MODIFICHE AI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE CIVICA NELLA SCUOLA MEDIA, NEI LICEI E NEGLI ISTITUTI TECNICI. MODIFICHE AI PROGRAMMI DI STORIA E ITALIANO NEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
PROGRAMMI DI INSEGNAMENTO DI EDUCAZIONE CIVICA (Direttiva ministeriale n. 58 dell'8 febbraio 1996)
DIRETTIVA 4 NOVEMBRE 1996 N.681
MODIFICHE DELLE DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA SUDDIVISIONE ANNUALE DEL PROGRAMMA DI STORIA
DECRETO MINISTERIALE 31 GENNAIO 1997
PROGRAMMA DI STORIA PER IL TRIENNIO DI QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
PROGRAMMA DI STORIA PER IL BIENNIO POST-QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
PROGRAMMA DI ITALIANO PER IL III ANNO DEI CORSI DI QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
- La Direttiva ministeriale n.58 del 08.02.96 ha modificato i programmi di insegnamento di Educazione Civica
- Il decreto n.681 del 4/11/96, ha modificato, a partire dall'anno scolastico 1997/98, la suddivisione annuale dell'attuale programma di storia così:
- Licei classici, scientifici, linguistici ed
Istituti tecnici:
1° anno: dalla preistoria ai primi due secoli dell'Impero Romano;
2° anno: dai Severi alla metà del XIV sec.;
3° anno: dalla crisi socio-economica del XIV sec alla prima metà del '600;
4° anno: dalla 2° metà del '600 alla fine dell'800;
5° anno: il '900 - Istituti magistrali:
1° anno: dalla preistoria alla metà del XIV sec.;
2° anno: dalla crisi socio-economica del XIV sec. alla prima metà del '600;
3° anno: dalla 2° metà del '600 alla fine dell'800;
4° anno: il '900. - Scuola media e Scuola magistrale:
1° anno: dalla preistoria alla metà del XIV sec.;
2° anno: dal Rinascimento alla fine dell'800;
3° anno: il '900. - Nell'ultimo anno degli istituti d'arte e della scuola elementare sarà approfondito il '900.
- Il DM 31.01.97, con decorrenza 1 settembre 1997 (vedi supplemento alla GU n.36 del 13.02.97), ha stabilito una revisione dei programmi di:
- storia per il triennio dei corsi di qualifica e per il biennio dei corsi post-qualifica,
- italiano per il terzo anno dei corsi di qualifica dell'istruzione professionale.
Torna su
PROGRAMMI DI INSEGNAMENTO DI EDUCAZIONE CIVICA
Direttiva ministeriale n. 58 dell'8 febbraio 1996
Torna
su
Art. 1 - Gli obiettivi propri dell'educazione civica sono perseguiti, da un
lato, nella complessiva attività didattica ed educativa, che riguarda tutti gli
insegnamenti, le attività extracurricolari e i diversi momenti della vita
scolastica, con modalità flessibili, anche in relazione all'autonomia delle
singole scuole; dall'altro, nell'ambito di un insegnamento specifico, come
previsto dal DPR 585 del 1958.
Art. 2 - Per il perseguimento degli obiettivi di cui all'art. 1 saranno riveduti
i programmi dell'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole secondarie e
saranno favorite le iniziative di cui all'art. 3, da realizzare nell'ambito dei
progetti educativi d'istituto, tenendo conto delle analisi e delle indicazioni
contenute nell'allegato documento "Nuove dimensioni formative, educazione
civica e cultura costituzionale", le cui ampie prospettive culturali
potranno servire come orizzonte di riferimento anche per altri ambiti
disciplinari e pedagogico-didattici.
Art. 3 - I progetti educativi di istituto assicurano modalità, spazi e tempi
idonei, nell'ambito delle singole discipline, nell'area di progetto, di cui alle
conclusioni elaborate dalla Commissione ministeriale Brocca, e nell'ambito
dell'esperienza partecipativa, alla realizzazione di proposte e di azioni
educative e didattiche, che siano capaci di aiutare i giovani ad affrontare le
sfide del nostro tempo.
Art. 4 - Il Comitato di studio costituito con DM 23.03.95 per la revisione
dell'educazione civica è integrato con altre persone esperte della materia, con
particolare riferimento ai diversi ordini e gradi di scuola, anche in relazione
alle sperimentazioni in atto.
Art. 5 - Il Comitato così integrato, entro 90 giorni dalla data della presente
direttiva formulerà i programmi della scuola secondaria superiore e integrerà
i programmi della scuola media, per le parti attinenti la cultura
costituzionale, ai fini indicati in premessa. Su tali programmi sarà richiesto
il parere obbligatorio del CNPI.
Art. 6 - L'insegnamento dell'educazione civica, affidato dalla normativa vigente
all'insegnante di storia, concorre autonomamente alla valutazione complessiva
dello studente. Nei bienni in cui sia presente l'insegnamento di economia e
diritto, l'educazione civica e cultura costituzionale è prevista all'interno
ditale insegnamento, assicurando in ogni caso i necessari raccordi
interdisciplinari con gli altri insegnamenti, in particolare con quello di
storia.
Art. 7 - Nei piani di formazione iniziale e in itinere del personale docente e
direttivo della scuola si darà adeguato rilievo ai temi proposti dalla presente
direttiva, sulla base del documento allegato.
Art. 8 - I decreti ministeriali conseguenti ai progetti di cui all'art. 5
entreranno in vigore a partire dall'anno scolastico successivo a quello in cui
saranno emanati i nuovi programmi. Conseguentemente il D.P.R. 13.6.1958, n. 585,
concernente i "programmi per l'insegnamento dell'educazione civica negli
istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica" sarà abrogato.
ALLEGATO ALLA DIRETTIVA N. 58 DELL'8 FEBBRAIO 1996
Nuove dimensioni formative, educazione civica e cultura costituzionale
Fare scuola, andare a scuola, mandarvi i figli e spendere per essa risorse
economiche e professionali sono attività che implicano attese e problemi di
complessità crescente, in una società pluralistica, soggetta a rapidi
cambiamenti, che non dà nulla per scontato e che cerca ragioni e significati
anche per quelle funzioni e quelle istituzioni che in passato apparivano
pacificamente accettate e solo bisognose di miglioramenti funzionali.
Senza pretendere di risolvere ogni problema di legittimazione di scelte di fondo
che riguardano la vita, la società, l'educazione e la scuola, non si può
ignorare che le norme che riguardano la scuola implicano scelte culturali e
politiche, che vanno il più possibile esplicitate, per consentire a tutti i
soggetti interessati la comprensione, l'accettazione, l'interpretazione
responsabile e creativa e il controllo del quadro istituzionale e programmatico
reso via via disponibile dagli organi legittimati a decidere.
Il presente testo si propone di ricostruire sinteticamente l'ampio quadro di
riferimento culturale, pedagogico e didattico rintracciabile nella normativa
vigente, entro il quale acquistano senso sia il complesso delle discipline e
delle attività della scuola, sia l'educazione civica. Questa complessa e
fondamentale attività educativa, che ha finora sofferto di un'incerta
collocazione culturale e istituzionale, viene ora ridefinita sia come dimensione
comune all'intera vita scolastica, sia come autonomo insegnamento, che si
qualifica anche come "cultura costituzionale", per il rilievo
strategico, civile, politico, formativo che la Costituzionale italiana è venuto
manifestando in questi quasi cinquant'anni di vita democratica.
Il presente documento intende sollecitare una riflessione sul ruolo
dell'educazione e della scuola nella società odierna, in connessione con gli
obiettivi educativi didattici contenuti nelle premesse generali dei programmi
scolastici di ogni ordine e grado.
Educazione e scuola
L'educazione, intesa come processo che svolge una fondamentale funzione di
umanizzazione, ossia di aiuto alla crescita personale, alla conservazione e alla
rigenerazione del patrimonio culturale e civile e allo sviluppo economico,
costituisce un bene indispensabile, addirittura costitutivo della società
civile. Se i limiti e gli ostacoli allo sviluppo scientifico, tecnico, politico,
economico e sociale sono soprattutto interni alla mente e al cuore dell'uomo, e
dunque affrontabili anzitutto per via educava, il grado di civiltà di un popolo
si misura anche sulla sua disponibilità a spendere e a spendersi per e nella
educazione.
Procreare e portare i nuovi nati a maturità di vita, perché le diverse
generazioni concorrano a costruire una storia e un mondo il più possibile degni
dell'uomo, comporta infatti un rilevante investimento di risorse vitali, morali,
culturali e materiali una coerente politica per la famiglia, per i giovani e per
le diverse agenzie educative in particolare per la scuola. Ciò è tanto più
vero, in presenza delle sfide di tipo planetario, che si pongono al profilarsi
del terzo Millennio.
La scuola è chiamata in causa da questa problematica senza perdere di vista i
suoi irrinunciabili compiti di alfabetizzazione culturale, negli antichi e nuovi
linguaggi di cui la cultura si nutre, la scuola è sollecitata ad abilitare le
nuove generazioni al saper essere, al saper interagire e al saper fare, in un
mondo sempre più mobile e complesso. Lo specifico scolastico si concentra
essenzialmente sulla trasmissione e per quanto possibile sulla. elaborazione del
sapere, inteso come conoscenza della realtà e dei modi per trasformarla, ma
anche come coscienza dei valori della vita e come capacità di compiere scelte
consapevoli e responsabili, per sé e per gli altri.
Queste scelte riguardano sia le comuni vicende quotidiane, sia la conquista di
mete formative, che costituiscono altrettanti compiti di sviluppo personale,
sociale e, civile.
Ogni soggetto ha perciò il diritto di trovare e il dovere di cercare nella
scuola, con modalità coerenti con le diverse età della vita, una serie di
aiuti sistematici e programmati a sviluppare in se le fondamentali dimensioni
della persona, del cittadino e del lavoratore. Ciò comporta la possibilità di
acquisire e di elaborare conoscenze e motivazioni di tipo 1) teoretico,
scientifico, etico, estetico, espressivo (area della persona, della ricerca
della verità e del senso della vita); 2) relazionale comunicativo, sociale,
civico, politico, organizzativo (area del cittadino, della ricerca delle regole
e della convivenza); 3) progettuale, operativo e produttivo, anche in rapporto
alle caratteristiche proprie dei vari tipi di scuola (area del lavoratore e
della produzione di beni e servizi). Queste dimensioni sono distinte ma
interconnesse e possono svilupparsi armonicamente nella stessa vicenda
scolastica, intesa come ambito di esperienza cognitiva, espressiva, sociale,
lavorativa.
In tale prospettiva l'adattamento alla vita sociale e la preparazione al mercato
del lavoro costituiscono certo obiettivi formativi rilevanti ma non esauriscono
le possibilità della scuola. Vivere in una società significa sviluppare
insieme l'appartenenza e la distanza critica, saper partecipare dall'interno, ma
all'occorrenza anche dall'esterno, alle sedi significative della cultura, della
politica, del lavoro. Ciò comporta in particolare la capacità di cercare e di
dare un senso alla vita e di elaborare dialetticamente i costrutti
dell'identità personale e della solidarietà, della libertà e della
responsabilità, della competizione e della cooperazione. La scuola non è
estranea a questa problematica.
La scuola come valore e come istituzione da difendere e da reinventare
Definita dalla legge (DL 16-4-1994 n. 297, art. 1-3) come istituzione che tende
a darsi i caratteri di una comunità che interagisce con la più vasta comunità
sociale e civica, e finalizzata a trasmettere e ad elaborare la cultura e a
promuovere la partecipazione dei giovani a tale processo, nel rispetto della
loro coscienza morale e civile, ogni scuola è una formazione sociale (art. 3
Cost.) in cui gli studenti svolgono la loro personalità, esercitandovi diritti
e doveri.
In virtù dei fini che le sono propri e dell'autonomia che le è riconosciuta,
la scuola vive con propria specificità il rapporto fra gli erogatori e i
fruitori del servizio che offre: ad essa infatti si chiede non solo di
ascoltare, di capire e di soddisfare in termini professionali la domanda di
conoscenza e di competenza che viene dai giovani, dalle loro famiglie e dalla
società, ma anche di far maturare questa domanda, in riferimento a bisogni che
mutano e a motivazioni e a capacità che crescono, anche in virtù del dialogo
educativo.
Per questo il servizio scolastico non è solo un'istituzione e un ambito di
appartenenza, né mera prestazione professionale, ma anche un'interazione
sistemica, che si svolge anzitutto fra docenti e discenti, i cui ruoli mutano
correlativamente, a mano mano che i ragazzi sono messi in grado di compiere da
sé le scelte e le operazioni fondamentali che caratterizzano la loro vita
intellettuale, morale, affettiva e sociale.
Fa parte delle funzioni della scuola, intesa come comunità educativa,
assicurare anzitutto agli studenti l'esercizio dei diritti individuali e di
quelli collettivi, e di promuovere l'esercizio dei corrispondenti doveri, in una
dialettica che salvaguardi identità e solidarietà, apprendimento e
partecipazione, aggregazione spontanea e raggruppamento formale,
efficacia/efficienza ed espressività, interventi direttivi e sussidiarietà, in
quanto bisogni-valori personali e sociali, e in quanto dimensioni complementari
dell'esperienza scolastica.
L'equilibrio fra queste dimensioni comporta un dialogo educativo, che, tenendo
ovviamente conto dell'età e delle risorse personali via via disponibili, si
orienti alla elaborazione di un contratto formativo, ossia di un impegno
condiviso da insegnanti, studenti e genitori in modo il più possibile reciproco
ed esplicito, implicante l'assunzione concordata e verificata dei propositi e
degli obblighi.
In quanto istituzione pubblica, che rende conto alla collettività e non solo ai
diretti fruitori delle sue scelte e delle sue attività, la scuola concorda e
disegna i suoi percorsi formativi entro un quadro di riferimento normativo, che
insieme garantisce i singoli e sollecita l'insegnamento, l'apprendimento e la
ricerca a identificare e perseguire compiti di sviluppo personale e
sociale.
Le leggi e le premesse ai programmi vigenti e quelli ancora sperimentali
forniscono già punti di riferimento e orizzonti di senso all'impegno
scolastico, citando in proposito la Costituzione e le dichiarazioni dei diritti
dell'uomo. Il DPR 585>1958, che risale ad un periodo precedente le norme
degli anni '60 e '70, ha affidato alla scuola il compito di proiettarsi
"verso la vita sociale, giuridica, politica, verso i principi che reggono
la collettività e le forme nelle quali essa si concreta".
Negli ultimi decenni la problematica della vita e della convivenza umana si è
arricchita e complicata di nuove dimensioni, di cui leggi e circolari hanno
puntualmente fatto carico alla scuola, in termini per Io più di aggiunta di
problemi e di contenuti, piuttosto che di ripensamento organico del complesso
dei compiti della scuola.
E' un fatto che l'educazione e la scuola devono affrontare le sfide dei
cambiamenti, da accettare e da promuovere criticamente, con gli strumenti deboli
dell'informazione, della scienza, della sapienza, ma anche della testimonianza e
dell'impegno a convincere, indirizzandosi da un lato alle generazioni emergenti,
dall'altro alla stessa società globale, spesso indifferente e incapace di
pensare al presente e al futuro in termini di potenzialità umane da sviluppare,
a beneficio dei singoli e della collettività.
La scuola non è un'istituzione "inossidabile", al riparo delle
tempeste demografiche, economiche, culturali, psicologiche che talora
sconvolgono il cielo inquieto della società contemporanea. Diverse crisi di
legittimazione e di funzionalità, di motivazione e di produttività possono
comprometterne la salute: la concorrenza di un aggressivo e suadente mercato
multimediale potrebbe fare il resto, offrendo servizi tanto efficienti quanto
pericolosi per lo sviluppo di un'identità solidale.
Se vuole evitare il peggio, la scuola deve non solo articolarsi, decentrando
poteri e assicurando autonomie coordinate e valutate da un centro agile e
attento, ma costruirsi e legittimarsi nell'impegno quotidiano, nella convinzione
di svolgere una funzione antropologica complessivamente non sostituibile da
alcun'altra ipotesi formativa. Chi vuole la scuola, non deve limitarsi a
presupporla e a chiederla, ma deve in certo senso concorrere a istituirla e a
costruirla ogni giorno, insieme con tutte forze che sono disposte ad aiutarla,
facendosi in qualche modo garanzia del suo successo e del suo futuro.
Le motivazioni all'apprendimento e la rimozione degli ostacoli che lo
impediscono
Il sapere delle persone deriva da ciò che esse apprendono attraverso l'insieme
delle esperienze che vivono e delle attività che compiono, non solo attraverso
il lavoro scolastico: poiché gli aspetti percettivi, intellettivi, affettivi e
morali sono indissociabili, questo apprendimento dipende dall'insieme delle
motivazioni che il soggetto possiede e può maturare in ordine all'acquisizione
di nuove conoscenze. Ciò significa che le conoscenze e le competenze variano
con il variare delle condizioni oggettive (l'ambiente e in particolare l'azione
didattica) e di quelle soggettive (il vissuto e in particolare l'azione di
studio e di apprendimento).
Questo circolo vitale, in cui pensiero e azione si arricchiscono a vicenda,
producendo sviluppo fisico, affettivo, mentale, morale, ma anche sapere e
cultura, può procedere con maggiore o minore velocità, produttività,
validità, soddisfazione.
Diversi eventi e diverse condizioni personali e sociali possono rallentarlo o
interromperlo, ma anche rimetterlo in moto, accelerarlo e perfino riorientarlo,
ossia dargli senso e direzione di marcia nuovi.
Ragionamenti, messaggi, esempi, esperienze influiscono in diversa misura sulla
scala di valori del soggetto e conseguentemente sul circolo vitale fra pensiero
e azione, da cui si produce il sapere nell'ampia accezione ricordata.
Famiglie, scuole, amici, ambienti di gioco e di lavoro, associazioni, comunità
religiose, mass media sono fonti di questi messaggi e possono stimolare o
inibire la voglia di studiare, facilitare od ostacolare l'elaborazione di
motivazioni allo studio generale alla vita e all'assunzione delle
responsabilità che questa comporta.
Come nota la CM 362/1992, la scuola non può perseguire i suoi fini
istituzionali d'istruzione e di promozione dell'apprendimento, per rendere
effettivo il diritto allo studio, senza farsi carico, per la sua parte, della
"rimozione degli ostacoli" che compromettono più o meno gravemente il
raggiungimento di tali fini. Il nostro tempo è caratterizzato anche da nuovi
ostacoli e da nuovi malesseri, generatori di nuove patologie, non più
affrontabili nei soli termini tradizionali dell'assistenza economica e
sanitaria.
L'impegno di rimozione di tali ostacoli, che anche la scuola deve affrontare, in
quanto istituzione della Repubblica (art. 3 Cost.), implica la necessità di
lavorare non solo con i contenuti disciplinari e con le didattiche specifiche,
ma anche con i valori i processi, le relazioni, i significati, le motivazioni da
cui dipendono il successo o l'insuccesso scolastico, la gioia, la tristezza, la
voglia di vivere e di lavorare, o, all'opposto, la rinuncia, la disistima di
sé, il rifiuto più o meno esplicito della vita, nelle forme dell'uso di droga,
della fuga da casa, della noia, della devianza, della delinquenza, della
violenza.
Il diritto allo studio acquista perciò sempre più il carattere di diritto alla
buona qualità della vita scolastica, condizione indispensabile per l'efficacia
e l'efficienza del servizio offerto. Ciò d'altra parte non si realizza senza un
complessivo impegno di lotta alla dispersione scolastica e senza la
partecipazione degli stessi interessati, che sono tenuti, per sé e per altri, a
rendere fruibile tale diritto.
Tutto questo comporta la rifinalizzazione e per certi aspetti l'arricchimento
delle risorse tradizionali di cui dispone la scuola, nonché il potenziamento
delle sue specifiche competenze, anche mediante l'attivazione di intese e
sinergie con istituzioni e con risorse esterne alla scuola stessa, in vista
della promozione di esperienze formative efficaci, sia sul piano della lotta
all'insuccesso scolastico, sia sul piano della valorizzazione dei talenti.
Da una mole ormai ragguardevole di studi e di analisi empiriche sulla droga,
sull'insuccesso e sulla devianza, si ricava l'idea apparentemente ovvia che la
morte si combatte con la promozione della vita, la disperazione con la fiducia e
con il lavoro gratificante e comunitario, e l'ignoranza con una forma di sapere,
che sappia farsi interrogare dalla vita e a questa sappia dare delle risposte
fruibili anche nei tempi brevi del quotidiano, e non so/o nei tempi lunghi
dell'accumulazione in vista di un incerto futuro. La scuola non può essere
neutrale di fronte alle dinamiche che conducono, ad un certo punto, a diverse
forme di suicidio, di omicidio, di ecocidio; né può sottovalutare le
potenzialità di cui dispone per volgere in positivo tali dinamiche.
Alla prospettiva di una fuga dalla realtà, di un piacere che mascheri solo per
brevi intervalli un'angoscia crescente, e di un potere conquistato con metodi
illegali e violenti, la scuola può e deve contrapporre la prospettiva di
impegno e di una gioia, che scaturiscano sia da incontri significativi con
grandi problemi e grandi personalità della storia e della cultura, sia dalla
ricchezza relazionale della stessa vita scolastica che, nonostante molteplici
angustie, può rendersi capace di mobilitare le risorse dell'immaginazione e
della solidarietà.
Di fatto, per citare un solo esempio, alle proposte contenute nei progetti
Giovani e Ragazzi 2000 ha fatto seguito un'esplosione di iniziative di tipo
espressivo-comunicativo, che vanno dalla poesia al teatro, dalla musica al
canto, dallo sport alla produzione cartellonistica e cinematografica, dalla
realizzazione di mostre alla produzione di un numero notevolissimo di giornali
d'istituto, dalla riqualificazione delle assemblee di classe e generali alla
stesura di carte dei diritti e doveri degli studenti.
I contenuti riguardano per lo più iniziative per combattere il disagio altrui,
l'impegno ecologico, interculturale, solidaristico, sul piano locale, nazionale
e internazionale. Se ben governate, queste iniziative non sono altra cosa
rispetto ai programmi vigenti, ma altro modo di affrontarli.
Nella scuola si è anche sperimentato il gusto di lavorare manualmente, di
compiere esperienze di scuola-lavoro, di produrre beni e servizi, di assistere i
compagni più giovani in difficoltà, di dedicarsi non solo a studiare la
natura, ma anche a compiere azioni volte a difenderla e a salvarla dal degrado,
a cominciare dallo stesso edificio scolastico, sovente sconciato da ignoti, che
vivono o hanno evidentemente vissuto un cattivo rapporto con la loro scuola. Il
civismo comincia dal rispetto e dalla cura del proprio corpo e del proprio
ambiente: ed è spesso in controtendenza con costumi di diffusa
inciviltà.
Queste proposte, che non esauriscono l'impegno della scuola nella direzione
indicata, se comprese, nelle loro molteplici funzioni e nei loro limiti e
ricondotte entro un quadro unitario, sul piano pedagogico e organizzativo, non
sono in contrasto con acquisizioni più serie della didattica
contemporanea.
Questa infatti diviene sempre più consapevole della complessità dell'insegnare
e suggerisce non tanto di compiere scelte drasticamente alternative, sulla base
di pregiudiziali propensioni ideologiche, quanto piuttosto di mediare, con
responsabile attenzione ai vincoli e ai risultati, fra svolgimento del programma
e autonomizzazione degli studenti, fra conoscenze e valori, fra nucleo di valori
condivisi, e personale visione della vita, fra sapere consolidato e sapere
emergente, fra approccio cognitivo e approccio relazionale, fra attenzione alle
prestazioni e attenzione ai vissuti, fra programmazione rigorosa e promozione
della creatività degli allievi, fra linguaggi tradizionali e nuovi linguaggi
multimediali, fra quantità e qualità degli apprendimenti. La diffusa
preferenza per i primi termini di queste coppie nell'interpretare il ruolo della
scuola non significa affatto rinuncia a farsi carico dei secondi, che sono in
certo senso precondizioni, in certo senso obiettivi finali del lavoro
scolastico.
Si dice talora, con formula sintetica, riferita alle varie patologie giovanili,
che il problema vero della scuola è quello di educare, e che istruire non
basta. Per non cadere nella retorica, occorre approfondire questa formula, per
far emergere le componenti psicologiche, etiche, culturali, comportamentali di
cui essa è l'espressione, in rapporto ai risultati attesi e a quelli
riscontrati. La legge 162/1990 distingue per esempio fra "attività di
educazione alla salute" e "informazione sui danni derivanti
dall'alcoolismo, dal tabagismo, dall'uso delle sostanze stupefacenti o
psicotrope, nonché dalle patologie correlate", impegnando la scuola su
entrambi i fronti. E la legge 285/1992 impegna la scuola a "promuovere la
formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e della sicurezza
del traffico e della circolazione". Prevenire è qui sinonimo di
educare.
L'informazione non sempre produce gli effetti desiderati: essa va fornita con
modalità appropriate, entro un contesto di fiducia nei valori che la
giustificano e nelle persone cui ci si rivolge, di tenace pazienza di fronte
agli insuccessi, di testimonianza della necessaria coerenza fra valori vitali,
valori culturali, valori istituzionali. Rigorismo, lassismo, indifferenza,
ignoranza non aiutano la scuola a trovare la strada della serietà, del
coraggio, della comunicazione sincera e corretta: la strada, cioè, che sa
coniugare ricerca e solidarietà, vigilanza e lealtà, per fare della scuola un
ambiente positivo, accogliente e credibile.
Una paideia per il nuovo Millennio
La crisi della cultura contemporanea, dovuta in gran parte alla delusione
seguita alle speranze illuministiche e romantiche, non meno che a quelle
scientifiche, tecnologiche, democratiche e sociali del nostro secolo, sembra
condannarci all'impotenza collettiva, di fronte alla complessità e all'ampiezza
dei problemi del nostro tempo. Si è parlato in proposito di divario umano
frutto del ritardo evolutivo della nostra specie. Esso consiste nel fatto che,
sul piano intellettuale, morale, affettivo e operativo, non si vive per lo più
all'altezza delle conoscenze e dei mezzi tecnici di cui si dispone. Ciò non è
da intendersi come cieca fatalità: i limiti e gli ostacoli che impediscono lo
sviluppo sono soprattutto interni all'uomo ossia di tipo cognitivo, psicologico,
culturale e morale: e dunque sono aggredibili, come s'è notato, anche per via
educativa.
E' perciò opportuno ricordare che lo stato presente non è solo un dato, ma è
anche frutto di conquiste e di perdite di vittorie e di sconfitte. Allo stesso
modo il futuro sarà anche quello che le generazioni adulte e quelle emergenti
sapranno e vorranno vedere e quello che decideranno di fare. La cultura e l'arte
aiutano a capire, a interpretare, a trasfigurare, a progettare, non a
mistificare e a rimuovere la realtà. La mediazione culturale svolta dalla
scuola implica distanziamento critico, non evasione, occultamento o
indifferenza.
Quando mancano criteri orientativi condivisi e motivazioni forti alla
progettazione del futuro, si assiste alla caduta del senso e della voglia di
vivere, o, all'opposto ad una smania di vivere priva di ragioni e di limiti, e
perciò caratterizzata da edonismo, violenza, cinismo, disinteresse per la vita
degli altri, per l'educazione e per la sorte delle istituzioni e dei posteri, in
una parola per il futuro.
Questo rattrappimento della progettualità e della speranza, della fiducia e
della gioia di vivere e di costruire, porta molti a sentirsi estranei alla
ricerca culturale, scientifica e tecnologica e alla vita delle istituzioni e
delle norme, la cui faticosa elaborazione costituisce la sostanza dell'impegno
politico. I piccoli appaiono talora sazi e distratti e molti giovani, nei
riguardi del mondo scientifico e tecnologico e della costruzione di un'Europa
democratica e di una mondialità solidale, nutrono atteggiamenti ambivalenti:
desiderio da un lato, disinteresse dall'altro: in sostanza preoccupazione per la
difesa dei livelli di vita generalmente raggiunti dal nostro Paese e consenso
permissivo al processo di integrazione europea, più che voglia di superare gli
ostacoli e le contraddizioni che si trovano lungo il faticoso cammino verso
l'unità di un Continente sempre più multiculturale, e del Mondo.
L'azione educativa non è in proposito onnipotente, né del tutto libera da
sospetti, per gli equivoci, la retorica, le manipolazioni che talora porta con
sé: ma non è neppure impotente e incapace di analisi, di proposta, di
liberazione, di mobilitazione delle intelligenze.
Ciò vale in particolare per la scuola. I cataloghi di bisogni/valori/diritti
che norme e documenti internazionali propongono come condizioni per la vita
umana e come guide e criteri per l'azione educativa, anche della scuola, sono
riconducibili all'educazione alla democrazia e ai diritti umani, in particolare
alla libertà, alla giustizia, al lavoro, alla legalità, alla pace, allo
sviluppo, alla salute, alla solidarietà, alla sicurezza, alla sessualità, al
senso, alla scienza, allo studio, all'identità, all'intercultura, all'ambiente,
all'alimentazione, alla famiglia, alla nazione, all'Europa, al Mondo.
L'elenco non intende essere conclusivo, ma ricognitivo di quanto diverse fonti
più o meno autorevoli sul piano culturale e/o istituzionale vengono proponendo
alla scuola, anche per combattere le nefaste conseguenze della loro carenza, che
produce altrettante emergenze, minacciose per la vita personale e sociale.
Investita da questa raffica di proposte, che possono rimotivarla o deprimerla, a
seconda delle chiavi di lettura di cui disponga, la scuola reagisce con
difficoltà, incerta fra compiti di tipo disciplinare e compiti di tipo
trasversale, fra promozione di apprendimenti verificabili e coltivazione di
valori affidati alla libertà delle coscienze, fra saperi consolidati e saperi
controversi.
Di qui l'impegno degli organismi sovranazionali, regionali, comunali, e dello
stesso ministero della P.I. a rilanciare ed approfondire senza sosta questi
temi, a promuovere gruppi di ricerca, a suggerire approcci interdisciplinari per
"produrre", con le alfabetizzazioni funzionali e con le
"educazioni", un sapere critico, dotato di valenze
etico-estetico-scientifico-socio-civico-economico-politiche, capace di
consentire alle nuove generazioni di affrontare con adeguata preparazione le
sfide del terzo Millennio.
E' questo il senso del ricorso all'antico termine di paideia, per indicare il
complesso dell'offerta formativa che il mondo adulto tenta di elaborare e di
proporre alle nuove generazioni, per assicurare continuità e cambiamento,
tradizione e novità.
Nei programmi scolastici, da quello della scuola media del 1979 a quello della
scuola elementare del 1985, a quello della scuola materna del 1991, sono state
introdotte molte tematiche relative all'educazione etico-socio-civico-politica.
Nei programmi per i bienni delle secondarie superiori, non ancora obbligatori
per tutte le scuole, hanno trovato posto fra le materie curricolari l'economia e
il diritto, i cui programmi fanno esplicito riferimento ad alcune delle
tematiche citate.
Queste decisioni sono accompagnate da un grande consenso di principio, ma anche
da qualche timore che si voglia dilatare eccessivamente il carico di contenuti e
di aspettative nei riguardi della scuola, col rischio di non consentirle di
raggiungere i suoi obiettivi tradizionali, che fra l'altro nessun altro ente
educativo è oggi in grado di raggiungere al posto suo. L'autonomia, la Carta
dei servizi scolastici e il PEI, da un lato aiutano la scuola a prendere
coscienza dei suoi mezzi e dei suoi compiti, dall'altro sembrano evidenziare le
difficoltà di una progettazione creativa e responsabile.
La trasversalità dei contenuti e dei metodi di insegnamento
Esistono però anche modalità meno problematiche di pensare alla presa in
carico dei bisogni-valori citati. Se questi vengono considerati non solo come
contenuti degni di studio specialistico, ma anche come dimensioni della vita
personale e sociale del nostro tempo, al cui sviluppo si tratta di concorrere,
utilizzando le risorse di cui di fatto si dispone, allora non si è più
prigionieri di vincoli materiali di spazio e di tempo.
Si parla perciò di trasversalità, ossia di istanze e di punti di vista che,
attraversando un elenco di funzioni di attività, di processi, di contenuti
disciplinari, non giustappongono necessariamente cosa a cosa, ma consentono di
ripensare, di rifinalizzare e di riorganizzare determinati assetti o discipline,
col mettere in luce aspetti e ricadute prima ignorati o sottovalutati nel
consueto modo d'insegnare e di vivere le relazioni quotidiane.
Talvolta si tratta anche di sostituire attività e contenuti usuali con altri
contenuti e altre attività: questa evenienza non va sempre considerata come un
tradimento, ove si consideri che certi comportamenti appartengono non alla
scuola come tale, ma a certi modi storicamente determinati, e cioè contingenti,
di esercitare le sue funzioni: e se il sapere e la società avanzano, anche i
contenuti scolastici vanno continuamente ripensati.
L'intesa e la collaborazione che s'intendono sviluppare fra scuola ed
extrascuola, anche per lo sviluppo delle tematiche in questione, sono
sollecitate e rese possibili proprio dal riferimento alla costellazione dei
bisogni/valori/diritti citati, che svolge per tutti un indispensabile, se pur
debole, ruolo orientativo per il difficile compito dei diversi enti
educativi.
La citata immagine della trasversalità serve per indicare non solo il rapporto
di coinvolgimento fra uno dei citati valori, per esempio quello della pace, e le
singole discipline che, con i loro contenuti e con le rispettive didattiche,
possono tutte più o meno visibilmente concorrere all'apprendimento di concetti,
di atteggiamenti e di comportamenti ispirati all'istanza della pace. La
trasversalità vale anche fra ciascuno di questi valori e tutti gli altri sopra
elencati, nel senso che ciascuno interviene più o meno profondamente a
costituire e a illuminare l'altro. Così la salute richiama l'ambiente, i
diritti umani, lo sviluppo, la pace, l'intercultura, la sessualità, e così
via, se per salute s'intende non solo uno stato dell'organismo, ma uno stato di
equilibrio dinamico che chiama in causa l'intera personalità, nei suoi risvolti
fisici, psicologici, relazionali, sociali e morali.
Nuove emergenze e nuovi compiti formativi
Ad impegnare la scuola su questi valori si giunge per lo più non in virtù di
un'autonoma e organica considerazione pedagogica dei bisogni formativi e dei
valori che vi sono connessi, ma in negativo, in virtù delle emergenze del
nostro tempo: esse sono le antiche e nuove povertà, la droga, l'AIDS,
l'inquinamento, il sottosviluppo, l'indebitamento, la disoccupazione, il
razzismo, la criminalità, la violenza, la guerra, l'indifferenza, gli
incidenti, senza dimenticare le prevedibili catastrofi naturali e quelle di tipo
ecologico, in un contesto di mondializzazione dei processi di conoscenza, di
comunicazione, di produzione e di consunto, in assenza di diffusi atteggiamenti
di responsabilità e di capacità proporzionate al bisogno.
Denunciando questi fenomeni e questi pericoli, i ministri riuniti a Ginevra per
la 44^ Conferenza internazionale dell'UNESCO (1994) si sono impegnati fra
l'altro a prendere provvedimenti per instaurare nelle scuole "un clima che
contribuisca al successo dell'educazione alla comprensione internazionale,
perché (le scuole) diventino luoghi privilegiati di esercizio della tolleranza,
del rispetto dei diritti umani, di pratica della democrazia e di apprendimento
della diversità e della ricchezza delle identità culturali", e inoltre
s'impegnano a "migliorare i programmi d'insegnamento, i contenuti dei libri
di testo e degli altri strumenti didattici, ivi comprese le nuove tecnologie,
per formare un cittadino solidale e responsabile, che presenti un'apertura sulle
altre culture, capace di apprezzare il valore del1a libertà, rispettoso della
dignità umana e delle differenze e capace di prevenire i conflitti o di
risolverli in modo non violento".
Nel "quadro d'azione integrata per l'educazione alla pace, ai diritti umani
e alla democrazia" rivolto a tutte le istituzioni, tra cui la scuola, la
citata Conferenza internazionale dell'educazione sottolinea la
"necessità di sviluppare in ciascuno il senso dei valori universali e i
tipi di comportamento su cui si fonda la cultura della pace". Precisa, per
superare le obiezioni in proposito, che "E' possibile identificare anche in
contesti socioculturali differenti dei valori suscettibili d'essere
universalmente riconosciuti". E ancora: "L'educazione deve sviluppare
la capacità di apprezzare il valore della libertà e le competenze richieste
per rispondere alle sfide che le sono associate. Ciò richiede che si preparino
i cittadini a gestire le situazioni difficili e incerte, che li si attrezzi per
l'esercizio dell'autonomia e la responsabilizzazione individuale. Quest'ultima
deve essere legata alla giusta valorizzazione dell'impegno civico e
dell'associazione con gli altri per risolvere i problemi e per lavorare
all'instaurazione di una società equa, pacifica e democratica".
E' questo solo una delle più recenti e autorevoli chiamate in causa della
scuola, che è invitata a leggere in questo contesto i suoi tradizionali compiti
e la necessità di attrezzare i giovani a competere sul mercato del
lavoro.
I solenni principi contenuti, in modo più o meno esplicito, nelle costituzioni
di quasi tutti i paesi, e precisati negli statuti dei comuni e nelle carte
internazionali dei diritti, fino alla recente Convenzione internazionale dei
diritti del minore, votata dall'Assemblea delle Nazioni Unite nel 1989 e accolta
nel nostro ordinamento, costituiscono un criterio guida di carattere universale,
sia per l'educazione, sia per la politica scolastica.
Le nuove dimensioni dei problemi che la nostra società deve oggi affrontare,
riguardano soprattutto gli squilibri e le emergenze di tipo economico,
demografico, ecologico, culturale, psicologico, politico, religioso, che rendono
il mondo insieme più interdipendente e più diviso.
I cambiamenti che si verificano sul piano socioculturale, con l'emergere da un
lato del bisogno di radici e di istituzioni forti a livello regionale e locale,
dall'altro del bisogno di cittadinanza a livello mondiale, costituiscono
un'emergenza che va affrontata, nel delineare una paideia per il terzo
millennio. La dimensione europea e mondiale è un passaggio obbligato per chi
intende la cittadinanza come uno status dinamico di diritti e di doveri
conseguenti a diverse appartenenze di diverso livello da quello locale a quello
regionale, da quello nazionale a quello continentale e mondiale.
L'idea di cittadinanza costituisce infatti una sorta di laboratorio di
esperienza e di ricerca, in cui diritti umani e norme vigenti nei diversi paesi,
lealtà allo stato e tensione ad una statualità più vasta, tendenzialmente
mondiale, s'incontrano e si scontrano in modo talora sterile e distruttivo,
talora fecondo e creativo. In sostanza nel nuovo civismo s'incontrano le
categorie del diritto e della politica, intese come conoscenza e rispetto delle
norme scritte e come impegno a volere nuove norme, in un costante confronto con
le categorie dell'etica e dell'economia, della religione e della psicologia,
dell'antropologia e della sociologia.
Educazione civica e cultura costituzionale
Se i problemi/bisogni/valori/diritti che abbiamo citato e ricondotto all'idea
generale di paideia e che comprendono i valori dell'educazione civica (termine
accreditato sul piano internazionale, che indica anche un frequentato campo di
ricerca e d'innovazione) sono trasversali a tutte le discipline e a tutte le
attività della scuola, in quanto partecipe di un compito che non può non
essere dell'intera società, non meno vero che essi trovano una formulazione e
un livello di realtà istituzionale dotato di particolare intensità concettuale
e di efficacia operativa nella Costituzione italiana.
Di qui la necessità di assicurarne lo studio, con la dignità di una materia
autonoma dalla storia, ancorché ad essa strettamente collegata, così come deve
essere
collegata all'economia e al diritto. Per sottolineare il valore strategico che
può assumere, nella nuova paideia, un'educazione civica non solo diffusa nel
curricolo, ma concentrata anche in un'autonoma disciplina impegnata a far
emergere dalla Costituzione la grande ricchezza valoriale, propositiva,
normativa, che definisce un comune patrimonio di garanzie e d'impegno per il
futuro, si è ritenuto di definire questa disciplina. "Educazione civica e
cultura costituzionale". Con il termine cultura s'intende indicare la
comprensione del processo storico attraverso il quale si è costruito, si è
interpretato, parzialmente applicato e si discute un testo al quale sono legate
le aspirazioni e le certezze, gli ideali e le garanzie più generali e condivise
del popolo italiano.
Si è parlato in proposito, in diverse sedi, di "patriottismo
costituzionale": la Costituzione si va in effetti rivelando come un
prezioso comune patrimonio etico-civile, come una miniera di risorse, accumulate
in un periodo ricchissimo di sofferenza, di chiaroveggenza e di concordia
nazionale: patrimonio che risulta particolarmente attuale in un periodo
d'incertezza e di bisogno di orientamento come quello che stiamo vivendo.
I cambiamenti intervenuti in questi quasi cinquant'anni sul piano culturale,
politico e istituzionale, le tensioni fra la cosiddetta costituzione formale e
quella sostanziale, la necessità di riequilibrare il rapporto fra poteri, in
particolare fra garanzie e rapidità di decisioni, fra centralità e
decentramento, fra unità nazionale e autonomie, fra stato e mercato, fra
legislazione e comportamenti, sul piano nazionale e sovranazionale, anzitutto
nell'ambito dell'Unione europea, tutto questo ed altro ancora indica che la
Costituzione è non solo un importante luogo della memoria e della stabilità,
ma anche un luogo del progetto e del prudente cambiamento: luoghi ideali e campi
di lavoro a cui occorre familiarizzare tutti i cittadini, e in particolare le
giovani generazioni.
Lo studio della Costituzione della Repubblica italiana, scrive il CNPI nella
Pronuncia del 23-2-1995, "deve essere orientato a consentire il confronto
fra i principi fondamentali della convivenza, nelle diverse istanze presenti
nella nostra società: dalle libertà individuali alle solidarietà sociali,
all'unità nazionale all'integrazione europea e alla cooperazione
internazionale. La Costituzione infatti presenta, con efficace sintesi, concetti
che hanno trovato ulteriori e più analitiche e moderne formulazioni nella vita
culturale e nella produzione giuridica nazionale e internazionale degli ultimi
cinquant'anni.
I documenti degli organismi internazionali, dalla famosa Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo e del cittadino dell'ONU (1948) alle
Raccomandazioni dell'UNESCO al Consiglio d'Europa, le circolari ministeriali che
affrontano le diverse tematiche di educazione generale e le precedenti pronunce
del CNPI sull'educazione interculturale, sul razzismo e sull'antisemitismo,
sull'educazione alla salute, sui diritti degli studenti, sull'educazione
stradale, sugli handicappati, costituiscono un ampio materiale di riferimento
per collocare l'educazione al civismo e ai valori che vi sono connessi, in un
corretto e utile contesto pedagogico.
La necessaria valorizzazione dell'insegnamento della storia, anche del suo
periodo più recente, è finalizzata a permettere un'analisi serena degli
eventi, perché i ragazzi possano coglierne il senso e la problematicità, e
perché possano comprendere, con equanimità e con obiettività, i fattori, le
vicende anche drammatiche, le intenzioni, le prospettive.
La storia recente non consente forse quel distacco che la storia passata sembra
assicurare: tuttavia essa è altrettanto, e forse più, indispensabile per
consentire ai giovani di farsi un'idea non faziosa e non distorta del presente e
per indirizzare le loro energie verso un futuro che sia il più possibile scevro
da equivoci e da perniciosa ignoranza.
E' anche necessario valorizzare, ad ogni livello scolastico e con le dovute
gradualità, gli insegnamenti del diritto e dell'economia. Il diritto è
regolatore dei processi sociali e scaturisce da una dinamica culturale e
politica che va compresa, più che demonizzata o glorificata acriticamente: la
legge, di norma, non precede, ma segue il cambiamento in atto. L'economia è
l'attività che in vario modo s'intreccia col diritto, con la politica e con la
cultura, nelle sue varie espressioni. Riduzionismi e sopravalutazioni sono
facili, quando non si conoscano i concetti fondamentali che presiedono alla
produzione, allo scambio, alla distribuzione dei beni e dei servizi.
Una conoscenza dei principi generali dell'ordinamento nazionale e comunitario è
necessaria anche se, di per sé, è insufficiente a ottenere quei comportamenti
civici che si sostanziano di testimonianze, di esperienze vissute e di
riflessioni eticamente orientate.
La scuola, in quanto sede di formazione critica, deve realizzare rigorosi
percorsi di conoscenza, in cui gli studenti acquisiscano strumenti autonomi di
giudizio, interiorizzino valori positivi, contrastino e rifiutino il disvalore
della violenza in tutte le sue forme, e cerchino soluzioni non violente ai
conflitti interpersonali, sociali e interstatuali.
Tutta la scuola deve operare in questo senso, costruendo sinergie di azione fra
le attività curricolari e quelle extracurricolari, impegnandosi anche nei vari
livelli ad assumere questa problematica, attraverso iniziative di dibattito e di
aggiornamento culturale e sociale.
In tal modo la scuola potrà contribuire efficacemente, negli ambiti di propria
competenza, e in una auspicata prospettiva di maggiore autonomia, di più
precisa identità d'istituto e d'interazione con le diverse scuole e con le
diverse realtà sociali e istituzionali, al rafforzamento e allo sviluppo della
democrazia, della tolleranza, della cooperazione e della pace".
Conclusione
Fa parte della cultura contemporanea l'immagine dell'uomo nomade, senza fissa
dimora, spaesato e apolide, più che affezionato alla sua terra e cittadino del
mondo.
La scuola risente tra l'altro anche di questa concezione: e invece che luogo in
cui sperimentano la gioia del cercare e del comunicare, diventa talvolta un
luogo povero di significati, in cui non si riesce a fare quella
"provvista" di idee e di esperienze che alimenti l'impegno di tutta la
vita. Sicché l'andare a scuola, l'insegnarvi e il mandarvi i figli non è per
tutti esperienza di crescita e di costruzione di quella comunità, cui pure si
riferisce la norma vigente.
In questo panorama composito, in cui sorgono nello stesso mondo giovanile nuove
domande e nuove risposte di senso, di legalità e di solidarietà, la
Costituzione è una specie di "giacimento" etico, politico e culturale
per lo più sconosciuto, che possiede la singolare caratteristica di fondare in
una visione unitaria i diritti umani e l'identità nazionale, l'articolazione
autonomistica e l'apertura sovranazionale, la scuola come istituzione e il suo
compito di ricerca, d'insegnamento, di garanzia e di promozione della persona.
In questo senso la Costituzione assume il ruolo di indicatore di marcia anche
per la scuola e di messaggio di speranza che le generazioni anziane consegnano
ai giovani che si affacciano sulla scena del mondo.
Torna
su
DIRETTIVA 4 NOVEMBRE 1996 N. 681
VISTO il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto
"Scuola" stipulato in data 4 agosto 1995;
VISTO il Contratto collettivo nazionale decentrato concernente le linee di
indirizzo per l'attività di formazione, relativa all'almo 1996.
VISTA la direttiva n. 43 del 1.2.1996 sulle iniziative di formazione e
aggiornamento relative all'anno 1996;
VISTO il parere del C.N.P.I. n. 8549 del 18.10.1996 con il quale si sottolinea
l'esigenza che lo studio della storia più recente sia supportato da da
attività di formazione da realizzassi anche con l'ausilio delle nuove
tecnologie;
VALUTATA l'esigenza di avviare già per l'anno scolastico in corso e sulla base
delle risorse disponibili relative ai piani provinciali di aggiornamento per gli
anni finanziari 1996 e 1997 attività di formazione in servizio per i docenti
sulla storia contemporanea:
emana la seguente Direttiva:
ART. 1
Nell' ambito e nel rispetto degli obiettivi formativi individuati nel predetto
contratto collettivo decentrato, con particolare riferimento al rinnovamento
delle impostazioni metodologico-didattiche e avuto riguardo alle risorse
finanziarie già assegnate ai Provveditori agli Studi per l'anno finanziario
1996 nonché a quelle da assegnare per i P.P.A. 1997, sono previste attività di
formazione in servizio finalizzate all'acquisizione da parte dei docenti di
storia delle metodologie e degli ausili più idonei all'insegnamento della
storia più recente;
ART. 2
Destinatari delle suddette iniziative di aggiornamento sono in via prioritaria i
docenti di storia della scuola secondaria di 1° e 2° grado che insegneranno
per l'almo scolastico 1997/98 nelle classi terminali della scuola media e degli
istituti di istruzione secondaria di 2° grado.
ART. 3
Per la programmazione delle summenzionate attività di formazione i
Provveditorati agli Studi potranno costituire Commissioni di studio formate da
Ispettori tecnici, esperti, presidi e docenti di storia. Le iniziative potranno
essere organizzate, eventualmente con l'ausilio degli IRRSAE per gli aspetti
progettuali, a livello provinciale, a livello di singole scuole o mediante
associazioni tra più scuole. L'attuazione delle iniziative progettate avverrà,
ove possibile, con la collaborazione e il sostegno scientifico di Istituzioni e
soggetti esterni quali Istituti storici, Dipartimenti Universitari a carattere
storico, Associazioni professionali e specialistiche.
Ai fini sopraindicati, ove ritenuto necessario, si potrà procedere
all'integrazione o revisione dei piani e programmi già predisposti.
I Capi di istituto avranno altresì cura dl facilitare la partecipazione dei
docenti alle attività di formazione e aggiornamento programmate cosi come
previsto dalle disposizioni richiamate in premessa.
Firenze, 4.11.1996
Il Ministro
MODIFICHE
DELLE DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA SUDDIVISIONE ANNUALE DEL PROGRAMMA DI
STORIA
Decreto Ministeriale 4 novembre 1996, n. 682
Torna
su
Art. 1
I limiti cronologici fissati dai vigenti programmi ministeriali per la
suddivisione annuale del programma di storia valevole per il quinquennio dei
Licei classici, scientifici, linguistici e degli Istituti tecnici sono
modificati secondo le seguenti indicazioni di massima:
1° anno: dalla Preistoria ai primi due secoli dell'Impero Romano;
2° anno: dall'età dei Severi alla metà del XIV secolo;
3° anno: dalla crisi socio-economica del XIV secolo alla prima metà del
Seicento;
4° anno: dalla seconda meta del Seicento alla fine dell'Ottocento;
5° anno: il Novecento.
Art. 2
Limitatamente al quadriennio degli Istituti magistrali e dei Licei artistici la
suddivisione annuale del programma di Storia determinata secondo la seguente
linea di sviluppo:
1° anno: dalla Preistoria alla metà del XIV secolo;
2° anno: dalla crisi socio-economica del XIV secolo alla prima metà del
Seicento;
3° anno: dalla seconda metà del Seicento alla fine dell'Ottocento;
4° anno: il Novecento.
Art. 3
Nella Scuola media e nella Scuola magistrale la suddivisione annuale del
programma di Storia modificata secondo le seguenti indicazioni:
1° anno: dalla Preistoria alla metà del XIV secolo;
2° anno: dal Rinascimento alla fine dell'Ottocento;
3° anno: il Novecento.
Nelle Scuole ed Istituti di cui agli art. 1, 2 e 3 i programmi dovranno
contemperare l'esigenza di fornire un quadro storico generale con l'esigenza di
riservare alla programmazione didattica il compito di indicare, ai fini di un
adeguato approfondimento, tematiche particolari giudicate di interesse rilevante
dagli organi collegiali o dagli stessi insegnanti. Tali tematiche dovranno
comunque essere correlate con gli obiettivi fissati nella programmazione
medesima.
Lo svolgimento del programma dell'ultimo anno dovrà essere caratterizzato,
oltre che da continuità di sviluppo come negli anni precedenti, anche da
maggiore ricchezza di dati e di riferimenti.
Nell'ambito della programmazione didattica si potrà altresì procedere alla
integrazione del quadro storico generale con riferimenti ad aspetti delle realtà storico-culturali locali che siano coerenti con le peculiarità
formative del curricolo.
Si avrà altresì cura di sviluppare le opportune connessioni con l'educazione
civica.
Art. 5
Negli istituti professionali e d'arte, ai quali non si applicano le modifiche di
cui al presente decreto, i docenti nell'ultimo anno di corso avranno cura di
ampliare e approfondire la conoscenza delle vicende del nostro secolo. Nella
scuola elementare i docenti del secondo ciclo introdurranno la conoscenza dei
più importanti eventi dell'ultimo secolo, tenendo presenti le capacita e i modi
di apprendimento propri degli alunni e l'esigenza di un continuo riferimento
alla concreta realtà in cui essi sono inseriti.
Art. 6
Le norme di cui al presente decreto entreranno in vigore dall'anno scolastico
1997 - 98
Nella fase di prima applicazione del presente decreto, nelle scuole ed istituti
di cui agli art. 1, 2 e 3, il docente di storia dovrà provvedere, nei modi e
con i mezzi a suo giudizio più convenienti, al recupero di quelle parti di
programma che, per effetto della nuova suddivisione annuale, sono oggetto di
studio nelle classi rispettivamente precedenti.
IL MINISTRO
Torna
su
DECRETO MINISTERIALE 31 GENNAIO 1997
Estremi: s.o. n. 31 alla g.u. n. 036 serie generale parte prima del 13 02
1997
IL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Visto il decreto ministeriale 24 aprile 1992 concernente i programmi e gli orari
dell'insegnamento per i corsi di qualifica degli istituti professionali di
Stato;
Visto il decreto ministeriale 15 aprile 1994 concernente i programmi e gli orari
d'insegnamento per i corsi post-qualifica degli istituti professionali di
Stato;
Visto il decreto ministeriale 4 novembre 1996, n. 682, relativo alla
suddivisione annuale nei programmi di storia; Considerata l'opportunità di
revisionare i programmi dell'area comune di storia per i corsi di qualifica e
post-qualifica e di italiano del terzo anno del corso di qualifica;
Sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione che, nell'adunanza del
15 gennaio 1997, ha espresso parere favorevole sui nuovi programmi;
Decreta:
Con decorrenza 1 settembre 1997 i programmi di insegnamento dell'area comune di
storia per i corsi di qualifica e post-qualifica e di italiano del terzo anno
del corso di qualifica, di cui ai decreti ministeriali citati nelle premesse,
sono sostituiti dai programmi definiti secondo il testo allegato al presente
decreto.
Roma, 31 gennaio 1997
Il Ministro
PROGRAMMA DI STORIA PER IL TRIENNIO DI QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
Torna
su.
FINALITÀ
L'insegnamento della storia è finalizzato a promuovere interesse e intrinseca
motivazione per la conoscenza storica e a sviluppare la capacità:
COGNITIVA
1. riconoscere la struttura del fatto storiografico;
2. operare con le strutture del pensiero spazio-temporale proprie della
storiografia;
3. utilizzare schemi causali per spiegare fatti storici;
4. produrre informazioni mediante fonti e organizzarle in schemi e testi di tipo
storiografico;
5. utilizzare gli schemi cognitivi formati con lo studio della storia per
analizzare la trama di i relazioni -economiche, sociali, politiche, culturali -
nella quale si è inseriti;
6. dare significato e valore alla conservazione e tutela del patrimonio
storico-culturale;
FORMATIVA
7. comprendere la dimensione storica dei problemi ecologici;
8. comprendere la dimensione storica delle differenze di sviluppo dei paesi
attuali;
9. ampliare il proprio orizzonte culturale attraverso la conoscenza di sistemi
sociali diversi;
10. individuare e storicizzare le differenze di etnie, di nazione, di religione,
di cultura, di genere;
11. comprendere i problemi della pacifica convivenza tra i popoli, della
solidarietà e del rispetto reciproco;
12. capire e storicizzare l'identità come crocevia di relazioni mutevoli nel
tempo e integrazione di durate;
ORIENTATIVA
13. scoprire e dare significato alla dimensione storica del mondo attuale;
14. riconoscere e analizzare gli usi sociali e politici della storia, della
memoria storica e delle tradizioni;
15. scoprire e comprendere i rapporti della dimensione biografica ed
autobiografica con la dimensione collettiva dei processi storici;
16. scoprire e comprendere il rapporto tra la dimensione storica del presente e
le plausibili previsioni di tendenze future.
Le finalità sono raggruppate secondo la loro funzione cognitiva, formativa,
orientativa.
Le finalità sopra enunciate - in particolare quelle formative - dovranno essere
messe in raccordo - nella programmazione - con quelle relative ai compiti
educativi "trasversali" propri dell'educazione civica, educazione
interculturale, dell'educazione alla pace, alla legalità, allo sviluppo,
all'immagine, alla tutela dell'ambiente, in una prospettiva che tenga conto del
contesto nel quale gli allievi vivono e delle esperienze da loro vissute.
Nell'ambito delle finalità enunciate l'insegnamento dovrà essere indirizzato
al chiarimento delle interpretazioni dei fenomeni storici fondate su coppie di
categorie quali: "individualizzazione/massificazione",
"dipendenza/indipendenza", "concordanza/opposizione",
"coerenza/contraddizione".
Con l'apertura di nuove prospettive mentali e culturali
l'insegnamento-apprendimento della storia dovrà concorrere al superamento di
posizioni pregiudiziali quali l'"etnocentrismo", il "sociocentrismo",
il "sessocentrismo" - derivanti da preclusioni e da diffidenze
preconcette nei confronti di ciò che si presenta con carattere di novità o di
discrepanza rispetto al già noto.
A ciascun gruppo di finalità corrispondono numerosi obiettivi. Gli obiettivi
sono raggruppati secondo le funzioni cognitive e formative loro assegnate e sono
disposti, per quanto possibile, in ordine di difficoltà crescente: dal
riconoscimento alla produzione; dalla classificazione dei fatti alla
spiegazione; dall'apprendimento al transfert. Il grande numero degli obiettivi
ha lo scopo di rendere più agevole la programmazione in ordine alla loro
selezione e graduazione.
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
Alla fine del triennio lo studente deve dimostrare di possedere le conoscenze
relative ai temi trattati nei moduli di apprendimento organizzati nella
programmazione e le competenze cognitive e operative che il docente può
individuare scegliendo nel seguente elenco di obiettivi quelli più adatti alla
sua classe, all'impostazione della mediazione didattica e alle caratteristiche
degli strumenti utilizzati nel suo insegnamento. La indicazione del gran numero
di obiettivi qui di seguito enunciati deve essere considerata una risorsa che
permette al docente di selezionare e curricolare quelli corrispondenti alla
effettiva programmazione dell'insegnamento.
L'elencazione degli obiettivi procede, per quanto possibile, con criteri di
gradualità. Essa indica man mano funzioni cognitive e metacognitive, abilità
di tipo operativo, intellettivo e linguistico per giungere a mete educative e
formative d'ordine analitico e critico.
La puntualità dell'elencazione e la ripetuta enunciazione di taluni termini
sono indirizzate a richiamare l'attenzione sulla fitta interconnessione
esistente fra gli elementi didatticamente significativi e sull'opportunità di
proporre ai discenti un'ampia gamma di stimoli formativi secondo criteri di
adeguazione agli effettivi contesti di insegnamento-apprendimento.
Spetta agli insegnanti selezionare gli obiettivi, tararli e graduarli stabilendo
condizioni, strumenti e facilitazioni delle prestazioni degli studenti. Spetta
agli insegnanti programmarli in modo che alla fine di ciascun anno siano
verificabili il mutamento e il guadagno cognitivo di ciascun allievo rispetto ai
livelli verificati inizialmente e che alla fine del triennio si possa verificare
l'approssimazione massima possibile al raggiungimento delle finalità
prescritte.
1. classificare i fatti storici in ordine alle durate, alle scale spaziali, ai
soggetti implicati;
2. tematizzare in modo coerente un fatto storico riconoscendo soggetti, fatti,
luoghi, periodi che lo costituiscono;
3. selezionare le informazioni in coerenza con la tematizzazione stabilita;
4. individuare la rilevanza attribuita ai diversi soggetti storici (individui,
soggetti istituzionali, soggetti collettivi, forze impersonali);
5. distinguere nei testi storiografici le informazioni fattuali, le
concettualizzazioni, le valutazioni e i giudizi;
6. leggere selettivamente un testo storiografico, distinguendone le parti
costitutive di narrazioni, di descrizioni, di argomentazioni;
7. ristabilire la coerenza temporale di un testo storiografico confuso;
8. utilizzare atlanti storici e geografici, schemi ad albero, schemi di
spiegazione, tabelle, grafici allo scopo di comprendere testi storiografici;
9. schematizzare mediante diagrammi temporali la datazione, la successione, la
contemporaneità, la durata, la periodizzazione dei fatti storiografici
studiati;
10. schematizzare mediante diagrammi temporali le serie di fatti studiati;
11. individuare su mappe la contemporaneità delle società, delle strutture
economiche e sociali, delle religioni;
12. individuare su diagrammi temporali la successione delle società, delle
strutture economiche e sociali, delle religioni relative ad un medesimo
spazio;
13. individuare su diagrammi temporali le durate delle società, delle strutture
economiche e sociali, delle religioni;
14. individuare i periodi significativi nelle ricostruzioni storiche;
15. usare carte storiche per individuare localizzazione, contestualizzazioni,
distribuzioni, relazioni spaziali dei fenomeni storici;
16. mettere le conoscenze di fatti storici in relazione con le conoscenze dei
contesti sociali entro i quali essi si svolsero;
17. mettere le conoscenze di fatti storici in relazione con le conoscenze dei
contesti istituzionali entro i quali essi si svolsero;
18. comprendere che la conoscenza dei contesti è indispensabile per capire i
fatti storici;
19. mettere le conoscenze di fatti storici in relazione con le conoscenze dei
contesti ambientali entro i quali essi si svolsero;
20. riconoscere la funzione della localizzazione dei fatti storici ai fini della
comprensione del loro svolgimento;
21. riconoscere la funzione della distribuzione spaziale di oggetti e di
fenomeni nello svolgimento dei fatti storici;
22. riconoscere il modo in cui il contesto spaziale ha influito sullo
svolgimento di un fatto storico;
23. riconoscere la funzione delle relazioni spaziali nello svolgimento dei fatti
storici;
24. individuare i termini di problemi storici relativi alle ricostruzioni di
fatti studiati;
25. costruire un modello di una spiegazione storiografica;
26. individuare su diagrammi temporali le relazioni tra i fenomeni in modo da
costruire gli schemi di spiegazione temporalizzati;
27. individuare cicli, congiunture, periodizzazioni con funzioni esplicative;
28. individuare la funzione degli eventi nelle ricostruzioni dei processi
storici e nelle spiegazioni storiche;
29. produrre oralmente e per iscritto testi descrittivi di strutture spaziali,
demografiche, economiche, sociali, culturali;
30. dare organizzazione temporale alle informazioni e alle conoscenze in modo da
costruire intrecci narrativi sensati;
31. usare con proprietà i concetti interpretativi fondamentali appresi nello
studio dei fatti storiografici;
32. elaborare un testo argomentativo relativo ad una spiegazione storiografica;
33. utilizzare le testimonianze allo scopo di produrre informazioni - dirette e,
specie, inferenziali attendibili relativamente ad un tema;
34. realizzare ricerche storiche strutturate didatticamente dall'insegnante;
35. produrre un breve testo di tipo storiografico con le informazioni
prodotte;
36. riconoscere nelle interpretazioni divergenti, che gli storici danno di un
medesimo fatto o fenomeno, le differenze in ordine alle ricostruzioni fattuali,
alle concettualizzazioni, alle problematizzazioni e spiegazioni, all'uso delle
fonti e degli operatori temporali impiegati;
37. riconoscere le funzioni e il valore dei musei, degli archivi, dei monumenti
e dei centri storici;
38. distinguere gli aspetti storici di fenomeni ecologici attuali;
39. problematizzare le differenze di condizioni di vita, di religione, di
cultura di individui e di gruppi umani;
40. spiegare in termini storiografici le differenze di condizioni di vita, di
religione, di cultura di individui e gruppi umani studiati;
41. spiegare in termini storiografici i livelli di sviluppo attuali di paesi
diversi;
42. distinguere le durate storiche degli elementi di identità dei gruppi umani
attuali;
43. distinguere le durate differenti delle componenti del contesto ambientale e
sociale nel quale si svolge la vita dello studente;
44. distinguere le durate differenti dei fenomeni che costituiscono il mondo
attuale;
45. individuare le relazioni tra i fenomeni di differente durata costituenti il
mondo attuale;
46. riconoscere il rapporto tra ricorrenze civili e memoria dei fatti
storici;
47. riconoscere nei riti e nelle tradizioni la funzione di trasmettitori di
memoria;
48. riconoscere la funzione dei riferimenti storici nei discorsi sul
presente;
49. utilizzare la strumentazione spazio-temporale propria alla storiografia per
ricostruire il passato personale in rapporto col passato sociale;
50. elaborare serie cronologiche di dati riguardanti i fenomeni del presente in
proiezioni plausibili verso il futuro;
51. individuare le strategie e le tecniche di lettura e studio adeguate alla
struttura e alle caratteristiche del testo storiografico scolastico;
52. organizzare le procedure più congrue allo studio di testi storiografici
esperti.
CONTENUTI
L'articolazione dei contenuti
Gli argomenti storici sono individuati secondo un doppio criterio di selezione e
di organizzazione dei temi e secondo una duplice scala temporale. Il programma
li organizza in due gruppi, uno sulla storia dei periodi preindustriali, l'altro
sulla storia otto-novecentesca. Nel loro insieme i due gruppi disegnano due
itinerari indirizzati a far costruire la conoscenza delle radici remote e di
quelle prossime del mondo attuale. Tra le radici prossime si sono privilegiate
le rivoluzioni settecentesche e i susseguenti processi di mutamento che hanno
prodotto i caratteri differenziali del mondo attuale rispetto al mondo
preindustriale. Ma il mondo attuale si costituisce anche di aspetti che si sono
formati attraverso processi che risalgono a tempi più lontani e che hanno
trasmesso i loro effetti fino al tempo presente, perciò l'intero primo anno è
destinato al loro insegnamento-apprendimento.
La proposta di selezione e organizzazione dei contenuti per il primo anno punta
a creare le condizioni per il recupero e la ristrutturazione delle conoscenze
sulla storia delle età preindustriali. Lo scopo è quello di formare,
innanzitutto, le conoscenze dei quadri strutturali di lunga durata come quelle
riguardanti le radici remote del mondo attuale. Essi si formano mediante una
trattazione di modelli, di tipologie di forme che hanno caratterizzato -
coesistendo e sovrapponendosi - il mondo nell'epoca dell'antichità
mediterranea, il mondo nell'epoca dell'Europa medievale, il mondo nell'epoca
dell'Europa moderna.
Inoltre altre trattazioni potrebbero riguardare i processi di formazione o i
processi di mutamento - nel caso che gli insegnanti ritenessero percorribile
anche tale direzione. Perciò potrebbe diventare elemento fondamentale del
percorso formativo l'analisi delle spiegazioni che gli storici hanno elaborato
allo scopo di rendere intellegibile la formazione o la trasformazione di
strutture economiche, sociali, culturali.
L'insegnamento di tali temi punta ad ottenere la formazione di una cultura
storica costituita dalla conoscenza delle descrizioni di grandi strutture, dalla
conoscenza della loro formazione o dissoluzione e dalla conoscenza di situazioni
del mondo in alcune fasi della storia.
La cultura storica potrebbe risultare formata dalla conoscenza dei contesti di
tutte le storie possibili, da mappe cognitive fondamentali disponibili ad
integrare altre conoscenze, ad esempio quelle da incontrare in altri istituti
dagli studenti trasmigranti.
Infine la cultura storica potrebbe sostanziarsi di conoscenze che rendono più
visibili e comprensibili le relazioni tra aspetti demografici, economici,
sociali, politici e culturali.
L'acquisizione di tali conoscenze mediante procedimenti operativi dovrebbe
generare un gruppo di strumenti e schemi concettuali di ampia utilizzazione.
Se, dunque, venissero dotati di conoscenze di sfondi integratori, ma anche di
schemi concettuali e di modelli di concettualizzazione, gli studenti potrebbero
disporre di pre-conoscenze e di quadri di riferimento utili alla comprensione
della storia otto-novecentesca e delle permanenze tuttora vitali. Inoltre la
mediazione didattica su indicata e le caratteristiche delle conoscenze storiche
da far studiare ed apprendere potrebbero favorire il soddisfacimento di un'altra
esigenza di una cultura storica condivisa. Esse potrebbero agevolare la
comunicazione sociale non solo grazie ai punti di riferimento comuni ma
specialmente perché mettono in atto la condivisione di modalità di pensiero,
di strutture mentali, di modi di rendere intellegibili la realtà nei suoi
aspetti temporali. Insomma, al di là della fornitura a tutti di alcune
conoscenze sul passato, quello che può costituire un patrimonio comune è la
capacità di vedere le cose secondo una razionalità comunicabile e
comprensibile perchè fondata su strutture cognitive e schemi condivisi.
I ANNO
1. AVVIO ALLO STUDIO DELLA STORIA
a) Per motivare allo studio della storia. Le immagini di storia degli studenti.
L'uso della storia. La storia come discorso. Narrazioni storiche e narrazioni
non storiche. Preconoscenze e schemi cognitivi degli studenti. Le strutture
temporali degli studenti. Pratiche di studio della storia. Presentazione del
programma e delle modalità di lavoro.
2. AVVIO ALLO STUDIO DELLE RADICI REMOTE DEL MONDO ATTUALE
a) Per motivare allo studio della storia del mondo preindustriale. Le immagini
delle storie dei periodi preindustriali. L'uso delle storie dei periodi
preindustriali. Preconoscenze e schemi cognitivi degli studenti. Le strutture
spazio-temporali degli studenti e la ricostruzione del passato personale.
Presentazione del programma e delle modalità di lavoro.
b) Il mondo attuale come mondo storico. Descrizioni delle civiltà attuali negli
aspetti demografici, economico-sociali, politici e culturali che derivano dal
passato. Descrizioni degli aspetti modernizzatori delle civiltà attuali.
Rilevazione e rappresentazione grafica delle stratificazioni delle durate degli
aspetti delle civiltà attuali. Un questionario per lo studio del passato
remoto.
3. POPOLAMENTO DELLA TERRA, AMBIENTI, CULTURA, MATERIALE
La diffusione dell'uomo sul pianeta Terra. Gli aspetti distributivi della
popolazione nel mondo. Le determinanti ambientali ed alimentari dell'andamento
demografico. Le tecniche, le forme di energia, le culture materiali.
I predetti argomenti vanno tematizzati in periodi esemplari quali, ad
esempio:
a) il periodo dell'ominazione e dell'occupazione di nicchie ecologiche
differenti;
b) il periodo delle rivoluzioni agricole;
c) il periodo della formazione dei grandi imperi;
d) il periodo delle esplorazioni geografiche della prima età moderna;
Le grandi migrazioni.
Analisi, a scopo esemplificativo, di una o alcune delle grandi emigrazioni: dei
popoli indoeuropei, dei popoli germanici, delle popolazioni arabe, delle
popolazioni europee e di quelle africane durante il colonialismo moderno.
4. LE FORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI
ANTICHITÀ
a) Preistoria. Società tribali, ambienti, risorse dal paleolitico al neolitico.
Economie e società di "raccolta". Le prime società agricole.
b) La civilizzazione neolitica. Le città indo-mesopotamiche, cinesi; le città
greche; le città mesoamericane; l'impero romano.
c) Le economie e le società schiavistiche. Modi di produzione. Rapporti di
produzione. La villa. Stratificazione sociale. Guerre, economia, società.
Poteri politici e schiavismo.
MEDIOEVO
d) La società feudale. Signoria fondiaria . Le gerarchie di
funzioni e di potere. Le città europee medievali.
ETÀ MODERNA
e) L'economia-mondo capitalistica. Gerarchie economiche e spaziali. Forme di
produzione e rapporti di produzione. La divisione territoriale del lavoro. Forme
moderne di lavoro schiavistico e coatto. La funzione dello stato moderno. La
funzione delle guerre. Le congiunture.
f) L'antico regime economico e sociale. La vita materiale nelle campagne e nelle
città. Modelli di famiglia. L'economia di sussistenza. I cicli economici e le
crisi cicliche. I privilegi e le libertà di ceti, di corporazioni, di
comunità.
5. LE ORGANIZZAZIONI POLITICHE E GIURIDICHE
ANTICHITÀ
a) La struttura delle città-stato. Forme oligarchiche e forme democratiche di
governo. Cittadini e schiavi. Nascita della politica. Nascita del diritto.
b) L'organizzazione politica e giuridica dell'impero romano. L'organizzazione
delle province. La romanizzazione. Le culture diversificate delle grandi aree
provinciali. Il ruolo della vita cittadina. I ceti dominanti. L'esercito.
MEDIOEVO
c) Le organizzazioni territoriali dell'Europa medievale. Impero, monarchie,
feudi, comuni. Le istituzioni e l'organizzazione dei poteri.
ETÀ MODERNA
d) Le organizzazioni territoriali dell'Europa moderna. Stati nazionali e stati
regionali: particolarismi ed accentramento. Istituzioni e organizzazione dei
poteri.
6. LE VISIONI DEL MONDO
ANTICHITÀ
a) Le religioni delle società arcaiche. Forme e aspetti della creatività
religiosa dell'uomo arcaico. Le rappresentazioni totemiche. L'animismo.
Cerimonie di iniziazione. I miti e i tabù. Il pensiero magico. b) Religioni del
mondo classico. Riti agrari. Riti funerari. Culti pubblici e culti privati.
Religione e famiglia. Religione e guerra. Rapporto tra istituzioni religiose e
istituzioni politiche.
c) Il giudaismo. La Bibbia e gli altri testi religiosi. La diaspora. Tabù
alimentari e digiuno. Prescrizioni rituali. Riti. Norme del diritto e del
costume. Norme morali. Il messianesimo. La concezione del tempo e della storia.
Concezione dei rapporti uomo-donna.
d) Il cristianesimo. Le origini. La chiesa e l'impero universale cristiano.
Vecchio e nuovo testamento. La concezione del tempo e della storia. Concezione
del rapporto uomo-donna.
e) L'induismo. Criteri per stabilire superiorità e inferiorità sociale.
Gerarchia e interdipendenza delle caste. Rapporti tra potere religioso e potere
politico. La concezione della divisione del lavoro.
f) Il buddismo. La concezione del destino dell'uomo e del dolore. Diffusione
missionaria e carattere "universale".
g) Il confucianesimo. L'etica confuciana. Concezione dei rapporti sociali e
regole di comportamento. Concezione della famiglia. Concezione dello stato.
Funzione degli studi nella vita sociale. Il confucianesimo come pratica e
ideologia di governo.
MEDIOEVO
h) L'islamismo. Il rapporto dell'islam con l'ebraismo e il cristianesimo. I riti
e i tabù. Concezione del rapporto uomo-donna. La famiglia. Rapporto tra
religione e diritto. Religione e stato. Religione e guerra. Religione e
istruzione.
ETÀ MODERNA
i) Il protestantesimo. Le differenze tra le diverse riforme. Gli ordinamenti
disciplinari e culturali. L'istituzione matrimoniale e il divorzio. Concezione
dei rapporti uomo-donna. Mentalità religiosa e comportamenti economici.
l) La visione laica. Idea di tolleranza, individualismo, razionalismo, nuove
concezioni scientifiche, utilitarismo, cosmopolitismo.
7. IL MONDO ATTUALE TRA PASSATO E FUTURO
Le continuità, le rotture, le specificità. Le identità come eredità e
differenze. I problemi che hanno radici remote.
II ANNO
8. LE RIVOLUZIONI ALL'INIZIO DELL'ETÀ CONTEMPORANEA
a) Il mondo alla metà del Settecento. L'antico regime europeo. I domini
coloniali europei. Le organizzazioni politiche nel mondo non europeo. Le
religioni e le concezioni scientifiche. I modi di produzione e la cultura
materiale.
b) Rivoluzioni culturali: la rivoluzione scientifica; l'illuminismo, diffusione
di nuovi modelli comportamentali.
c) La rivoluzione americana. La costituzione. Il modello di stato federale.
Istituzioni e diritti politici.
d) La rivoluzione francese.
e) La rivoluzione industriale inglese fra metà '700 e metà '800.
STORIA CONTEMPORANEA
9. LE TRASFORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI NEL MONDO DURANTE L'800
a) Il mondo nella prima metà dell'800. L'eredità del secolo XVIII e delle
rivoluzioni. Permanenze e mutamenti nelle strutture demografiche, tecniche,
produttive, sociali, politiche e culturali.
b) Lo sviluppo industriale nel mondo dell'800. Le congiunture e i tempi
differenziali dell'industrializzazione nel mondo.
c) La società industriale ottocentesca. Ascesa della borghesia e nascita del
mondo borghese. I nuovi soggetti storici: imprenditori e proletariato. Le donne
nel mondo borghese e le donne proletarie. La permanenza dell'aristocrazia e del
mondo contadino. Diritti politici e forme di rappresentanza politica.
d) Formazione di imperi coloniali e modificazioni della carta geopolitica
mondiale. Le civiltà extraeuropee colonizzate. L'economia nell'età
dell'imperialismo.
e) Lo sviluppo industriale italiano e le sue conseguenze. La questione meridionale. L'emigrazione. La società italiana del primo '900.
10. LE TRASFORMAZIONI POLITICHE E SOCIALI IN EUROPA DURANTE L'800
a) I mutamenti politici nel lungo periodo. Nazionalismi e nascita di stati
nazionali. Modelli di regimi politici e di meccanismi elettorali. Il
Risorgimento e la formazione dello stato italiano.
b) I movimenti di opinione, i movimenti sindacali, i movimenti politici nel
lungo periodo. Il conflitto sociale. Il movimento operaio. Il movimento
femminista. Nascita dei partiti di massa.
c) I mutamenti politico-culturali. Le nuove visioni del mondo: liberalismo,
socialismo. Lo sviluppo dell'istruzione. Stampa e opinione pubblica.
11. LA DISSOLUZIONE DELL'ORDINE EUROPEO
a) Il mondo all'inizio del '900. Permanenze e mutamenti nelle strutture
demografiche, produttive, sociali, politiche e culturali.
b) La I guerra mondiale. Novità della guerra: carattere mondiale e di massa; le
nuove tecnologie; espansione dell'intervento dello stato nei confronti
dell'economia e della società.
c) Il mondo del dopoguerra. Il bilancio della guerra: le perdite umane, i costi
economici, i costi sociali. La nuova mappa geopolitica mondiale. Le tensioni
internazionali. La congiuntura economica. I conflitti sociali.
III ANNO
12. LA FORMAZIONE DI REGIMI DITTATORIALI E TOTALITARI IN EUROPA
a) La rivoluzione russa e la formazione del regime socialista sovietico.
Collettivizzazione della terra e sviluppo dell'industria pesante. La nuova
struttura economica e la nuova struttura sociale. Lo stalinismo.
b) Il fascismo. Da movimento a partito a regime dittatoriale. La repressione
delle opposizioni.
c) Il nazismo. Società e stato. Persecuzione delle opposizioni e delle
minoranze etniche. L'"ordine nuovo" nazista. I campi di
sterminio.
13. LE CONGIUNTURE ECONOMICHE TRA LE DUE GUERRE MONDIALI
a) Modelli di economia: economie di mercato, pianificate, miste. Lo sviluppo
economico degli USA.
b) La grande crisi del 1929. Forme di interdipendenza economica nell'economia
mondiale capitalistica. Alcune risposte alla crisi. Il New Deal statunitense. Le
socialdemocrazie scandinave. Le tendenze dell'economia tra il 1929 ed il
1939.
c) L'economia italiana tra le due guerre.
14. LA SECONDA GUERRA MONDIALE
a) Il mondo alla vigilia della II guerra mondiale. Permanenze e mutamenti
rispetto al mondo del primo '900.
b) La II guerra mondiale. L'"ordine nuovo" tedesco e l'"ordine
nuovo" giapponese. Il coinvolgimento delle popolazioni civili. Le ideologie
in conflitto. La resistenza come fenomeno internazionale. Uso bellico
dell'energia nucleare. L'espansione dell'intervento pubblico
sull'economia.
c) Il mondo nel secondo dopoguerra. I costi umani, economici, sociali e
culturali della guerra. Conseguenze politiche della disponibilità bellica
dell'energia atomica. Il bipolarismo, la formazione dei blocchi, l'equilibrio
del terrore e la "guerra fredda".
d) La ripresa economica europea: la ricostruzione e il piano Marshall. Cicli e
congiunture economiche. Le grandi trasformazioni. Interdipendenza planetaria
delle economie nazionali.
15. LA FORMAZIONE DELL' ITALIA REPUBBLICANA
a) La nascita della Repubblica italiana. La Costituzione. I meccanismi
elettorali. Le istituzioni.
b) La ricostruzione e lo sviluppo nel dopoguerra.
Il piano Marshall. Caratteristiche e congiunture dello sviluppo italiano.
c) L'organizzazione politica e lo sviluppo istituzionale. Conflitti sociali e
conquista dello stato sociale. Le congiunture sociali.
16. LE TRASFORMAZIONI GEOPOLITICHE DEL MONDO
a) La decolonizzazione. Neocapitalismo e neocolonialismo. Sviluppo e
sottosviluppo. Formazione dello stato d'Israele e questione palestinese. Nuove
grandi migrazioni.
b) La costruzione dell'unità economica e politica dell'Europa
occidentale.
c) Fine dei regimi socialisti dell'Europa orientale. Fine del bipolarismo. Nuovi
conflitti nazionali.
17. IL FUTURO DEL MONDO
a) Società di massa e nuovi consumi. Il problema della gestione delle risorse
mondiali: questione ambientale, esplosione demografica e limiti dello sviluppo.
b) I nuovi tecnosistemi. Lo sviluppo dei sistemi di comunicazione.
18. UN MODULO DI STORIA SETTORIALE
Uno dei moduli deve essere svolto mediante l'organizzazione di temi di storia
settoriale pertinente a ciascuno degli indirizzi professionali: storia
dell'agricoltura - storia dell'abbigliamento e della moda - storia
dell'industria - storia dell'impresa - storia del commercio - storia
dell'alimentazione - storia dell'editoria e della grafica - storia
dell'assistenza. Tale modulo deve permettere allo studente di riconoscere
l'attinenza della conoscenza storica al campo professionale nel quale può
svolgersi il suo destino biografico e di utilizzare la conoscenza storica allo
scopo di dare più senso all'attività professionale.
INDICAZIONI DIDATTICHE
La tematizzazione
Per ogni tema è stata suggerita un'articolazione in sottotemi allo scopo di
segnalare plausibili rilevanze tematiche. Inoltre la mappa tematica di
riferimento può rendere chiara un'impostazione che tende a contrastare una
caratteristica negativa per l'apprendimento: l'intermittenza tematica derivante
dalla tendenza ad aderire allo svolgimento cronologico di una pluralità di
fatti.
Si suggerisce che lo svolgimento di ogni tema avvenga senza interpolazioni di
altri temi fra i diversi segmenti tematici e periodali in cui esso può essere
suddiviso.
Ad es., le indicazioni sul nazismo suggeriscono che il tema non venga trattato
in più punti distanziati dalle conoscenze di fatti interpolati per esigenze di
rispettare l'avanzamento cronologico, ma propongono di affrontarlo nella sua
intera parabola. In questo caso le conoscenze dei fatti correlati possono essere
oggetto di apprendimento precedente in un'attività strutturata (ad es., la
formazione del regime socialista) oppure possono essere apprese come sottotemi
nella misura funzionale all'esigenza di costruire le mappe presupposte dalla
comprensione del fenomeno nazista.
Le indicazioni, però, non sono né esaustive né immodificabili. Nel rispetto
del criterio di accorpamento tematico l'insegnante può integrare o modificare
la struttura tematica delle conoscenze storiche che intende svolgere.
Il numero complessivo dei temi è eccedente rispetto alle possibilità di
realizzazione: tale eccedenza ha lo scopo di lasciare agli insegnanti margini di
scelta e di manovra nella strutturazione dei moduli. Spetta agli insegnanti,
infatti, la responsabilità della programmazione modulare e la calibrazione del
numero dei temi che compongono ogni modulo in rapporto alle potenzialità di
apprendimento della classe.
L'organizzazione modulare
Le unità tematiche sono state raggruppate secondo un'organizzazione modulare. I
moduli sono da intendersi come sequenze di unità tematiche destinate ad essere
trasformate dagli insegnanti in sequenze di unità didattiche nella loro
programmazione e in sequenze di unità di apprendimento per gli studenti.
La sequenza deve costruire un percorso conoscitivo e formativo integrato,
autonomo, sufficiente, flessibile, ma aperto ad altre integrazioni:
- integrato, in quanto, all'interno del modulo ciascun tema costituisce una
mappa di conoscenze capace di rendere più agevole la comprensione e
l'assimilazione dei temi seguenti;
- autonomo, perché, pre-conoscenze (cioè le conoscenze presupposte) e
conoscenze funzionali al tema centrale sono fornite all'interno del modulo nella
misura funzionale alla comprensione del tema; - sufficiente, nel senso che esso
è impostato allo scopo di far acquisire, "una volta per sempre",
capacità operatorie (di uso di schemi mentali) e abilità operative (a saper
usare strumenti cognitivi) determinate in rapporto con le potenzialità
formatrici delle unità tematiche. All'interno dell'insieme modulare sono
ricorrenti schemi cognitivi, concettualizzazioni e operazioni cognitive
essenziali per l'apprendimento di ciascuna unità conoscitiva;
- flessibile, sul piano didattico, in quanto ciascuna unità tematica potrebbe
essere affrontata con tipi di mediazioni didattiche diverse; - aperto ad altre
integrazioni, in quanto ogni modulo fonda le domande e le motivazioni a portare
oltre la conoscenza del passato.
Lo scopo dell'organizzazione modulare è quello di formare un sapere coerente e
integrato su un'area tematica e di consolidare obiettivi che vengono investiti
ricorrentemente nelle unità della sequenza. Essa consente di economizzare il
tempo di insegnamento in quanto nello svolgimento modulare le prime unità
possono fondare schemi e mappe di conoscenze la cui acquisizione può rendere
più fluido e rapido di lavoro sulle altre unità.
Una unità tematica potrebbe essere trattata modularmente con una sequenza in 6
fasi: a) tematizzazione; b) formazione di pre- conoscenze sul presente; c)
sommario dei mutamenti nel passato; d) grafico temporale con la cronologia dei
fatti essenziali; e) sviluppo di uno o più sottotemi come casi di studio; f)
nesso fra conoscenza del passato e conoscenza del presente.
Per quanto riguarda la programmazione curricolare la sequenza dei temi suggerita
nel programma risponde ad uno dei possibili ordini logici e cognitivi, ma le
strategie didattiche potrebbero essere orientate a concepire sequenze diverse,
altrettanto adeguate a costituire le mappe cognitive concatenate per formare
altri percorsi modulari.
I temi e la cultura storica
Per i periodi dall'antichità all'età moderna i temi sono adatti a far
raggiungere, con un'economia di informazioni, i seguenti obiettivi:
- rendere riconoscibile un periodo,
- far acquisire il senso delle lunghe permanenze,
- far acquisire il senso della complessità delle grandi formazioni storiche
economiche, statali, culturali, - formare un sapere integrato (un sistema di
conoscenze) sui contesti storici.
Lo studio dei processi recenti di formazione del mondo attuale si apre con le
conoscenze sulle rotture rivoluzionarie che inaugurano la nuova età. Esse vanno
innestate sulla conoscenza dei principali caratteri del mondo alla metà del
Settecento da organizzare con modalità descrittive e mediante intensivo ricorso
alla cartografia storica. Per i periodi ottocentesco e novecentesco sono
indicati come portanti alcuni dei temi ai quali viene assegnato il compito di
fare da "focus" per molteplici argomenti.
Nel primo anno prevale la scala del lungo periodo e delle lunghe permanenze
(molte delle quali tuttora persistenti) che è possibile individuare
nell'antichità, nell'età medievale, nell'età moderna. Invece, la scala
temporale del medio e breve periodo prevale per la storia settecentesca,
ottocentesca e novecentesca, poiché la tematizzazione riguarda alcuni dei
processi che hanno plasmato man mano la fisionomia del mondo attuale negli
ultimi due secoli.
Le unità d'avvio e di chiusura dei percorsi di apprendimento
Lo studio si apre con due moduli mirati a fondare il senso dello studio della
storia e a promuovere le motivazioni e i requisiti iniziali. Il modulo di
apertura, diretto ad avviare allo studio della storia, ha la delicata funzione
di creare le condizioni più favorevoli per un bilancio delle competenze
acquisite e delle attitudini cognitive e affettive degli allievi rispetto al
rapporto col passato, col tempo e con la storia insegnata. Il suo scopo è
quello di favorire l'ambientamento degli studenti, la loro favorevole
disposizione allo studio della storia e l'attrezzatura mentale di partenza per
ridurre il disagio dell'apprendimento.
Al modulo di avvio allo studio delle radici remote del mondo attuale è
affidato, invece, l'obiettivo di fondare le conoscenze di base e il questionario
per la motivazione allo studio. Nel loro insieme i due moduli dovrebbero dare il
senso di un approccio nuovo allo studio della storia.
La indicazione dello svolgimento di due unità di apertura va integrata
esplicitamente nella programmazione e non deve essere considerata come attività
facoltativa. Dalla realizzazione delle unità dipende, infatti, la formazione
dell'atteggiamento più conveniente allo studio della storia. Ciascuno dei due
itinerari di studio riguardanti le radici remote e quelle prossime del mondo
attuale si conclude con un modulo sul rapporto tra storia e futuro del mondo.
Esso deve permettere di sperimentare l'utilità delle conoscenze storiche e
delle competenze allo scopo di interpretare i possibili sviluppi della
situazione attuale. Potrebbe essere lo strumento efficace per far acquisire
consapevolezze sulle tendenze future della civiltà e un'attitudine a
interrogarsi su di esse. Ad esso si può assegnare, perciò, lo scopo di
contribuire alla formazione del pensiero temporale incoraggiando l'orientamento
conoscitivo verso il futuro.
I temi di storia preindustriale
Il popolamento
Gli studi delle società preistoriche, dell'antichità, dell'età medievale e
moderna si identificano in gran parte con lo studio degli spostamenti di
popolazioni a fini di insediamento e di conquista. Le migrazioni sono state il
principale strumento del popolamento di continenti e di territori. Occupando
ambienti e nicchie ecologiche differenti gli uomini si sono diversificati ed
hanno creato culture nuove. I movimenti delle popolazioni sono all'origine di
processi di meticciato, di contaminazione, di acculturazione attraverso i quali
le culture si sono diffuse e si sono modificate dalla preistoria in poi. Il
rapporto tra popolazioni e ambienti si è realizzato mediante tecniche e culture
materiali perciò tali aspetti fanno parte integrante del tema che dovrà essere
esplorato mediante cartografia storica e descrizioni dei contesti e dei modi di
vita che in essi si sono sviluppati. All'unità sono assegnati gli scopi della
conoscenza delle fasi del popolamento della terra e delle sue modalità, la
comprensione dell'interdipendenza fra il numero degli uomini, gli ambienti, le
tecniche, la consapevolezza delle questioni demografiche.
Le formazioni economiche e sociali e le organizzazioni politiche e giuridiche
Lo studio delle forme che diverse società hanno dato per lunghi periodi alle
strutture economiche, sociali e politiche deve provvedere gli studenti non solo
delle conoscenze dei processi di formazione che possono rinviare alle radici
delle forme attuali ma anche di griglie concettuali e di modellizzazioni
indirizzate alla loro comprensione più profonda mediante l'applicazione di
schemi cognitivi adatti alla comparazione.
I temi indicati come visioni del mondo
In coerenza con lo scopo di far conoscere le strutture delle formazioni
economiche sociali, si deve proporre lo scopo di far conoscere gli schemi
mentali che sono anch'essi elementi costitutivi di lunga permanenza delle
formazioni economiche sociali: l'insieme delle concezioni che influenzano non
solo i rapporti col sovrannaturale e i modi di organizzarli in riti e in quadri
istituzionali, ma anche la maniera di modellare pratiche sociali, i rapporti
uomo-donna, i rapporti con la natura, le concezioni del corpo, i rapporti tra
sfera religiosa e sfera politica, l'istituzione matrimoniale, i rapporti tra
popoli, la guerra, la concezione dei rapporti economici, la concezione del
lavoro, della funzione della donna e del bambino, le norme morali che ne
derivano...
Il complesso di tali elementi viene qui designato come visione del mondo (con
altro termine, si potrebbe chiamare mentalità collettiva). "Ogni civiltà
trae luce dalla visione del mondo che adotta e fa propria". "In ogni
età una certa rappresentazione del mondo e delle cose, una mentalità
collettiva e predominante, anima e permea l'intera massa della società. Questa
mentalità, che ispira gli atteggiamenti, orienta le scelte, rafforza i
pregiudizi, indirizza i movimenti della società, è un fenomeno peculiare di
civiltà" (F. Braudel, Il mondo attuale, vol. I Le civiltà extraeuropee,
Torino 1966, p. 40). Della visione del mondo così concepita la religione
dominante è la principale plasmatrice anche se in concorrenza con altre fonti
di formazione di schemi mentali. "Da questo punto di vista, la religione è
l'elemento più forte nel cuore delle civiltà: è contemporaneamente il loro
passato e il loro presente. Questo è valido, sia detto innanzitutto, per le
civiltà non europee" (Braudel, cit.)
Accanto alle visioni religiose del mondo e in dialettica con loro emerge una
visione laica che è all'origine di processi di mutamenti mentali tuttora in
corso: il suo studio è essenziale per la comprensione della pluralità di
concezioni in concorrenza nel mondo attuale.
La mediazione didattica
Occorre mettersi nella prospettiva di un insegnamento capace di:
- attivare continuamente l'operatività degli studenti;
- organizzare le loro operazioni di apprendimento; - tenere sotto costante
osservazione e valutazione formativa i risultati, le difficoltà, il disagio,
l'adesione degli studenti...;
- formare un sapere come insieme di conoscenze correlate;
- formare le capacità a saper pensare secondo le modalità del pensiero
storico. In questa prospettiva i modi, le forme, gli strumenti della mediazione
didattica devono essere applicati in modo da incidere in tre direzioni:
1) allo scopo di rendere più abbordabili i testi;
2) allo scopo di attrezzare gli studenti ai compiti dell'apprendimento;
3) allo scopo di guidare l'apprendimento lungo un percorso di operazioni
cognitive e di applicazioni operative.
I testi vanno analizzati, smontati nei loro elementi costitutivi e ristrutturati
per ottenere il grado di leggibilità più adatto agli allievi ai quali essi
vengono proposti.
Sulla base dell'analisi dei testi vanno individuate le conoscenze extratestuali
e le capacità operatorie che la comprensione dei testi presuppone: esse vanno
formate in anticipo rispetto ai compiti dell'apprendimento.
Affinché la comprensione si realizzi al meglio e affinché nell'apprendimento
si sviluppino le capacità cognitive e le abilità operative, i compiti
dell'apprendimento vanno strutturati mediante trafile di opportuni esercizi da
far eseguire sui testi.
Perciò agli insegnanti è raccomandato:
1) un largo ricorso agli strumenti della mediazione quali schemi e immagini da
proiettare con lavagna luminosa, immagini diapositive, videoregistrazioni, in
modo che l'oralità della comunicazione sia integrata e sostenuta e ritmata da
mezzi visivi;
2) il perseguimento di un ampio impiego, da parte degli studenti, di strumenti
operativi quali i diagrammi ad albero, le tabelle, i diagrammi concettuali, gli
schemi di spiegazione, e - in modo particolare ed intensivo - i diagrammi
temporali e le carte di contemporaneità.
Insegnare ad apprendere
L'abitudine al lavoro di costruzione del sapere storico autonomo e responsabile
è uno degli obiettivi importanti dell'insegnamento della storia: perseguirlo
richiede che l'insegnante abitui ciascun allievo a padroneggiare le tecniche e
le abilità di studio più adatte alle conoscenze storiche. La trasformazione
dei testi mediante schemi ad albero, diagrammi di flusso, diagrammi testuali e
concettuali, tabelle a doppia entrata, diagrammi temporali, carte di
contemporaneità, schedature tematiche, riscritture... è l'attività che
richiede l'esercizio di abilità operatorie di largo spettro e la riflessione
degli allievi sugli aspetti metacognitivi del loro studio. Le competenze
costruite mediante le operazioni suddette oltrepassano il quadro di applicazione
scolastico in quanto, una volta sviluppate, sono una dotazione che può essere
utilizzata anche nelle occorrenze della vita adulta.
La formazione del pensiero temporale
La storia è la disciplina che si connota per l'inevitabile strutturazione
temporale delle conoscenze che la compongono. Essa fornisce il terreno più
consono allo sviluppo delle coordinate temporali degli studenti. Essa riesce a
potenziare le capacità di comprensione della realtà a condizione che diventi
l'ambito disciplinare utile allo sviluppo delle capacità di organizzare
temporalmente le informazioni e di analizzare le strutture temporali date. La
coordinazione temporale dei fenomeni e l'analisi dei loro rapporti temporali
allo scopo sia della ricostruzione dei fatti sia della spiegazione sono le
attività cognitive basilari per comprendere i mutamenti e il rapporto
presente-passato. La capacità di analisi e di critica della struttura temporale
dei testi è a fondamento della capacità di critica dei discorsi sul
passato.
Per tali motivi la formazione del pensiero temporale deve costituire lo sfondo
integratore di tutte le disparate unità tematiche e gli obiettivi della
formazione temporale devono essere inclusi in ogni programmazione e in
riferimento ad ogni unità didattica. Il pensiero temporale si manifesta
rispetto ai testi mediante operazioni di riconoscimento di ordinamenti delle
informazioni secondo le modalità denominate di volta in volta successione,
contemporaneità, periodo, durata, ciclo, congiuntura, periodizzazione, lunga
durata, passato, presente.
Gli strumenti per rendere operativi gli organizzatori temporali degli studenti e
per stimolarne lo sviluppo sono le rappresentazioni grafiche delle strutture
temporali delle informazioni (cronogrammi e carte di contemporaneità): esse
devono essere costruite ricorrentemente e intensivamente.
In nessun caso ci si può contentare solo della padronanza linguistica della
terminologia temporale.
I diagrammi temporali
Il mezzo principale di costruzione delle coordinate temporali e dell'analisi dei
testi e delle conoscenze storiche è l'uso dei diagrammi temporali e delle mappe
di contemporaneità. Intese come rappresentazioni abbreviate e sinottiche di
informazioni che sono sequenzializzate e sparpagliate in porzioni di testo, esse
servono a dare lo schema della struttura temporale, a riorganizzare informazioni
connettibili ma lontane nel testo, a sistemare organicamente le conoscenze
apprese in diversi tempi scolastici. La efficacia formativa dell'uso dei
diagrammi temporali si dispiega solo a due condizioni: 1) che siano gli allievi
a costruire i diagrammi e a farne l'analisi; 2) che la costruzione e l'uso siano
metodici, ricorrenti, regolari fino a diventare abitudinari nello stile
cognitivo di ciascun studente.
La realizzazione di una didattica imperniata sull'uso dei diagrammi temporali
esige che agli allievi siano insegnate le abilità di costruzione dei diagrammi
e chiariti gli scopi del loro uso.
Il pensiero spaziale nella formazione storica
Lo spazio è, come il tempo, "un operatore soggettivo. Ciò che chiamiamo
spazio geografico è un insieme di operazioni logiche che la nostra mente compie
per dare un ordine agli oggetti che percepiamo sulla superficie della terra e su
cui eventualmente operiamo" (V. Vagaggini, Le nuove geografie, Herodote,
Genova-Ivrea, 1982). L'applicazione del pensiero spaziale alla comprensione dei
fatti storici consiste nel dare rilievo e significato sia alla localizzazione e
alle relazioni spaziali fra i diversi fatti che compongono il fatto storico
tematizzato sia al rapporto fra soggetti, fatti e contesti ambientali: perciò,
comprendere che tali elementi sono indispensabili alla ricostruzione dei fatti e
alla loro spiegazione deve essere considerato un traguardo importante della
formazione storica.
Il rapporto presente/passato
Conviene che ogni insieme modulare si apra con una partenza dal presente e si
chiuda con un ritorno al presente.
Partire dal presente vuol dire formare conoscenze su aspetti del mondo attuale
che costituiscano, da una parte, alcune delle conoscenze presupposte nel testo,
dall'altra, la base del questionario da rivolgere allo studio del passato.
Ripristinando il senso della tensione cognitiva così come si pone nella ricerca
storica, la partenza dal presente agevola la comprensione del testo, motiva allo
studio della conoscenza storica, rende percepibile la correlazione tra conoscenza
del passato e conoscenza del presente.
Il ritorno al presente implica che il sapere appreso, le capacità operatorie e
le abilità operative sviluppate nello studio vengano messi in gioco allo scopo
di rendere più efficace la comprensione di aspetti del mondo attuale. La
evidenziazione dei rapporti presente/passato e la utilizzazione della conoscenza
storica allo scopo di compiere operazioni di comprensione della realtà attuale
è un modo per assicurare la costanza dell'interesse e per provare l'utilità
della storia.
La formazione della cultura storica
Oltre alle capacità operatorie e alle abilità operative l'insegnamento deve
mirare alla formazione di una cultura storica formato da un complesso di
ricostruzioni di fatti, di problematizzazioni, di spiegazioni. Di essa fanno
parte integrante la padronanza di concetti interpretativi e quella del
linguaggio storiografico.
Il sapere
Non è tanto importante aumentare il volume globale delle conoscenze da far
apprendere, quanto, piuttosto, identificare le conoscenze che permettono di
formare un reticolo di mappe cognitive capace di coprire l'essenziale degli
aspetti del mondo attuale nei suoi rapporti con la storia.
Il sistema di conoscenze non è creato con espedienti narrativi deputati a
creare una finzione di continuità cronologica, ma con raccordi che si impongono
sul piano cognitivo: connessioni e integrazioni concettuali, comparazioni,
schemi concettuali che si trasferiscono da una conoscenza all'altra.
La formazione dei concetti interpretativi
È parte costitutiva notevole delle conoscenze storiche l'uso di concetti
interpretativi che sintetizzano un grande volume di informazioni, di
significati, di valutazioni e di schemi cognitivi. Essi non possono essere
ridotti ad una definizione lessicale. Essi devono essere acquisiti in modo da
rendere immuni gli studenti dal pericolo di anacronismo nel loro uso e da
renderli capaci di critica dell'uso altrui. Si raccomanda di far operare gli
studenti con una schedatura che agevoli lo sviluppo dei concetti storicizzati,
cioè resi pertinenti ai diversi contesti storici, e la rilevazione degli
elementi costanti e di quelli differenziatori nei concetti che vengono applicati
a molteplici contesti.
L'educazione al linguaggio storiografico e l'educazione linguistica
Poiché l'apprendimento viene guidato attraverso operazioni sul testo,
l'insegnante può mirare obiettivi che appartengono sia al campo della
formazione storica sia a quello della formazione delle competenze linguistiche.
Essi possono essere formulati in termini generali nel modo seguente:
1) consapevolezza del carattere testuale delle conoscenze storiche;
2) miglioramento della competenza a decodificare la struttura temporale dei
discorsi e a strutturare temporalmente discorsi sul passato;
3) consapevolezza delle ambiguità del linguaggio storiografico;
4) arricchimento della terminologia.
Il primo obiettivo comporta che si sviluppi la capacità di misurare i gradi di
validità di un discorso sul passato non solo sulla base della validità degli
elementi fattuali utilizzati ma anche sulla tenuta logica della struttura del
testo.
Il secondo obiettivo implica il trasferimento delle competenze temporali formate
in campo storiografico al campo della comprensione e della costruzione di testi
linguistici d'altro genere.
Il terzo obiettivo implica che la comprensione profonda e specifica della
conoscenza storica si costruisca sull'attribuzione alle parole di significati
pertinenti ai contesti.
Gli ultimi due obiettivi comportano sia la capacità di aderire meglio al senso
dei testi della civiltà letteraria del passato sia quella di comprendere i
testi che rappresentano aspetti del mondo attuale.
La ricerca storico-didattica
La formazione delle strutture di pensiero di tipo storico può intensificarsi
mediante l'impegno degli studenti in ricerche storico-didattiche che comportino
l'esperienza di costruzione di conoscenze storiche da integrare a quella di
studio e comprensione delle costruzioni altrui.
La ricerca è l'attività didattica meglio calibrata per il raggiungimento di
obiettivi non perseguibili altrettanto bene con lo studio:
1) lo sviluppo delle capacità inferenziali nella lettura delle fonti;
2) l'applicazione di organizzatori e schemi cognitivi in funzione di
elaborazione di informazioni di base;
3) la conoscenza delle procedure metodologiche;
4) la consapevolezza della storicità del territorio in cui la scuola è
ambientata.
Esperienze di ricerca storico-didattica possono realizzarsi compatibilmente con
lo svolgimento dell'insegnamento delle conoscenze, poiché c'è la possibilità
di creare le condizioni appropriate:
a) l'adozione di un modello di ricerca che semplifichi le operazioni e riduca i
tempi di lavoro scolastico;
b) la disposizione di materiali preventivamente strutturati e correttamente
dimensionati
Per essere motivanti, abbordabili, dimensionabili opportunamente, i temi delle
ricerche devono riguardare aspetti della storia locale e/o della storia del
settore di attività nel cui ambito gli studenti vanno acquisendo la formazione
professionale (storia dell'agricoltura, storia dell'alimentazione, storia della
tecnologia, storia dell'abbigliamento ecc.).
La storia locale
La storia locale è un campo tematico molto conveniente per far concepire agli
studenti il rapporto fra processi storici locali e processi storici generali e
per far percepire che i soggetti sono implicati in molteplici storie: perciò è
opportuno che almeno uno dei temi della programmazione annuale sia svolto in
rapporto col passato del territorio nel quale vivono gli studenti.
La storia settoriale
Dare la percezione che il settore di attività al quale gli studenti si dedicano
è dentro la storia e che studiarne il passato è una chiave per percepire se
stessi come soggetti della storia può essere, invece, il motivo per impostare
uno dei moduli sulla storia settoriale. Esso permette di stabilire relazioni
concettuali tra i campi di studio professionalizzanti e la storia in modo che le
mappe concettuali apprese in quei campi possano essere utilizzati nella
comprensione delle conoscenze storiche. Inoltre permette di dare spessore
temporale e concettuale allo sviluppo del campo professionale e di porlo in
prospettiva.
La valutazione
Al raggiungimento degli scopi dell'insegnare ad apprendere, dello sviluppo delle
competenze cognitive degli studenti, del miglioramento degli schemi concettuali
e della comprensione delle conoscenze storiche possono concorrere anche
atteggiamenti e pratiche valutative degli insegnanti. Essa perciò deve essere
considerata non come un'attività esterna e posteriore ai processi di
apprendimento, ma come una delle risorse della mediazione didattica.
Le pratiche valutative devono essere ricorrenti e formative: volte non solo a
conoscere i livelli di profitto, ma pure a comprendere gli stili cognitivi dello
studente, a rilevare le risorse malamente sfruttate, a individuare le origini
delle sue difficoltà di apprendimento, le ragioni della sua mancanza di
motivazione, le carenze di capacità operatorie, di abilità operative, di
abilità di studio. Intese nel modo detto, le pratiche valutative possono
fornire elementi di conoscenza dei bisogni cognitivi e affettivi del singolo
studente e della classe e possono essere alla base di interventi didattici volti
a soddisfare i bisogni rilevati.
Esse, perciò, non devono limitarsi a uno o due momenti di un quadrimestre e
devono realizzarsi mediante un'ampia gamma di strumenti: interrogazioni
dialogate; test oggettivi da usare secondo scopi valutativi diversi;
composizioni scritte di differente struttura su parole-chiave; osservazioni
dello svolgimento di esercizi e dell'uso di strumenti operativi; questionari che
richiedano di compiere sul testo determinate operazioni mentali secondo le
procedure operative apprese (selezione, tabulazione, rappresentazione grafica di
relazioni...), costruzione di cronogrammi, modelli, mappe; prove sulla
tematizzazione e gerarchizzazione; costruzione sulle competenze metacognitive...
Tale elenco va tenuto presente anche nella preparazione delle prove finali
dell'esame di qualifica.
PROGRAMMA DI STORIA PER IL BIENNIO POST-QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
Premessa
Il biennio terminale dell'istruzione professionale si conclude con il diploma di
maturità di indirizzo e un attestato di professionalità che certificano il
possesso di un sapere unitario nei fondamenti scientifici e metodologici e
adattabile sia ad ogni situazione produttiva, sia ad ogni inserimento di nuovi
saperi. Il biennio postqualifica è frequentato da soggetti che sono nella fase
finale dell'adolescenza e sono proiettati verso l'ingresso nella piena
cittadinanza politica e verso il mondo professionale oppure verso gli studi
universitari. Infatti il diploma di maturità rende possibile l'iscrizione ai
corsi di laurea.
In tale contesto lo studio della storia deve contribuire alla definizione del
profilo professionale, alla crescita del sapere e allo sviluppo della maturità
intellettuale.
Gli studenti che affrontano il corso di specializzazione professionale hanno
seguito un corso di storia generale nella scuola secondaria obbligatoria, nel
triennio di qualifica hanno proseguito un corso indirizzato, nel primo anno,
all'approfondimento di grandi tematiche di storia antica, medievale e moderna e
concentrato, negli anni seguenti, sull'età contemporanea È presumibile che
abbiano acquisito una conoscenza a grandi linee della storia generale, delle sue
periodizzazioni, di alcuni dei fatti storiografici più rilevanti per il
divenire dell'umanità europea. È presumibile anche che il corso di studi
precedente abbia prodotto le competenze e le abilità di base raccomandate come
obiettivi nel programma triennale: capacità di applicazione degli organizzatori
temporali semplici, consapevolezza della struttura dei fatti storiografici,
abilità alla produzione e alla lettura di grafici temporali, di carte, di
schemi, capacità di tematizzare le informazioni di un testo ... Conviene dunque
differenziare il corso di storia del biennio terminale in ordine al
conseguimento di due fini: 1) dare alla storia l'opportunità di contribuire
alla riflessione sul campo professionale; 2) approfondire la riflessione
metodologica e l'uso della conoscenza storica...
Alle esigenze di caratterizzare l'ultimo ciclo di studi storici si può dare
risposta soddisfacente a due condizioni: 1) che la tematizzazione storica sia
riferita ai campi professionali e che la storia divenga storia settoriale
pertinente a ciascuno degli indirizzi professionali; 2) che l'insegnamento ponga
particolare cura allo studio della problematizzazione e della spiegazione dei
fatti storiografici.
1. Settori e indirizzi professionali e storia settoriale
La formazione professionale si realizza nei tre grandi settori
"agricoltura, artigianato e industria, servizi". I tre grandi settori
si suddividono in vari indirizzi (agrario, abbigliamento e moda, edile, chimico,
elettrico ed elettronico, economico aziendale, turistico, alberghiero e della
ristorazione, grafica pubblicitaria, servizi sociali), a ciascuno dei quali può
corrispondere una storia settoriale: dalla storia dell'agricoltura alla storia
dell'abbigliamento e della moda, dalla storia dell'industria alla storia del
commercio, o dell'alimentazione, o dell'editoria e della grafica ecc.
Le potenzialità formative delle storie settoriali
L'individuazione della storia settoriale come asse di organizzazione
dell'insegnamento-apprendimento della storia nel biennio terminale può avere i
seguenti vantaggi:
1. rinnova le motivazioni allo studio della storia, in quanto i contenuti non
appaiono ripetitivi dei contenuti dei cicli precedenti;
2. permette di riconoscere l'utilità delle conoscenze storiche già acquisite
per costituire lo sfondo di contestualizzazione generale per i fatti della
storia generale tematizzati;
3. permette di riconoscere l'attinenza della conoscenza storica al campo
professionale nel quale può svolgersi il destino biografico dello
studente;
4. permette di stabilire relazioni concettuali tra i campi di studio
professionalizzanti e la storia in modo che le mappe concettuali apprese in quei
campi possano essere utilizzati nella comprensione delle conoscenze storiche;
5. permette di utilizzare la conoscenza storica allo scopo di dare più senso
all'attività professionale; 6. permette di dare spessore temporale e
concettuale allo sviluppo del campo professionale e di porlo in prospettiva. Per
tali ragioni la conoscenza della storia dell'attività pertinente al settore e
all'indirizzo può contribuire alla formazione del profilo professionale in
quanto fornisce un punto di prospettiva, argomenti, concetti, informazioni,
modelli di conoscenza che possono essere utilizzati dal tecnico specializzato
nelle sue comunicazioni sociali e professionali.
2. Problematizzazione e spiegazione storica come elementi caratterizzanti
L'insegnamento della storia nel biennio terminale si caratterizza, anche in
quanto è teso a organizzare le conoscenze in modo da formare negli studenti le
competenze alla problematizzazione e alla spiegazione dei fatti storici,
all'analisi delle interpretazioni, al metodo comparativo, al lavoro analitico
sui testi storiografici.
Molta importanza assume il confronto delle interpretazioni differenti allo scopo
di coglierne la logica di funzionamento, la struttura, il rapporto tra teorie,
ricostruzioni, spiegazioni.
In relazione con tali orientamenti un obiettivo linguistico a cui l'insegnamento
storico del biennio terminale può dare contributi specifici è quello della
padronanza procedurale della produzione dei testi argomentativi.
FINALITÀ
1. Sviluppare la consapevolezza che la crescita delle conoscenze, delle
competenze cognitive e delle abilità operative specifiche della storia è in
funzione delle procedure e delle operazioni di studio e di apprendimento che lo
studente mette in atto.
2. Sviluppare la consapevolezza che ogni conoscenza storica è una costruzione
alla cui origine ci sono processi di produzione nei quali lo storico vaglia e
seleziona le fonti, interpreta, seleziona e ordina le informazioni secondo
riferimenti ideologici e secondo la propria attrezzatura di strumenti
intellettuali.
3. Consolidare l'attitudine a problematizzare e spiegare tenendo conto delle
dimensioni e delle relazioni temporali e spaziali dei fatti.
4. Affinare la capacità di individuare le differenze e le analogie, nel tempo e
nello spazio, tra storie del medesimo settore di attività umane.
5. Sviluppare la consapevolezza dei nessi molteplici tra storia settoriale e
storia generale.
6. Analizzare i rapporti tra conoscenza del presente e conoscenza del passato e
viceversa, e sviluppare le capacità di applicazione delle conoscenze del
passato per la comprensione del presente.
7. Sviluppare la consapevolezza che l'efficacia delle azioni e delle decisioni
nel presente è connessa con la capacità di problematizzare il passato e di
metterlo in rapporto col presente.
8. Sviluppare la consapevolezza che le decisioni e le scelte relative al campo
professionale sono in relazione con la storia del settore.
9. Riconoscere, analizzare e valutare gli usi sociali e politici delle
conoscenze storiche e della memoria collettiva.
10. Analizzare la complessità delle ricostruzioni dei fatti storici e delle
interpretazioni storiche attraverso l'individuazione: a) delle connessioni tra
le serie informative, b) dei rapporti tra fatti e contesti, c) dei rapporti tra
particolare e generale e d) tra teorie e organizzazione dei fatti e delle
spiegazioni.
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
Tutti gli obiettivi del precedente ciclo di studi storici restano validi e
dovranno essere consolidati nel biennio terminale.
Se ne accentuano alcuni in rapporto con i nuovi contenuti e con la fase di
sviluppo cognitivo adolescenziale.
Lo studente alla fine del biennio di specializzazione dovrà essere in grado
di:
1. usare alcuni strumenti del lavoro storico: cronologie, tavole sinottiche,
atlanti;
2. produrre e leggere le trasposizioni grafiche dei testi quali sono i diagrammi
temporali, gli schemi ad albero, gli schemi a stella, le mappe di
contemporaneità,...;
3. produrre, leggere, comprendere i diagrammi di flusso dotati di struttura
temporale oppure quelli non temporalizzati per schematizzare problemi e
spiegazioni;
4. adoperare concetti interpretativi e termini storici in rapporto con gli
specifici contesti storici;
5. padroneggiare gli strumenti concettuali che servono per organizzare
temporalmente le conoscenze storiche più complesse: congiuntura, ciclo,
periodizzazione, lunga durata, breve periodo, lungo periodo;
6. padroneggiare gli strumenti concettuali interpretativi che servono per
individuare e descrivere persistenze e mutamenti, quali, ad esempio,
continuità/discontinuità, innovazione, cesura, rivoluzione, restaurazione,
trasformazione, decadenza, crisi, progresso, struttura, evento, conflitto,
transizione, stagnazione, recessione, tendenza, dinamica...;
7. saper formulare problemi rispetto a fenomeni storici;
8. utilizzare procedimenti di spiegazione di fatti storiografici complessi;
9. usare modelli appropriati per inquadrare, comparare, periodizzare fenomeni
storici locali, regionali, continentali, planetari connessi con la storia
settoriale;
10. individuare le molteplici modalità con le quali i fatti storici del settore
si collegano con i fatti della storia politica, culturale, mentale...;
11. utilizzare conoscenze e competenze acquisite nel corso degli studi per
tematizzare e strutturare la molteplicità delle informazioni sul presente
dimostrando di conoscere le procedure che riguardano l'interrogazione,
l'interpretazione e la valutazione delle fonti;
12. distinguere le diverse funzioni sociali delle rievocazioni del passato in
ambito civile, in ambito ideologico, in ambito storiografico, in ambito
artistico;
13. costruire testi argomentativi a sostegno della formulazione di problemi e di
spiegazioni relativi a fatti storici
14. costruire testi argomentativi a sostegno o contro le analogie storiche usate
nei discorsi di interpretazione di fenomeni del presente.
Contenuti
Data la molteplicità delle storie e date le differenze di periodizzazione e di
rilevanze tematiche tra le diverse storie settoriali è inevitabile che le
indicazioni contenutistiche siano generiche e che sia attribuita all'insegnante
la responsabilità della individuazione dei temi rilevanti storiograficamente e
didatticamente nella specifica storia settoriale al fine di svolgere ogni anno
cinque moduli secondo la seguente scansione temporale:
IV ANNO
Cinque moduli i cui temi devono essere attinenti all'ambito della storia antica,
della storia medievale e della storia moderna.
V ANNO
Cinque moduli i cui temi devono essere attinenti ai secoli XVIII-XX.
Tale scansione non segnala, però, una barriera prescritta per la programmazione
modulare. Infatti sono organizzabili moduli che possono avere temporalità
proprie e coprire in parte o totalmente i due periodi.
Indicazioni didattiche
Tematizzazione, problematizzazione, spiegazione
La focalizzazione e l'articolazione modulare del campo tematico è compito dell'insegnante
Storia delle tecniche, storia economica, storia del lavoro e storia sociale sono
le quattro serie che si possono incrociare in una storia settoriale ben
strutturata. Se la tematizzazione delle unità di apprendimento riesce a
salvaguardare tale intreccio lo studio della storia settoriale può esplicare
più efficaci funzioni formative del pensiero storico.
Testi, insegnamento e apprendimento vanno impostati in modo che il lavoro
converga sulla problematizzazione, sulla spiegazione e sull'argomentazione.
Programmazione modulare e moduli di apprendimento
La programmazione deve essere impostata secondo una logica modulare. La
trattazione dei fatti storici va strutturata in moduli ciascuno dei quali
corrisponde ad un itinerario di apprendimento. La struttura delle unità di
apprendimento deve essere modulare.
I testi di riferimento per la composizione dei moduli vanno cercati tra i testi
storiografici: testi di storia generale del settore e/o testi monografici sui
fatti tematizzati. Tali testi devono essere trasportati in moduli strutturati
didatticamente
I moduli di apprendimento sono da intendersi come sequenze di temi e di testi
adeguatamente organizzati e attrezzati con esercizi allo scopo di far compiere
agli studenti il percorso di costruzione di una conoscenza storica compiuta e
autosufficiente e, tuttavia, disponibile per entrare nel dispositivo modulare
più ampio della programmazione annuale. Il modulo deve avere un nucleo tematico
organizzatore rispetto al quale sia possibile articolare temi, sequenze di testi
e progressione delle operazioni cognitive degli studenti.
Il materiale per ogni modulo comprenderà:
- la lista degli obiettivi specifici di conoscenze, di competenze cognitive e di
abilità;
- una serie di testi opportunamente montati in funzione delle conoscenze da far
costruire attraverso i processi di apprendimento;
- testi che rendano significative le conoscenze attraverso la possibilità di
attivare il rapporto tra conoscenza del passato e conoscenza del presente;
- consegne per le operazioni che gli studenti devono compiere sui testi;
- consegne per elaborazione di testi parziali o ricapitolativi di varia
tipologia;
- indicazioni per una prova di verifica sommativa.
Storia settoriale e storia locale
In ciascun anno uno dei moduli deve tematizzare un fatto relativo alla storia
locale (a scala regionale o a scale spaziali inferiori). La conoscenza della
storia del territorio ha potenzialità formative che vanno sfruttate anche
svolgendo temi di storia settoriale. Infatti essa può:
- cooperare a costruire il senso di identità sociale dei giovani e contribuire
alla formazione civica dei futuri cittadini;
- sviluppare atteggiamenti di comprensione delle differenze di storie e di
identità come ricchezze e risorse delle società umane;
- stimolare l'uso sociale della conoscenza storica.
La storia settoriale locale può essere realizzata mediante la trasposizione di
testi storiografici in testi didattici oppure mediante la trasposizione delle
procedure della ricerca storiografica grazie all'uso di insiemi di fonti. Spetta
all'insegnante scegliere ogni anno la modalità.
Moduli fondati sull'uso delle fonti
In ciascun anno uno dei moduli deve consistere in un insieme di fonti
strutturato in modo da permettere agli studenti di misurarsi con i problemi
della costruzione della conoscenza storica mediante l'uso prevalente di fonti
e di fare l'esperienza delle procedure del lavoro storiografico.
Lettura di un testo storiografico
Uno dei moduli dell'ultimo anno può consistere nella strutturazione di una
lettura di un breve testo storiografico esperto. La esperienza della lettura
guidata dovrebbe stimolare gli studenti a mettere a frutto le competenze
sviluppate nel corso degli studi precedenti e a fondare il gusto per letture
storiografiche autonome.
Moduli e sistema di conoscenze
Tra i cinque moduli di ciascun anno o tra i dieci moduli complessivi può essere
stabilito un nesso che conferisca alla trattazione di più moduli il carattere
di sistema strutturato di conoscenze storiche.
Tali nessi non vanno cercati nella trama narrativa. L'insegnante non deve porsi
l'obiettivo di una ricostruzione cronologica illusoriamente completa della
storia del settore. Il legame tra i diversi moduli può essere stabilito in vari
modi:
a) sottoforma di ricorrenza della tematizzazione di fondo in modo da costituire
filoni tematici (ad es. la storia delle tecniche nella storia agraria...)
b) sottoforma di sviluppo di una concettualizzazione;
c) grazie al rapporto tra conoscenze di contesti e conoscenze di processi;
d) grazie all'impostazione comparativa per storie relative a spazi diversi...
Programmare i moduli in modo che si formino dei sistemi di coscienza appaga sia
l'esigenza di rendere possibile il trascinamento delle acquisizioni concettuali
conseguite con un modulo nei moduli successivi sia l'esigenza di accumulo delle
conoscenze.
La connessione sistematica tra i moduli può dare accesso ad una visione nuova
della storia generale già studiata.
La mediazione didattica
La mediazione didattica, la scelta dei materiali che comporranno i moduli e la
loro organizzazione dovranno favorire lo sviluppo delle abilità di studio
adatte all'apprendimento storico e la presa di conoscenza metacognitiva degli
studenti. A questo scopo può essere di grande efficacia che gli studenti
costruiscano la documentazione del processo di apprendimento mediante la
redazione di un quaderno in cui vengano registrati gli esiti degli esercizi
prescritti nel modulo. Il quaderno può agevolare lo sviluppo della
consapevolezza che la conoscenza storica si realizza mediante proprie tecniche
di discorso ed è controllabile attraverso l'analisi del testo storico.
I. L'insegnante deve curare la interazione verbale con gli studenti in modo da
stimolare la manifestazione delle preconoscenze, delle preconcezioni, del
senso comune storico, delle capacità cognitive degli studenti e in modo da
favorire la costituzione della classe come comunità di apprendimento. Per
questi scopi è importante acquisire inizialmente la conoscenza degli stili
cognitivi degli studenti, dei livelli di gradimento per la storia, degli
ostacoli e delle difficoltà affettive e cognitive che gli studenti incontrano
nello studio.
II. È importante che la utilità cognitiva dello studio della storia sia
dimostrata. Perciò in ogni modulo deve essere reso evidente il rapporto tra
bisogni cognitivi rispetto al presente e possibilità di trovare nella
conoscenza del passato alcuni elementi di risposta. La evidenza del rapporto tra
le due conoscenze può favorire sia l'insorgere delle motivazioni e
dell'interesse negli studenti sia la consapevolezza che la tensione cognitiva
che si stabilisce tra presente e passato è parte integrante del metodo storico.
III È importante che i moduli siano strutturati in modo da costituire una
palestra per l'esercizio delle operazioni cognitive degli studenti. Situandosi
nella parte terminale degli studi, le operazioni che dovranno essere
maggiormente curate sono quelle della definizione del "nodo
problematico", della spiegazione, della formazione di concetti e
dell'argomentazione. Contestualmente con tali operazioni dovrà essere
sviluppata, da una parte, la comprensione che ogni conoscenza storica è
caratterizzata dalla struttura temporale, dall'altra, la capacità degli
studenti di dare organizzazione temporale alle informazioni connettendole in
tessuti discorsivi. A questo scopo è doveroso abituare gli studenti a
evidenziare le strutture temporali mediante la trasposizione delle
informazioni (articolate per serie tematiche) in diagrammi temporali che, da una
parte, rivelano la tessitura temporale dei fatti e permettono la comprensione e
la critica dell'adeguatezza dei testi, dall'altra, costituiscono il riferimento
per la comprensione e la critica dei modelli di spiegazione, dall'altra, infine,
sono la base per la produzione di testi dotati di struttura temporale adeguata
IV. Favorevole alla formazione di capacità analitiche e critiche e della
coscienza delle peculiarità del metodo storico può risultare il ricorso
frequente per quanto sia possibile alle comparazioni: comparazione tra
ricostruzioni, comparazione tra gli schemi di spiegazioni mediante l'analisi dei
testi ricostruttivi ed esplicativi.
Operatività e strumenti operativi
La didattica così configurata si realizza con l'uso di una strumentazione di
supporto articolata e accessibile (carte geografiche, tabelle cronologiche e
sinottiche, materiali iconici, lavagna luminosa, materia- le informatico,
diagrammi temporali ecc.) in modo da costituire un laboratorio di storia (da
realizzare in sede apposita, ove possibile) capace di coinvolgere gli studenti
in una intensa operatività. Del laboratorio fanno parte a pieno titolo le
visite - didatticamente caratterizzate - a complessi architettonici, a musei, ad
archivi. La operatività deve manifestarsi nella produzione di schemi, di
diagrammi, di tabelle, di scalette tematiche, di grafici di vario tipo, di
produzioni di testi, di mostre, di materiali informatici,...
STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE
È importante che la verifica e la valutazione degli apprendimenti siano
considerate come parti integranti del processo di insegnamento- apprendimento
e non come un adempimento esterno e posteriore ad esso. Ciò implica che
l'insegnante abbia una costante attitudine a cogliere gli indizi sullo stile di
studio e sull'apprendimento degli allievi e che a tale scopo si foggi gli
strumenti di diagnosi più adatti. Ciò richiede che il processo di
insegnamento/apprendimento sia sottoposto a costante monitoraggio. Diventa,
perciò, essenziale che l'insegnante faccia ricorso a prove d'ingresso allo
scopo di valutare le competenze, le abilità e le conoscenze possedute dagli
studenti in modo da poter impostare la programmazione tenendo conto di esse.
Durante lo svolgimento di ogni modulo l'insegnante curerà di verificare,
mediante i risultati degli esercizi svolti dagli studenti, l'acquisizione
progressiva di competenze, abilità, conoscenze previste come obiettivi e
cercherà di interpretare gli indizi allo scopo di capire gli ostacoli e le
difficoltà che si oppongono all'apprendimento in modo da progettare sia le
attività di recupero sia le opportune tarature della programmazione.
Al termine di ogni modulo sarà attuata una valutazione sommativa che può
assumere forme diverse: ad esempio a) prove strutturate per il controllo delle
conoscenze apprese; b) interrogazione impostata per tutti gli studenti secondo
un modello omogeneo quanto a numero e tipi di domande; c) composizione di testi
di diversa tipologia e con diverse consegne; d) prove che richiedono il
transfert di competenze mediante la loro applicazione a testi nuovi per lo
studente...
Il tipo di prova usato per la valutazione sommativa dovrà essere già noto agli
studenti e sperimentato in precedenti occasioni.
Nella realizzazione del proprio curricolo annuale l'insegnante svolgerà prove
di verifica periodiche volte ad attuare una valutazione di processo che avrà lo
scopo di raccogliere elementi per valutare lo sviluppo cumulativo e processuale
delle competenze e delle abilità.
Torna
su
PROGRAMMA DI ITALIANO PER IL III ANNO DEI CORSI DI QUALIFICA DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI
PREMESSA
La peculiarità del III anno nel sistema formativo dell'istruzione professionale
consiste nel porsi al tempo stesso come anno terminale per coloro che intendono
immettersi direttamente nel mondo del lavoro, sulla base della
"qualifica" professionale ottenuta, e come anno propedeutico per tutti
gli altri studenti (la maggioranza) che decidono di continuare gli studi e ai
quali si aprono opzioni diversificate: il proseguimento nei corsi biennali
post-qualifica e nei corsi regionali di formazione professionale, o il
passaggio, con prove integrative, a corsi affini di altro ordine.
In tale anno, inoltre, per la evidente necessità di una più spiccata
caratterizzazione del curricolo verso una più specifica professionalità di
base, si restringe la cosiddetta "area comune" (o di formazione
genera- le) a favore di un più chiaro rafforzamento dell'area di
indirizzo.
A molte delle discipline presenti nel curricolo del III anno si affida quindi la
responsabilità di corrispondere a finalità formative differenziate e
complesse, che soddisfino sia la formazione generale di chi decide di uscire,
almeno per il momento, dal sistema scolastico, sia la necessità di una
preparazione tecnica adeguata al proseguimento degli studi.
L'insegnamento dell'italiano, al quale, per statuto epistemologico, compete
l'impegno di perseguire finalità specifiche in merito al consolidamento delle
abilità linguistiche e delle capacità di riflessione sulla lingua, oltre che
il compito di realizzare obiettivi articolati per quanto riguarda l'educazione
letteraria, si colora in questo anno anche di connotazioni funzionali alla
preparazione professionale che si va costruendo attraverso il curricolo.
La flessibilità dei programmi adottati nel biennio per l'italiano per una
necessaria esigenza di unitarietà, che favorisca possibilità reali di
orientamento, consente, è vero, di costruire percorsi didattici funzionali alla
specificità dei curricoli (ed è auspicabile che ciò avvenga, soprattutto
negli istituti professionali), ma è al III anno che si impone l'obbligo di
educare gli alunni a saper padroneggiare il linguaggio (sia nella forma orale
che scritta) anche in funzione della professionalità cui si stanno, attraverso
la scuola, avviando.
Occorrerà pertanto inserire all'interno della programmazione un settore di
attività (da pensare e realizzare con la collaborazione di colleghi che
insegnano discipline di indirizzo) a tale scopo finalizzate. Tali attività
saranno funzionali alla preparazione degli allievi sia nei confronti delle prove
finali di qualifica ("strutturate" in maniera interdisciplinare o
pluridisciplinare) sia per il proseguimento degli studi in un biennio
post-qualifica (nel quale è prevista dai programmi vigenti una cura particolare
per "lo sviluppo della competenza negli usi tecnici della lingua connessi
all'indirizzo professionale") attraverso la realizzazione di moduli a tale
scopo predisposti.
Tali moduli si inseriranno in maniera organica in un articolato progetto
didattico che, sviluppando in maniera circolare e sistemica i tre settori (delle
abilità linguistiche, della riflessione sulla lingua e dell'educazione
letteraria), in cui tradizionalmente si articola, a livello epistemologico,
l'insegnamento dell'italiano, tenda ad offrire sempre, in ogni percorso
proposto, letterario e non, varie e multiformi occasioni per potenziare ed
arricchire le abilità linguistiche degli allievi e la loro capacità di
autonoma riflessione sulla lingua.
In questo modo, il III anno del curricolo professionale, anche per quanto
riguarda l'insegnamento del- l'italiano, viene a configurarsi come elemento di
"raccordo" fra il biennio iniziale, in cui si perseguono
essenzialmente finalità ed obiettivi di educazione linguistica generale e di
orientamento scolastico e professionale, ed il biennio post-qualifica, nel quale
all'obiettivo di una più specifica professionalizzazione si aggiunge, sul
versante linguistico-letterario, quello della "piena padronanza della
variabilità degli usi linguistici".
Per quanto riguarda le competenze linguistiche, quelle che si richiedono ad un
operatore qualificato capace di autonomia e di riqualificazioni periodiche sono
le stesse che necessitano a chi decide di prosegui- re gli studi; quanto
all'educazione letteraria, la promozione del gusto per la lettura, anche di
testi letterari, ha ovviamente una valenza propedeutica ad ulteriori studi di
letteratura. Va considerato, infatti, che, nel quadro dell'istruzione
professionale, la letteratura rappresenta uno spazio alternativo di creatività
ed espressione di pensiero divergente, utile a favorire quelle doti di
inventiva, autonomia di pensiero, capacità di uscire dalla mera ripetitività,
che sempre più vengono richieste in diversi settori e a vari livelli
lavorativi. La frequentazione ravvicinata di testi che rappresentano, da un lato
la dimensione più nettamente funzionale, dall'altro, quella più libera ed
espressiva degli usi linguistici, gioverà inoltre alla consapevolezza della
ricca gamma di possibilità del linguaggio verbale. I programmi proposti
intendono, in tale ottica, offrire ai docenti indicazioni, soprattutto
metodologiche, che permettano di evitare il pericolo di una eccessiva
frammentazione di tipo antologico, senza per questo costringere a percorsi
vincolanti in senso storico-cronologico, utilizzando al meglio, in sintonia con
i rinnovati programmi di storia, le soluzioni offerte dalla
"modularità" dell'organizzazione didattica.
Finalità ed obiettivi
Finalità ed obiettivi nell'insegnamento della disciplina, sia per quanto
riguarda l'educazione linguistica che quella letteraria, sono strettamente
correlati a quelli previsti per il biennio iniziale, in un'organica prospettiva
di continuità e di sviluppo delle abilità e delle capacità cognitive e
operative degli allievi. Sarà, quindi, opportuno procedere ad un'attenta
verifica delle competenze acquisite per potere avviare una funzionale
programmazione.
Abilità Linguistiche
Finalità
Potenziamento consapevole delle competenze comunicative in vari contesti e
settori, soprattutto di tipo professionale.
Arricchimento del patrimonio lessicale.
Rafforzamento della padronanza sintattica.
Acquisizione di autonoma capacità di lettura.
Sviluppo delle abilità di scrittura.
Obiettivi
Al termine del terzo anno lo studente dovrà dimostrare di essere in grado
di:
Strutturare discorsi anche di tipo argomentativo in modo logicamente sequenziale
e grammaticalmente corretto.
Leggere testi di vario genere utilizzando tecniche diverse di lettura in
relazione agli scopi.
Operare l'analisi dei testi, riconoscendone la struttura e gli elementi
caratterizzanti.
Elaborare testi scritti diversificati, funzionali agli scopi e alle situazioni.
Gli alunni dovranno dimostrare di avere sviluppato le competenze indicate
soprattutto in contesti specificamente professionali.
Riflessione sulla lingua
Ferma restando la necessità di continuare a perseguire la finalità, già
indicata nei programmi del biennio della "acquisizione di un metodo più
rigoroso anche nell'analisi della lingua" e del suo funzionamento, tra gli
obiettivi specifici del III anno non potrà mancare la capacità di:
Riconoscere con sicurezza le varie parti del discorso e le fondamentali
strutture sintattiche.
Operare confronti con le lingue straniere studiate.
Rendersi conto del rapporto fra il pensiero e l'espressione linguistica.
Educazione letteraria
Finalità
L'educazione letteraria, che, comunque, deve supportare quella linguistica in
un'ottica di consapevole continuità con le mete educative del biennio, si
propone di:
Sviluppare la capacità di un autonomo approccio al testo.
Favorire la motivazione e l'interesse personale alla lettura.
Incrementare le competenze di analisi testuale.
Far acquisire la consapevolezza della specificità dell'espressione letteraria e
delle relazioni della letteratura con la tradizione e con i vari fenomeni
culturali e sociali
Obiettivi
Al termine del terzo anno lo studente dovrà dimostrare di:
Aver acquisito la capacità di comprensione e analisi di una vasta gamma di
tipologie testuali. Formulare commenti motivati e coerenti ai testi letti
(scritti e orali).
Operare sintesi e trans-codificazioni ( ad esempio da linguaggi visivi a
linguaggi verbali).
Essere in grado di storicizzare un testo letterario inquadrando l'opera nel suo
contesto storico- culturale.
Articolazione modulare
Le finalità complesse e lo spazio orario riservato alla disciplina rendono più
che mai necessaria per l'insegnamento dell'italiano nel terzo anno
un'articolazione modulare, che risulterà tanto più proficua quanto più nel
biennio precedente l'insegnamento sarà stato orientato in tal senso.
L'articolazione modulare consiste nella scansione del piano di lavoro in blocchi
di attività (insieme di unità didattiche) relativamente autonome e variamente
componibili in un sistema coerente, flessibile e adattabile. Assume una notevole
valenza formativa in quanto si propone di fornire all'allievo elementi di
conoscenza che, senza alcun valore di esaustività, possano in seguito favorire
un autonomo approccio alla disciplina e al sapere in generale. Ogni modulo è
caratterizzato da scelte di contenuti finalizzate a specifici obiettivi
didattici; ha una durata prevista (in linea di massima 15-20 ore di attività
didattica) e si conclude con opportune verifiche sommative. Ciò significa che i
diversi temi di lavoro si sviluppano in archi di tempo definiti e non
necessariamente in sequenza, ma anche in parallelo.
In considerazione della evidente inopportunità di proporre agli alunni un
percorso letterario di tipo cronologico e di operare scelte drastiche fra il
periodo iniziale della letteratura italiana e la produzione letteraria più
vicina a noi (per la duplice funzione di terminalità e propedeuticità del
terzo anno di studi), la scansione modulare dell'insegnamento si presta
particolarmente ad affrontare in maniera organica e coerente il problema di una
efficace educazione letteraria, seria, formativa e rispondente alle reali
esigenze degli studenti dell'istituto professionale. Si presta peraltro anche e
soprattutto come metodologia adeguata ad affrontare il compito, prioritario, di
un completamento soddisfacente dell'educazione linguistica.
Tipologie di moduli
Si sottolinea l'importanza della diversificazione della tipologia dei moduli
proposti, cosicché la pluralità delle tematiche, dei percorsi e degli approcci
metodologici possa corrispondere ai diversi interessi degli allievi. La loro
finalità comune, che si concretizza poi in obiettivi specifici per ogni modulo,
è quella di una educazione alla comprensione del testo, letterario e non, al
gusto della lettura anche come piacere e come gioia, alla capacità di una
corretta comunicazione ed espressione verbale, orale e scritta. In tale ottica,
la letteratura non è l'obiettivo della conoscenza, ma lo strumento (uno, forse
il migliore, fra i tanti possibili) per il perseguimento delle finalità
indicate. Per questo motivo non si propongono moduli di tipo esclusivamente o
prevalentemente letterario, lasciando ai docenti la possibilità di esercitare
le proprie scelte sulla base delle reali esigenze delle classi. Non si
propongono, altresì, moduli sistematici di tipo esclusivamente grammaticale,
nella convinzione che l'abitudine alla riflessione sulla lingua e l'esercizio
delle abilità linguistiche (nel parlato, nella lettura e nella scrittura) non
debbano collocarsi nel curricolo in maniera episodica e limitata, ma come
attività continua, ricorrente, programmata e, irrinunciabilmente, trasversale a
tutte le discipline. Ciò non toglie che man mano che si evidenziano
nell'esperienza didattica carenze, incertezze, lacune nella formazione
grammaticale e sintattica di base, si debba intervenire con tempestività,
inserendo nell'ambito del modulo che si sta svolgendo specifiche unità
didattiche, tese a chiarire le incertezze e a rafforzare la padronanza
linguistica degli allievi (ad es. sull'uso del relativo, dei costrutti
sintattici, dei verbi ...), aprendo "finestre", come negli
ipertesti.
Anche in considerazione dell'età degli allievi e dei loro prevedibili
interessi, è dalla lettura, comunque, sia di testi letterari che di genere
professionale o di altro tipo, che occorre prendere sempre l'occasione per
sviluppare le abilità linguistiche, creando gli spazi e le occasioni anche per
una riflessione sistematica sulla lingua (strutture, funzioni, lessico). Molta
attenzione dovrà essere posta allo sviluppo delle abilità di scrittura,
secondo obiettivi programmati e quanto più possibile individualizzati (vedi
indicazioni metodologiche).
In tale ottica, si propone di curare in corso d'anno lo svolgimento di un modulo
di tipo professionale, (della durata di circa 30 ore, eventualmente sviluppato
in più fasi) e di altri tre-quattro moduli di diversa tipologia, per offrire
agli allievi approcci e percorsi differenziati, organici al loro interno e
definiti negli specifici obiettivi da raggiungere.
A puro titolo esemplificativo, si suggeriscono alcuni tipi di moduli, ai quali i
docenti possano, nella loro attività didattica, far riferimento.
1) Modulo di tipo professionale
In relazione alla "qualifica" da conseguire, un modulo di tipo
professionale, dovrà essere sviluppato trasversalmente durante il corso
dell'anno scolastico, in collaborazione con gli insegnanti delle discipline di
indirizzo, con i quali andranno individuate, nella programmazione del consiglio
di classe, forme integrate di intervento, anche nell'ambito dell'area di
approfondimento. L'integrazione di più insegnamenti tenderà a contestualizzare
le varie esercitazioni proposte in specifiche situazioni professionali, ponendo
attenzione in maniera armonica sia allo sviluppo di abilità di tipo tecnico che
all'acquisizione dei lessici specialistici e della correttezza formale
dell'espressione linguistica.
Tale modulo potrà a titolo esemplificativo indirizzare gli alunni verso la
consapevole elaborazione di relazioni, orali e scritte, ossia di testi che si
riferiscano a esperienze compiute, incarichi svolti, progetti e ricerche.
La relazione costituisce di per sé un tipo di testo complesso, in cui
confluiscono elementi strutturali diversi, dalla descrizione alla narrazione,
all'argomentazione. All'organizzazione di dati provenienti da letture e ricerche
(fonti esterne) o dall'esperienza diretta (visite aziendali, stages, attività
di laboratorio, osservazioni sul campo), che presuppongono un'organizzazione
testuale di tipo descrittivo e narrativo, si aggiunge spesso infatti la
necessità di argomentare proposte e scelte operative.
Occorre che il modulo sia sviluppato con criteri di gradualità. È opportuno
pertanto che l'alunno sperimenti, verifichi e sviluppi l'uso delle necessarie ed
opportune tecniche di composizione (riassunti, scheda- ture, schemi) in modo
funzionale allo scopo.
Nell'ottica di una progettualità da sviluppare negli allievi potrà essere
pianificata, nell'ambito dello stesso modulo anche l'elaborazione di vari altri
tipi di testi, a valenza pratica, funzionali alle esigenze proprie delle diverse
figure professionali (istruzioni tecniche; informazioni commerciali e
turistiche; comunicati stampa; ricette e menù; questionari e interviste;
verbali di riunioni di lavoro; lettere formali di promozione, ordine, reclamo e
simili...; domande di impiego; stesura di curricula personali e simili
...).
Un modulo di tale tipo permetterà, è bene sottolinearlo, di perseguire al
tempo stesso obiettivi di tipo professionale e tipo linguistico-testuale. In
questo ultimo settore i risultati saranno tanto più soddisfacenti, quanto più
ci si avvarrà, attraverso una accurata programmazione, della sinergia di altri
moduli, in cui at- traverso pratiche diversificate di lettura e di scrittura, si
persegua l'obiettivo principe di una salda competenza testuale e linguistica
(evidenziando, ad esempio in entrambi i tipi di moduli le caratteristiche dei
di- versi generi testuali trattati).
2) Modulo "per autore"
Attraverso la lettura dell'opera più importante (per intero o a livello
antologico) e di brani di opere "minori" si ricostruisce il percorso
formativo e produttivo di un autore.
Obiettivi caratterizzanti
Comprendere il rapporto fra l'esperienza personale e storica e la genesi
dell'opera.
Considerare le trasformazioni che avvengono nella produzione di un autore.
Prendere in esame il rapporto fra le opere e la "poetica".
3) Modulo "per opera
Consiste nella lettura integrale (o comunque estesa) di un'opera, sulla quale
condurre esempi di analisi testuale. La scelta potrebbe orientarsi su testi
moderni (per un'evidente, maggiore familiarità degli alunni con le tematiche,
le strutture sintattiche e con il lessico della letteratura moderna) o su un
classico.
Obiettivi caratterizzanti:
Esaminare gli aspetti strutturali di un testo.
Riconoscere i nuclei tematici e gli aspetti stilistici.
Elaborare ed esprimere giudizi motivati sull'opera.
* Nel caso in cui la scelta di un modulo dei tipi 2 o 3 si orienti su un autore
o un'opera che possano considerarsi "classici", le letture proposte
potrebbero essere occasioni per una riflessione su che cosa sia un
"classico" (modello di un'epoca e di una cultura, coagulo esemplare di
idee, valori, modelli culturali; mo- dello extratemporale), sulla "lunga
durata" dei classici e sulla memoria letteraria.
4) Modulo "per genere"
Attraverso una scelta di testi di epoche diverse appartenenti allo stesso
genere, il modulo mira ad offrire allo studente l'idea della persistenza e del
mutamento nel tempo delle forme letterarie. Viene offerta agli alunni
l'occasione di conoscere i "modelli" della tradizione letteraria
italiana ed europea e di avere in- formazioni sulle trasformazioni avvenute nel
costume, nella concezione della vita, nel gusto letterario e nella lingua.
Obiettivi caratterizzanti:
Individuare nei testi le caratteristiche del genere.
Riconoscere le caratteristiche degli autori esaminati nell'ambito del
genere.
Riconoscere le analogie, le dipendenze e le differenze fra la moderna produzione
artistica e di evasione e i generi letterari del passato.
5) Modulo "per tema"
Il modulo è centrato su tematiche ricorrenti nella letteratura italiana e
d'oltralpe in varie forme e vari generi (ad esempio l'amore, l'amicizia, la
guerra, la povertà, la condizione femminile....).
Obiettivi caratterizzanti:
Riconoscere la "continuità" nella tradizione letteraria (o teatrale,
cinematrografica...) di tematiche di particolare rilevanza sociale, politica o
esistenziale.
Esaminare diverse possibilità di approccio al tema.
Storicizzare la tematica trattata.
* I moduli dei tipi 4 e 5 mirano a dare il senso della storicità dei temi e
delle forme letterarie. Non forniscono elementi di storia letteraria ma aiutano
a comprendere come questa si costruisca a partire dai testi.
6) Modulo letteratura "di evasione" (giallo, fantascienza, fantasy,
horror, testi di canzoni, e simili)
Il modulo mira a stimolare la riflessione su generi letterari cosiddetti
"minori" e di consumo, stabilendo confronti tematici e stilistici fra
questo tipo di letteratura e quella tradizionale e "alta".
Obiettivi caratterizzanti:
Riconoscere gli elementi tipici della letteratura di evasione.
Esaminare le tecniche narrative tipiche del genere
Saper motivare giudizi di gusto personale.
Indicazioni metodologiche
I percorsi prescelti costituiscono sempre e comunque occasione per offrire agli
alunni motivazioni e competenze per leggere, comprendere e comunicare in maniera
adeguata e consapevole.
A tal fine la programmazione dell'attività didattica privilegerà piuttosto
l'aspetto qualitativo della formazione che quello della "quantità"
delle informazioni e dei contenuti proposti, utilizzando in maniera estremamente
oculata il "tempo" a disposizione per i necessari interventi
formativi, anche nell'ambito del- l'area di approfondimento. La necessità di
offrire "motivazioni" alla lettura e al sapere e il
"recupero" delle difficoltà linguistiche rappresentano gli impegni
didatticamente più pressanti e le sfide più stimolanti nel- l'insegnamento
dell'italiano.
Sarà opportuno prendere in esame e favorire gli interessi e le espressioni del
gusto evidenziati dagli allievi per indirizzarli poi con gradualità verso
letture diverse e più articolate, anche attraverso le sollecitazioni possibili
offerte da mezzi filmici e multimediali. L'approccio al testo non sarà
mortificato da analisi eccessivamente minuziose e ripetitive. È opportuno
offrire in ogni caso esemplificazioni metodologiche di analisi testuale per poi
incoraggiare la prosecuzione di una libera lettura del testo stesso. Le letture
avranno dunque alternativamente un carattere intensivo (in quanto accompagnate
da analisi approfondite ed esercitazioni) ed estensivo (in quanto affidate
all'esplorazione autonoma degli allievi). Le conoscenze e competenze che saranno
definite come obiettivi specifici di ciascun modulo saranno conseguite
attraverso attività di riconoscimento, raccolta e confronto di dati
testuali.
L'esercizio della oralità non potrà certamente esaurirsi nel momento della
interrogazione, né quello della scrittura nel tema-saggio.
Particolare attenzione dovrà essere riservata alla esercitazione scritta
(riassunti, schematizzazioni, commenti), sia in relazione agli argomenti di
studio, sia come libera espressione ed argomentazione di idee e sentimenti,
anche attraverso opportuni esercizi di "riscrittura" e "trans-codificazione".
E saranno da ricercare e incoraggiare tutte le occasioni in cui gli alunni
possano esercitare le loro capacità di espressione e comunicazione orale, sia
in condizioni di immediatezza ed estemporaneità che in situazioni pianificate
di produzione orale, in particolar modo funzionali all'esercizio della
professione a cui gli alunni si stanno, at- traverso il curricolo,
avviando.
Al termine dell'anno, gli studenti, infatti, dovranno aver acquisito una
sufficiente padronanza produttiva e ricettiva delle strutture testuali più
comuni, funzionali alla professione, l'uso dei registri propri della
comunicazione tecnica e il controllo del lessico specifico.
Le verifiche saranno inserite in maniera programmata e puntuale nello
svolgimento dei moduli, soprattutto attraverso prove strutturate e
semi-strutturate, omogenee alle attività svolte (questionari, schede di
analisi, riscritture), con particolare riferimento alle competenze di
comprensione e analisi testuale. La valutazione riguarderà costantemente e in
maniera congiunta sia l'acquisizione di contenuti disciplinari che la
correttezza dell'espressione, sul piano lessicale e linguistico, sulla base di
criteri univoci, espliciti e condivisi.
Torna
su