Si chiude un anno
scolastico di modesta manutenzione; niente del cambiamento che ci si
aspettava. Nessuna iniezione di entusiasmo, nessun passo di cambio nei
confronti degli insegnanti, che in gran massa avevano dato un
generoso tributo di fiducia e di voti ai 5Stelle. Non è per nulla
infondato affermare che a guida del ministero ci sono persone di
modesta qualità, inadatte a ripensare e a sostenere una
prospettiva per il sistema di istruzione e formazione, che soddisfi non
solo le richieste di personale adeguato alle profonde
trasformazioni della società, ma anche quelle di innalzamento del
livello complessivo del capitale culturale circolante, come anche
quelle di maggiore equità dei suoi risultati formativi.
Il nodo da sciogliere era e rimane il riconoscimento economico e
sociale della funzione docente, che non puo' essere priva del rispetto
pieno della sua autonomia professionale e culturale, oltreché
della tutela contro ogni gli atti di violenza, da chiunque siano
compiuti. Il rispetto che si deve agli insegnanti è quello che si deve
alla scuola come istituzione pubblica della società. Non mi
pare che ci sia stato lo stravolgimento promesso dello stato giuridico
disegnato nella cosiddetta Buona Scuola; piccoli passi, soggetti ad
interpretazioni capziose.
Quel che colpisce e muove a indignazione è soprattutto la flebile
difesa da parte del ministero dell'unitarietà del sistema
nazionale di istruzione e formazione di fronte alla minaccia del
regionalismo differenziato, che se attuato, travolgerà ogni legame
comunitario della nazione e distribuirà in modo iniquo tra i giovani
delle diverse regioni beni comuni come l'istruzione e
il sapere. Una scuola servente gli interessi dei più forti e dei più
ricchi tradirebbe alla radice le ragioni della sua stessa esistenza.
Una scuola condannata a gestire le disuguaglianze non avrebbe più
alcuna funzione civica di sviluppo e di progresso.
La scuola da sola non puo'darsi grandi mete; da sola, come mi sembra
essere stata lasciata, la scuola puo' attuare, come oggi le condizioni
richiedono, un seria e forte resistenza civile.
Raimondo Giunta