La
Lega passa all’incasso dell’ennesima cambiale in scadenza e il ministro
dell’istruzione ubbidisce. Ma le graduatorie regionali saranno fra
breve giudicate dalla Corte Costituzionale perché violano almeno
quattro norme della Costituzione
Il ministro Mariastella Gelmini apre alla Lega e pensa di introdurre le
graduatorie regionali degli insegnanti, come da sempre auspicato dal
leader Umberto Bossi. È la nuova,
stravagante iniziativa della destra che si ripromette in questo modo,
dopo il taglio di 8 miliardi di euro in tre anni e l’insufficienza in
condotta, di risollevare le disastrate sorti dell’istruzione pubblica
italiana (di Fulvio Lo Cicero)
redazione@aetnanet.org
Il ministro Mariastella Gelmini apre alla Lega e pensa di introdurre le
graduatorie regionali degli insegnanti, come da sempre auspicato dal
leader Umberto Bossi. È la nuova, stravagante iniziativa della destra
che si ripromette in questo modo, dopo il taglio di 8 miliardi di euro
in tre anni e l’insufficienza in condotta, di risollevare le disastrate
sorti dell’istruzione pubblica italiana. Ed infatti, è proprio in
questi termini che viene annunciata la probabile riforma delle
graduatorie degli insegnanti. Infatti, secondo la Gelmini «questa
innovazione comunque si inquadrerà in un nuovo contesto normativo per
gli insegnanti. Stiamo lavorando a un elevamento della qualità
didattica all'interno della scuola, con un ddl sul reclutamento dei
docenti e la loro valutazione». A questo punto servirebbe anche
comprendere la relazione fra la regionalizzazione dei docenti e un
elevamento della qualità dell’insegnamento, perché ad un essere
raziocinante il nesso sfugge completamente, a meno che non si ritenga –
come probabilmente nel caso della Lega – che gli insegnanti meridionali
siano ignoranti e quelli settentrionali i più bravi di tutti.
Una discriminazione nei fatti
Ovviamente la Lega esulta per la decisione, per ora teorica, di
istituire le graduatorie regionali, che però sono state già bocciate
dal Consiglio di Stato. I giudici di legittimità amministrativa,
infatti, hanno rinviato alla Corte Costituzionale il caso di un
insegnante di Verona che era stato collocato in coda nella graduatoria
provinciale di Trento, in ossequio alla direttiva della Gelmini.
Secondo il Consiglio di Stato, la decisione contrasta con gli articoli
3 e 16 della Costituzione (principio di uguaglianza e libertà di
circolazione) e spetta ora alla Consulta decidere la costituzionalità
della legge provinciale trentina che ha introdotto questa possibilità.
Ovviamente se i giudici della Consulta dovessero bocciare le norme
provinciali, risulterebbe assai difficile estendere questo tipo di
sistema al resto del territorio italiano.
Eppure è proprio quello che il partito di Bossi vorrebbe. «Siamo in
dirittura d'arrivo per quella che costituisce una battaglia storica di
Umberto Bossi e di tutta la Lega Nord», ha commentato entusiasta il
senatore leghista Mario Pittoni. Per loro le norme costituzionali
contano poco; ciò che acquista un significato fondamentale è il lento
ma progressivo distacco del Nord dal Meridione, una secessione di
fatto. Ed è indubbio che proprio nell’istruzione la regionalizzazione
dei saperi potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questo senso.
Cosa si propone la Lega Nord
È infatti evidente a cosa punta la Lega nel suo lucido programma di
secessione strisciante. Assegnare alle scuole settentrionali docenti
locali, come l’introduzione dei dialetti nei curricula, vuol dire
aggiungere un altro tassello al distacco del Nord dal Sud, vuol dire
“padanizzare” l’istruzione, valorizzando oltre ogni limite la
congiunzione fra persona e territori, non più in chiave nazionalistica,
come nella tradizione della destra radicale, ma in senso localistico.
In altri termini, una geografia esclusivista, che espelle dal mercato
del lavoro dell’istruzione pubblica settentrionale gli insegnanti
meridionali – non importa se bravi e preparati, vincitori di concorso o
comunque dotati di abilitazione – per puntare a stringere il nesso fra
educazione e terra di origine.
Un’altra mazzata per i precari
Naturalmente, norme del genere cozzano in modo palese con la
Costituzione e perfino con il Trattato dell’Unione, come fa notare il
senatore Fabio Gambrone dell’Idv: «Questa idea di scuola federale
proprio non ci piace perché‚ in palese contrasto con l'art. 117 della
Costituzione che sancisce in capo al governo nazionale l'esclusività di
norme generali sull'istruzione e perché‚ in evidente contrasto con le
direttive comunitarie sulla libera circolazione delle professioni». Non
solo, ma, proprio nel momento in cui il Governo rende effettivo il
taglio di circa 40 mila cattedre nel corpo insegnante, rendere
impossibile per molti docenti del Sud un trasferimento temporaneo al
Nord per svolgere la propria professione rappresenta un’altra mazzata
sul capo di un moribondo. Leoluca Orlando (Idv), già sindaco antimafia
di Palermo, sottolinea come «sarebbe vergognoso inserire una
graduatoria regionale per i numerosi precari che, da anni, aspettano
una cattedra e sopravvivono con supplenze sopportando immensi
sacrifici. Infatti i docenti, per poter fare qualche ora di lezione, si
sottopongono a lunghe trasferte oppure, per avere un posto fisso, sono
costretti a cambiare regione lasciando affetti e famiglia».
Ma tutto ciò ha poca importanza per i segregazionisti della Lega. La
loro missione è semplicemente quella di espellere dal loro orizzonte i
meridionali. E il “partito dell’amore” ubbidisce.