Ebbene
puntualmente una piccola ma attiva associazione
professionale dei dirigenti scolastici che sin’ora era rimasta zitta e
in
silenzio esce fuori con un comunicato stampa che demolisce dall’interno
della
categoria tutto il lavoro certosino fatto in questi 14 anni e si
schiera contro
l’emendamento riparatore.
Si
tratta della DISAL, associazione professionale ispirata
da Comunione e Liberazione, nata nel 2001 a Milano da presidi e
direttori
didattici provenienti da esperienze sindacali nello SNALS e nella CISL
che, nel
suo comunicatoDirigenza
scolastica e dirigenza
pubblica: le proposte di DiSAL
rintracciabile nel loro sito web, sostiene che la
figura del “ preside “ non è assimilabile alla figura di “gestore” e
ritiene
che la figura del dirigente scolastico svolga principalmente un ruolo
“professionale”
paragonabile alla professione medica, tipicamente legata al bene della
persona.
Continua
il comunicato affermando che la funzione del
dirigente scolastico si diversifica sia da quella del puro
amministratore che
caratterizza il dirigente pubblico tout court, sia dalla funzione del
datore di
lavoro; chi vuole unificare la
dirigenza scolastica con quella pubblica tout court lo fa solo per avviare un automatismo di
aumento retributivo, che invece va perseguito sui tavoli contrattuali…
senza rincorrere l’equiparazione con l’Area I. Chiede un
"nuovo stato giuridico della dirigenza scolastica" che
rivisiti e riscriva il profilo professionale definito dall'art. 25 del
Decreto
Legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Siccome
si tratta di ragionamenti che vengono
dall’interno della categoria, anche se al momento minoritari, riteniamo
di
dover ritornare su di essi per confutarli puntualmente, anche se
abbiamo il
sospetto che altre associazioni professionali, che non si sono ancora
pronunciate, possano seguire una scia pericolosa e autolesionista per
la
categoria, in un momento delicatissimo in cui al Senato si sta
decidendo la
questione della dirigenza.
Com’è
possibile che alcuni presidi affermino che i
dirigenti scolastici non sono dei “gestori” e dei “manager”? Ma che
cosa sono
allora? Dei passacarte, degli esecutori di ordini, dei caporali di
giornata per
conto dell’amministrazione? Ma si sono dimenticati che dal 2000 con
l’acquisizione della dirigenza e dell’autonomia scolastica la figura ha
subito
un’evoluzione a 360 gradi e in maniera irreversibile? Dopo 14 anni
chiedono che
venga riscritto uno status giuridico ritornando magari indietro ? Che
cosa c’è
da riscrivere quando invece c’è soltanto da dare attuazione ad un
dispositivo
legislativo chiaro e inequivocabile che da più di 14 anni delinea una
figura
cristallina di “manager “ dello Stato? Come è possibile assimilare la
figura
del “ preside” a quella del “medico” che chiaramente non ha
responsabilità di
gestione , ritornando alla obsoleta immagine del “ preside “ quale
docente
primus inter pares ?
In
un precedente articolo titolatoMa i
presidi
sono veri manager, dirigenti “ gestionali “ o solo bonari
“professional” ?abbiamo elencato tutte le kilometriche
incombenze e responsabilità gestionali che caratterizzano il ruolo del "preside". La stessa cosa hanno fatto nelle loro memorie depositate in
Senato
la , la DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR, la CIDA,l’ASASI, AETNANET ed
ad esse rimandiamo per quei
pochi lettori che avessero dei dubbi al riguardo.
Ma
è lo stesso governo a sgombrare ogni dubbio al
riguardo e per questo rimandiamo all’altro articolo La “
Buona
Scuola” di Renzi-Madia declina un profilo forte di dirigente
scolastico. Ma
allora perché escluderlo dal ruolo unico della dirigenza statale?
L’altra
tesi subdola e nefasta è quella di ritenere
che bisogna restare fuori dall’area 1 e contentarsi di restare
nell’area5 la
cosiddetta riserva indiana, senza farsi contaminare dalla dirigenza
dello Stato,
in quanto la perequazione retributiva si può ottenere con la
contrattazione.
Ci
si dimentica che sono passati 14 anni dal 200
restando sempre a bocca asciutta in sede di rinnovi contrattuali dove
puntualmente si è emarginata la dirigenza scolastica, lasciandola senza
alcun
riconoscimento stipendiale, negando la corretta retribuzione di
posizione e di
risultato di cui hanno sempre goduto i ministeriali che in questo modo
hanno
raddoppiato e triplicato la loro retribuzione rispetto a quella dei “
presidi
“.
Alla
favoletta della contrattazione non crede più
nessuno dei dirigenti scolastici anche perché le leggi di stabilità che
si sono
succedute e che si succederanno la bloccheranno a tempo indefinito. E
allora
perché non capire che l’unica chance che ci resta è quella di rientrare
tutti
nella stessa area 1 dove, obtorto collo, tutta la dirigenza dello Stato
dovrà
avere gli stessi diritti e le stesse prerogative a cominciare dalla
retribuzione di posizione e di risultato?
Sappiamo
comunque che la difficoltà di questa
battaglia di dignità e decoro per la dirigenza scolastica passa
attraverso una sfida
interna alla categoria che si presenta frastagliata e disunita e per
questo
debole e spaurita, e lo avevamo anticipato nell’articolo Definiti
gli
schieramenti favorevoli e contrari al ruolo unico della dirigenza.
Nessuno
potrà più ingannare i “presidi”
Non
sappiamo al momento quale
sarà la posizione dei sindacati confederali dei presidi in quantoLe
audizioni
surreali in Senato sul DDL 1557: i Confederali ignorano l’esclusione
dei
“presidi” dal ruolo unico della dirigenza.
Il
cammino dell’iter legislativo del DDL 1557 resta
tutto affidato alla vigilanza personale degli 8.000 dirigenti
scolastici
italiani, perché nessuno regalerà loro niente e tutto va conquistato
goccia a
goccia.
Salvatore
Indelicato
s.indelicato@libero.it
Vice
Pres. ASASI Associazione Scuole Sicilia
Cell
330365449