Le scrivo per porle
un problema di fondo della scuola italiana.
Quello dell’insegnamento.
Rinuncio qui ad affrontare altre questione cocenti che riguardano i
lavoratori della scuola, le risorse, le modalità dei concorsi eccetera.
Argomenti sui quali non ci troveremmo d’accordo.
Vorrei invece parlarle di quello che si insegna perché sono convinto
che pur essendo di diversa fede politica potremmo metterci d’accordo su
alcune questioni pratiche.
E penso che sul COME si insegna potremmo trovare dei punti di intesa.
Si tratta di un argomento discusso pochissimo al di fuori di ristretti
ambiti pedagogici.
Invece io credo che dovrebbe essere un grande tema di dibattito.
La prima domanda che vorrei porre è: cosa fa crescere un adolescente?
Quando ero molto giovane me ne andai a vivere in una casa diroccata in
mezzo ai monti.
Avevo vissuto una serie di esperienze traumatiche e non stavo molto
bene di testa, tra depressione e stati di panico.
Un bel giorno arriva mio padre a trovarmi.
Non so se ha presente mio padre, detto fra noi non è uno abile a
lavorare col trapano e il martello, meglio lasciar perdere, io non gli
avevo mai visto piantare un chiodo.
Invece arriva e si mette a riparare la casa dove vivevo. Inchioda una
porta, aggiusta una ringhiera.
Quando se ne è andato dopo una settimana io ero scioccato.
Mi dissi: “Se mio padre è venuto qui e si è messo a riparare questa
casa vuol dire che è veramente preoccupato per me e io sono proprio
messo male.”
E lì ho iniziato a decidere che era meglio smettere di essere depressi
e cercare di combinare qualche cosa di buono nella vita.
Se mio padre mi avesse fatto una bella predica non avrebbe ottenuto
niente.
Invece è stato zitto e si è messo a lavorare e mi ha coinvolto.
Perché ovviamente non potevo stare con le mani in mano mentre mio padre
si dava da fare per migliorare la mia casa.
Io credo che il problema della scuola italiana sia innanzi tutto che si
parla molto e non si fa quasi nulla di pratico.
L’insegnamento è astratto.
Jacopo Fo ( http://www.ilfattoquotidiano.it
)
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