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Ma niente è perduto se ci “mettiamo cuore, se ci crediamo ancora”.
Chissà quante volte ci siamo chiesti cosa avremmo fatto se ci fossimo trovati nel bel mezzo della battaglia di Somme, nell’inferno di Verdun, nel titanico scontro di Teutoburgo, dentro la sacca di Stalingrado, nella campagna di Russia, nelle pietraie del Carso, a Caporetto, negli ultimi combattimenti a difesa della città di Berlino. Se avessimo potuto scegliere: combattere o scappare!? Cosa avremmo fatto!? Adesso lo sappiamo. L’abbiamo capito. Fare il nostro dovere. Giorno per giorno. Con umiltà e rettitudine. Impegno e un pizzico d’allegria. Nelle trincee delle nostre case in Dad, o a scuola, a seguire i nostri ragazzi più fragili, quelli che hanno bisogno di maggiore cura e attenzione.
E, come Giuseppe che aspettò per secoli la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, come il prigioniero che nelle lunghe notti di solitudine sogna la liberazione e l’abbraccio dell’amata, come il navigante sperso nell’oceano che attende di toccare terra, anche noi siamo in trepida attesa del mondo di prima, di ciò che abbiamo lasciato, di ciò che non abbiamo dimenticato.
Per ritrovare tutt’intera la gioconda normalità delle nostre classi e della nostra vita. E di noi. Perché dopo ogni guerra viene sempre la pace, dopo qualunque notte sorge sempre la luce, dopo le tante paure vince sempre la vita. Coraggio ragazzi, ritornerà ancora a suonare la campanella, per noi, per tutti…
Angelo Battiato