La questione è spinosa.
E si può dire che ogni giorno cambia la soluzione che viene caldeggiata
dai piani alti di viale Trastevere. Alla fine la via d'uscita, la più
accreditata e al tempo stesso la più blindata rispetto a futuri, nuovi
contenziosi, sembra essere la prima, la più semplice: dare il via
libera attraverso un decreto ministeriale all'aggiornamento delle
graduatorie dei docenti precari, con la possibilità che rivedano il
punteggio e scelgano anche una nuova provincia di inserimento.
Ma le resistenze non sono del tutto
superate, quelle della Lega Nord e non solo. Il problema è che,
con l'aggiornamento delle graduatorie in una nuova provincia a scelta,
è altamente possibile che tantissimi precari meridionali decidano di
portarsi il loro punteggio, più pesante in termini di titoli o di
servizio, in una provincia dove siano più sostanziose le chance di
spuntare un'assunzione a tempo indeterminato: tutte al
Centro-Nord.
Scalzando tanti altri precari già iscritti, magari provenienti
sempre dal Sud, che in quelle province ci si erano trasferiti da tempo.
Una guerra tra due eserciti, quelli del «pettine» e «no pettine», che è
diventata sempre più una guerra tra poveri che poco ha a che vedere con
le origini territoriali e con le logiche dei partiti.
A rendere poi esplosiva la miscela, la previsione di una imminente
autorizzazione a nuove assunzioni. Stimate tra i 50 mila e le 70 mila,
andrebbero fatte utilizzando proprio le graduatorie che da settembre
saranno pronte. Quelle aggiornate con l'inserimento a pettine. Secondo
una stima ufficiosa, se passasse l'inserimento a pettine, oltre la metà
dei posti che saranno autorizzati per le regioni del Nord andrebbero a
personale del Sud arrivato grazie al cosiddetto pettine. Una situazione
che rende difficile per il ministero prendere una posizione.
L'eventuale intervento normativo di congelamento delle graduatorie,
quello a lungo auspicato dalla Lega Nord, avrebbe bisogno infatti di un
appoggio parlamentare che è arduo al momento poter valutare, dovendo
fare i conti con schieramenti nuovi, che poco hanno a che fare con i
numeri dei singoli gruppi. Ecco perché al ministero si sta facendo
maggioritaria la tesi di dare attuazione sic et sempliciter alla
sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionali le code e ha
previsto l'aggiornamento a pettine. Anche se Mario Pittoni (capogruppo
Lega in commissione cultura al senato) continua a dire: «Per noi il
blocco delle province è prioritario». A pesare negativamente sugli
sviluppi della vicenda graduatorie, il recente parere dell'Avvocatura
generale dello stato. Interpellata sul da farsi dal ministero
dell'istruzione, l'Avvocatura ha detto che non è possibile impedire lo
spostamento di provincia senza una norma di legge ad hoc. E dunque ha
così fatto abortire il progetto di autorizzare per via ministeriale
l'aggiornamento del punteggio, ma rimanendo nella provincia principale
in cui si è collocati. Con decreto ministeriale, dunque, è possibile
dare il via libera all'aggiornamento con cambio di provincia. Tant'è.
Per prendere definitivamente una strada o l'altra restano ormai pochi
giorni. Anche perché l'aggiornamento delle graduatorie è l'atto
propedeutico per tutta una serie di operazioni successive sugli
organici e l'avvio del prossimo anno scolastico. Non ultima la partita
delle assunzioni «su tutti i posti vacanti e disponibili», come ha
detto di aver chiesto al Tesoro il ministro dell'istruzione Mariastella
Gelmini. Per domani è in calendario un vertice con i sindacati.
(da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)
redazione@aetnanet.org