comportamento è
all’origine delle relazioni sociali, allora, queste non ci sono ‘date’
ma sono ‘scelte’ da noi (Van Thuan, 2012). Alla base ci sarebbero
individui che sceglierebbero in seguito il proprio orientamento
sessuale senza alcun riferimento al dato naturale. Si tratterebbe così
della discriminazione dell’eterosessualità, cioè della differenza
sessuale, e dell’imposizione culturale della transessualità, cioè
dell’indifferenza sessuale: sarebbe il dominio della tecnica sulle
relazioni umane.
Di quella tecnica che permette di essere uomo per essendo donna e
viceversa, di essere mamma senza essere donna, di essere figlio senza
sapere di quale padre o madre. Una società di individui astratti e
asessuati, privi di identità sessuale se non quella che arbitrariamente
si danno. Individui che rimandano la propria identità a future scelte e
a futuri contratti con altri individui soggiacciono al condizionamento
del nulla. Se essere uomo o donna è solo una funzione assunta
volontariamente, tutte le altre dimensioni della società diventeranno
funzioni da assumere volontariamente: una società individualistica e
senza doveri, senza responsabilità, una società che non può
sopravvivere”. “Queste cose dobbiamo conoscerle e farle conoscere –
insiste Azzolini, concludendo l’appello a insegnante e presidi-.
La lotta contro il gender a scuola è quindi teorica, antropologica e
giuridica e ci chiede di diventare più consapevole, più informati e più
attivi. Un compito impegnativo, faticoso, ma ne va dell’avvenire della
nostra società e dei nostri figli”.