Insegnanti più qualificati e più giovani nella nuova scuola.
Il Ministro Moratti: "Così supereremo il precariato e daremo la certezza del
posto di lavoro agli aspiranti docenti"
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo in attuazione
della legge 53/2003 che disciplina l'accesso alla professione di docente
Cambia la formazione iniziale dei docenti delle scuole italiane, in linea con le
normative europee che richiedono per la professione di insegnante una formazione
specifica di livello universitario. Il Consiglio dei Ministri ha approvato
stamani in prima lettura, su proposta del Ministro dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, lo schema di decreto
legislativo concernente la definizione delle norme generali in materia di
formazione degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento, in attuazione
della legge 53/2003.
Il decreto prevede una formazione di pari dignità per i docenti di tutti gli
ordini e gradi di scuola. I percorsi di formazione iniziale dei docenti della
scuola dell'infanzia, del primo ciclo e del secondo ciclo si svolgeranno presso
le università e le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e
coreutica, rispettivamente nei corsi di laurea magistrale e nei corsi accademici
di secondo livello.
"Avremo insegnanti più qualificati e più giovani", ha detto il Ministro Moratti,
"e, attraverso la programmazione, potremo dare loro certezza del posto di
lavoro, mentre nel sistema precedente si era creata una situazione
caratterizzata da aspiranti insegnanti anche non laureati e in numero
sovradimensionato. La nuova disciplina", ha aggiunto il Ministro Moratti,
"consentirà progressivamente di risolvere il problema del precariato nelle
scuole, perché a regime sarà possibile insegnare solo con il livello più alto
della formazione universitaria, e non con una semplice formazione professionale.
Per quanto riguarda il precariato storico viene conservato il reclutamento dalle
graduatorie permanenti dei precari storici per il 50% dei posti da coprire, così
come previsto dalla disciplina attuale. Con il nuovo canale formativo verrà
coperto il restante 50% dei posti, che la disciplina previgente riservava ad un
concorso per titoli ed esami".
"Il Miur", ha concluso il Ministro Moratti, "sta studiando con il Ministero
dell'Economia e con il Dipartimento della Funzione Pubblica misure che ci
consentano di assorbire nei prossimi cinque anni tutto il precariato storico. A
tale proposito stiamo avviando un confronto con le Organizzazioni sindacali e
già alcune proposte sono pervenute dallo Snals. Vorrei ricordare che a partire
dall'estate 2001 abbiamo assunto complessivamente circa 90.000 docenti precari,
riducendo il fenomeno del precariato storico di circa il 30 per cento. Con le
misure che adotteremo potremo pianificare il riassorbimento degli altri 200.000
precari storici".
L'inizio dei nuovi corsi è previsto dall'anno accademico 2006-2007, per cui i
primi abilitati potranno essere assegnati alle scuole dall'anno scolastico
2008-2009.
Ma ecco, in sintesi, altri punti qualificanti della nuova normativa.
I nuovi percorsi sono programmati dalle Università nella loro autonomia in
conformità a criteri definiti con decreto del Ministro, assicurando
l'approfondimento disciplinare, i contenuti pedagogico-professionali e periodi
di tirocinio nelle scuole, oltre ad eventuali stage all'estero. I corsi sono
finalizzati all'acquisizione di quell'insieme di competenze che caratterizzano
il profilo culturale e professionale del docente.
I nuovi percorsi formativi sono a numero programmato e sono ripartiti tra le
Università di ciascuna Regione in misura pari al numero dei posti che si prevede
di coprire per concorso nelle scuole statali della Regione stessa. Ai corsi si
accede previa selezione nazionale che si svolge presso le università, dopo aver
conseguito la laurea di primo livello o il diploma accademico di primo livello.
Un ruolo essenziale nella formazione dei docenti hanno i Centri di ateneo o di
interateneo, che verranno realizzati con compiti di organizzazione del tutorato,
svolgimento delle prove d'accesso, coordinamento delle lezioni teoriche con i
laboratori e i tirocini, raccordo con le scuole e con le altre istituzioni
formative del territorio. Tale raccordo verrà assicurato anche da professori
della scuola, comandati presso i Centri con compiti di supervisione e
coordinamento dei tirocini. I Centri realizzeranno specifiche intese con le
scuole o con reti di scuole, con le associazioni professionali e disciplinari,
gli Irre, l'Indire e l'Invalsi per assicurare una migliore integrazione e
sinergia tra i contenuti teorici curati dalle Università e la riflessione sulla
pratica professionale svolta nelle scuole.
Alla fine del corso, dopo la laurea magistrale o il diploma accademico di
secondo livello, è previsto un esame di Stato con valore abilitante, che vale
anche come prova concorsuale e garantisce quindi a coloro che lo superano la
certezza dell'assunzione nelle scuole statali sui posti messi a concorso.
La programmazione dei posti avviene a cadenza triennale in base a stime
previsionali che tengono conto del numero dei posti di insegnamento, del numero
degli alunni, anche disabili e del turn-over del personale docente. Il Ministero
ripartisce poi anno per anno tra le università funzionanti nelle singole Regioni
un numero di posti pari a quelli che si prevede di coprire nelle scuole della
Regione maggiorato del 10%.
I vincitori del concorso sono assegnati, nell'ordine della graduatoria del
concorso e tenendo conto delle loro preferenze, alle scuole della Regione, nelle
quali svolgono un periodo di applicazione della durata di un anno tramite un
apposito contratto di inserimento formativo al lavoro, con assunzione di
responsabilità di insegnamento sotto la supervisione di un tutor e svolgimento
di attività formative connesse all'esperienza didattica, coordinate dal Centro
di ateneo, sulla base delle indicazioni del tutor.
Al termine dell'anno di applicazione ed in seguito a valutazione positiva
espressa dal comitato per la valutazione del servizio, i docenti stipulano con i
dirigenti scolastici un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Il nuovo canale formativo potrà essere utilizzato anche dalle Regioni per
assumere gli insegnanti delle loro istituzioni formative sulla base di un'intesa
in Conferenza Unificata.
Roma, 25 febbraio 2005
Il provvedimento verrà trasmesso alla Conferenza unificata ed alle
competenti Commissioni parlamentari per il parere prescritto;