Il d.lgs 29 del
1993 inizia la stagione del cambiamento del rapporto di lavoro
pubblico; cioè tale rapporto di lavoro non è più regolato da leggi ma
dalla Contrattazione nazionale di lavoro sottoscritta dall’Aran e le
organizzazioni sindacali.
Questa fase è anche chiamata “privatizzazione” del pubblico impiego che
rimane in contrapposizione al rapporto di tipo pubblicistico che ancora
permane per alcune categorie ( magistrati, professori universitari,
agenti di polizia etc.). Si chiama rapporto privatistico perché viene
regolato dalle norme del diritto privato.
A seguito di questa “metamorfosi” del pubblico impiego anche il
dirigente scolastico assume la qualifica di Capo d’istituto nonché di
datore di lavoro con un contratto parimenti disciplinato dal comparto
scuola( la V area per la dirigenza scolastica).
Tuttavia, si tratta di una connotazione atipica se considerata
nel quadro dei poteri direttivi propri in senso privatistico del datore
di lavoro: ovvero quelli regolati dall’art. 2104 c.c. Per il
dirigente esiste il potere gerarchico ( art. 2086 c.c.) nonché quello
conformativo di specificare l’attività lavorativa attraverso concrete
modalità di svolgimento ( sulla base dei criteri generali dettati dal
ministero) ed ancora quello sanzionatorio ma non ha ancora facoltà né
di assunzione né di licenziamento. Né quello direttivo in senso
stretto perché l’organizzazione tecnica della scuola ( es. orari delle
attività scolastica) rimane ancora di pertinenza del consiglio
d’istituto.. Ecco perché parliamo di una funzione direttiva atipica
rispetto ad un’interpretazione più ristretta.
Stando così le cose e nonostante sporadici ritorni di revanscismo
centralistico e pubblicistico, possiamo affermare, in tutta onestà, che
appare difficile pensare ad un profilo elettivo della carica di
dirigente scolastico, ovvero del datore di lavoro. Cosa estremamente
diversa, invece, per il settore dei professori universitari che
permangono sottoposti ad un regime di tipo pubblicistico.
Inoltre, la tendenza a demandare al privato molti settori finora
pubblici ( come quello della sanità e, appunto, dell’istruzione) pare
una tendenza evidente le cui ragioni richiederebbero ore di
approfondimenti storici, sociali, economici e politici riguardo il
nostro paese e oltre.
Vorremmo , quindi, alla luce di quanto detto, tranquillizzare Polibio o
tutti coloro i quali non dormono la notte per l’annoso dilemma se e
come quella di dirigente scolastico può diventare carica elettiva
perché il problema non sussiste. Infatti, appare probabile che in
futuro il dirigente scolastico non sia né eletto dai docenti né assunto
per concorso ma molto semplicemente cooptato da un “bel” consiglio
d’amministrazione composto in massima parte da privati, con un profilo
prettamente manageriale e del tutto estraneo alle finalità didattiche
ed educative della scuola. E buonanotte al secchio.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it