Non credo che la
mandorla possa maturare infornandola dentro la netta considerazione che
i sessantottini ormai sono quasi tutti pensionati da qualche anno, come
ha sostenuto il buon Polibio da questo sito, o che oltre il 70% dei
docenti non è di sinistra, come dice il Cidi in un sondaggio. Né
illuminando e riscaldando l'altra netta evidenza fruttaiola che se la scuola fosse veramente un potere
forte in mano alla sinistra oggi al governo ci sarebbero i rossi e non
solo da oggi, ma da qualche cinquantennio, visto che attraverso i suoi
banchi, anche escludendo le private, sono passati un buon 80% di
italiani che è la maggioranza assolutissima e che se fossero stati
veramente “inculcati” dalla docenza comunista non avremmo ora
Berlusconi e la sua schiera al governo. Né serve fare rilevare che i ministri della
istruzione, dalla fondazione della Repubblica, siano stati sempre
democristiani con esclusione di Luigi Berlinguer e di De Mauro che in
poco più di una legislatura non potevano sicuramente sovvertire
la scuola.
Evidenze così assolute che scoraggia perfino evidenziarle con qualunque
lievito e in qualunque forno. Perchè allora il nostro presidente lancia
questi anatemi contro i professori e la scuola pubblica, a cui fa eco
anche la Gelmini e tutti i suoi parlamentari compresi i deputati ex An,
statalisti per tradizione e cultura? E' un bel problema che però mi
riguarda poco, mentre interessante è capire perchè i suoi elettori,
quelli cioè che votano Berlusconi e il suo partito, non facciano
riflessioni similari e non considerano le evidenti bugie
pronunciate da chi guida la nostra nazione, sia sui professori tutti
comunisti, e sia sull'indottrinamento che si opererebbe nella scuola
pubblica. Non si tratta di essere di
un partito o dell'altro, si tratta solo di fare mente locale su un dato
incontrovertibile e senza scomodare sondaggi, contabilità e numeri: se
fosse vero che i professori inculcano le loro idee di
sinistra, indottrinando i ragazzi, da decenni ci dovrebbe essere
la sinistra al potere. E siccome non è così, anzi è esattamente al
contrario, il presidente dice una cosa non vera.
Sono convinto pure che tutti possiamo dire una menzogna, tranne
chi guida una Nazione perchè ne potrebbe dire molte altre e su altri
fronti anche più delicati, imbrogliando il popolo che lo vota. Per
questo la bugia non dovrebbe avere legittimità legislativa, come accade
in altre parti del mondo, dove al premier la prima cosa che si richiede
è l'osservanza strenua della verità.
Con ogni probabile evidenza il sonno momentaneo della ragione sta
generando mostruosi sogni che prima o dopo al risveglio dovrebbero
volare via, come è presocchè accaduto nel corso della storia dopo
eventi non del tutto edificanti. Non le voglio ricordare, ma questo
accanimento alla contrapposizione ideologica e istituzionale, in un
paese che è nato dalla contrapposizione tra Romolo e Remo, tra guelfi e
ghibellini, tra signorie e comuni, tra nord e sud, tra fascisti e
partigiani non può portare altro che nuove contrapposizioni e quindi
nuovi divisioni con esiti che possono essere anche pericolosi. Non
capisco se l'obiettivo sia questo, ma resta la domanda: coma può
l'elettorato del Pdl non accorgersi che il loro premier afferma teoremi
privi di qualunque fondamento?
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org