Fortunatamente, la nostra classe dirigente scolastica è abbastanza intelligente e preparata per capire che non ci si può trasformare dall’oggi al domani in tanti piccoli Torquemada o a dare sfogo ad inopinati deliri d’onnipotenza. E’ risaputo, infatti, che anche i caporali, a guerra finita, la guerra altrui, vengono licenziati e mandati a casa assieme a tutti gli altri bravi soldatini.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it
Siamo Uomini o Caporali?
Il nuovo decreto 150/09, se esteso anche alla scuola, investirebbe il dirigente scolastico di una serie di poteri che mai finora gli sono stati attribuiti.
Tuttavia, se analizziamo la situazione in atto, qualcosa ci induce a pensare che tali poteri siano più virtuali che reali o fittizi anzichè effettivi. Innanzitutto, il dirigente scolastico, come tutti e finche esiste uno Stato di diritto, non è avulso da ogni responsabilità, ma è soggetto alle leggi in virtù dell’art. 28 della Costituzione. Per esempio, anche il DS può essere chiamato a rispondere al diritto di rivalsa dello Stato per danno all’erario , sebbene possa avvalersi del patrocinio dell’Avvocatura di Stato, qualora un contenzioso gli dia un esito sfavorevole.
Da una parte, insomma, sembrerebbe che l’attribuzione di più poteri sia intesa in modo da dare risalto all’alta professionalità che gli si riconosce,dall’altra, però, non è proprio così. Molti presidi italiani oggigiorno sono letteralmente con l’acqua alla gola per mancanza assoluta di fondi con cui portare avanti “la baracca”.
Sembra difficile quindi credere che il nuovo decreto miri a potenziarne la professionalità quando nel contempo non si danno i mezzi essenziali con cui tale professionalità debba agevolmente esplicarsi. Sembra piuttosto che ci sia una dicotomia tra poteri reali e poteri virtuali; poteri più intesi a creare tra la dirigenza scolastica una sorta di “caporalato”, di valvassori e valvassini, un potere più atto a ridurre il ruolo dirigenziale a quello di “gendarmeria” dello Stato, strumentalizzato al sorvegliare e punire o al dare la caccia al clandestino.
Fortunatamente, la nostra classe dirigente scolastica è abbastanza intelligente e preparata per capire che non ci si può trasformare dall’oggi al domani in tanti piccoli Torquemada o a dare sfogo ad inopinati deliri d’onnipotenza. E’ risaputo, infatti, che anche i caporali, a guerra finita, la guerra altrui, vengono licenziati e mandati a casa assieme a tutti gli altri bravi soldatini.
Il ruolo di dirigente scolastico riveste uno spessore umano ed uno professionale che non può essere dimidiato alla mera funzione di erigere muri divisori tra i lavoratori, forieri di scontri sociali all’interno delle stesse scuole. Esponendoli oltre tutto a mille contenziosi dai risvolti imprevedibili e sulla scorta di normative neanche tanto chiare.
Il potere deve essere esercitato con discrezione ed oculatezza. E scaturisce dal riconoscimento e dal rispetto verso la persona e il ruolo che essa incarna. E non c’è rispetto né considerazione per la persona ed il suo ruolo quando non si danno le risorse adeguate per portare avanti le scuole che dirigono, non c’è rispetto né considerazione quando si spostano i dirigenti scolastici come pedine, da una scuola all’altra, per tagli ed accorpamenti che obbediscono solo a logiche meramente economiche, non c’è rispetto né considerazione quando gli enti preposti a farlo non intervengono in modo tempestivo in situazioni di rischio per la sicurezza fintanto che, forse, non ci crolli addosso l’intero edificio scolastico….
I dirigenti scolastici non sanno che farsene dei gradi di caporale.
Date loro le necessarie risorse per lavorare dignitosamente, adeguate loro gli stipendi ai livelli europei come a tutti gli altri lavoratori della scuola ognuno secondo la loro funzione. Date loro l’assistenza necessaria delle istituzioni quando c’è effettivo bisogno.
Che sia la stessa Repubblica a formare i propri quadri dirigenti in ottemperanza dell’art. 35 della Costituzione, che non si abbia più a ripetere l’onta di rifare un concorso due volte, cosa che mai si è verificata da nessuna parte tranne , forse, che in Italia. Perché al di là delle giuste e sacrosante motivazioni da entrambi le parti, i ricorrenti ed i vincitori, è il fatto in se stesso che si è verificato ad essere semplicemente vergognoso. Che si studi un sistema di valutazione del lavoro svolto, per tutti, secondi criteri di efficacia ed oggettività che si basi su presupposti di vera trasparenza, di democrazia e di civiltà e che non offenda la dignità di nessuno. Infine, che si considerino e si apprezzino le persone ed il ruolo che svolgono come uomini e non come potenziali caporali da basso impero.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it