«Siamo
l'unico paese europeo in cui il declino peggiora ogni giorno - afferma
Domanico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil - ma le proteste giovanili
vengono trattate come un problema di ordine pubblico. Non dimentichiamo
che siamo in un sistema autoritario, c'è l'idea che i conflitti vanno
annichiliti, mentre la politica si rinchiude nei palazzi».
Per questo il ministro dell'Interno Maroni propone di estendere il
Daspo alle manifestazioni?
Non sono d'accordo, la prevenzione degli incidenti nel corso delle
manifestazioni deve avvenire in maniera diversa. Il Daspo è un
provvedimento adottato per gli stadi e rischia di impedire la libera
partecipazione ai cortei. Fermo restando che bisogna mettere in campo
le iniziative necessarie per prevenire i disordini, mi auguro che le
prossime manifestazioni siano pacifiche e chiedo al governo di
permettere agli studenti di manifestare liberamente.
Come giudica la campagna di diffamazione e criminalizzazione in atto
contro gli studenti e i ricercatori?
Molto negativamente. Come Flc rivendico il dialogo politico con il
movimento studentesco e quello dei ricercatori che è stato utile per
noi, come anche per loro. Il nostro rapporto è iniziato con l'Onda
quando gli studenti si sono opposti al Disegno di legge Gelmini e alla
politica dei tagli alla scuola e all'università voluta dal ministro
dell'Economia Tremonti. Questo rapporto si è rafforzato da quando il
loro movimento reclama un modello di sviluppo basato sui beni comuni e
alternativo a quello neo-liberista. Stiamo lavorando ad una piattaforma
comune da più di un anno, cioè da quando abbiamo promosso un'assemblea
con gli studenti e i ricercatori precari alla Sapienza. Insieme a loro
abbiamo partecipato alla manifestazione Fiom del 16 ottobre e a quella
del 27 novembre in quella della Cgil. E presto lanceremo il percorso
degli «stati generali della conoscenza» rivolto a tutti i soggetti che
vivono e lavorano nel ciclo dell'istruzione pubblica.
Come giudica gli incidenti visti a Roma martedì scorso?
Ribadisco la mia ferma condanna per quegli atti di violenza. Altra cosa
però è l'indignazione espressa in quella piazza. Quella bisogna
comprenderla per evitare che le nuove generazioni cadano nella
disperazione o nell'isolamento. Gran parte delle tensioni di questi
giorni sono dovute al fatto che questo movimento fa paura al governo,
rivendica un sistema sociale all'altezza del benessere delle persone ed
è capace di costruire alleanze sociali e di conservare il consenso che
si è guadagnato nella lotta contro il Ddl Gelmini. Rispetto alla
generazione del niente diritto allo studio, lavoro stabile o stato
sociale, senza alcuna garanzia per il reddito o per la pensione, qui si
è iniziato a rivendicare il diritto al futuro.
Chi è il protagonista di questa rivolta generazionale?
Il lavoro della conoscenza altamente qualificato che ha perso identità
ed è stato ridotto alla condizione di sottoproletariato. È questo il
protagonista di uno scontro di classe per molti versi inedito in questo
paese. La nuova generazione degli studenti ha ormai capito che un alto
tasso di scolarità non garantisce alcuna mobilità sociale,
l'apprendimento non garantisce l'emancipazione né l'affermazione
professionale nella vita. In più questa società gli nega qualsiasi
spazio alla cultura, al reddito e alla libertà. È una situazione
soffocante contro la quale il movimento propone un'alternativa di
civiltà.
Quale?
La cultura di destra ha fino ad oggi sostenuto che le persone da sole
possono essere più libere di realizzarsi. Questi ragazzi dicono che
solo collettivamente si può cambiare il mondo. Oggi in campo non c'è
solo un'opposizione al governo, ma una proposta che rovescia l'idea per
cui il successo formativo dipende dal reddito delle famiglie e non dal
valore del lavoro intellettuale. Per il movimento, la scuola e
l'università non sono più legate all'aziendalismo, alla retorica della
meritocrazia e alla selezione dei migliori. Vengono anzi considerati
luoghi dove costruire forme di partecipazione dove le persone producono
saperi e non sono soggetti passivi di apprendimento.(di Roberto
Ciccarelli da Il Manifesto)
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