Ci sono norme morali
non scritte ma eterne nel cuore dell’uomo (come, per fare solo un
esempio: le leggi della pietà), che un giudice, "prudente", non può
eludere, né violare o ignorare. Il Diritto, evidentemente, da solo non
basta; è la giustizia, con la sua sete di verità, che deve inverarlo,
vedendo dove altri non vedono, andando "oltre" il puro criterio
"oggettivo" della norma che impone di attenersi, nel giudicare, alla
semplice valutazione dei “fatti” nudi e crudi.
Essendo la realtà molto più complessa di quanto appaia, è necessario
per chi amministra con scienza e coscienza la Giustizia, che egli
sappia vedere, prima di giudicare, tutto ciò che non si vede, a prima
vista, nel nudo scheletro dei fatti : il “calore” delle passioni, i
sentimenti, i risentimenti, le pulsioni umane, le speranze, gli amori e
gli odi, le fantasie e i sogni da cui gli uomini sono stati tormentati,
e dai quali quei fatti sono scaturiti e hanno preso "significazione".
Nuccio Palumbo