I docenti italiani sono
i piu' soddisfatti della loro professione, ma sono i norvegesi a
ritenere di essere i piu' bravi. Non c'e' solo l'Ocse-Pisa (il test che
misura la preparazione dei quindicenni). L'Ocse testa anche il grado di
soddisfazione degli insegnanti. Ma l'ultima indagine in tal senso e'
rimasta nell'ombra. L'ha tirata fuori la Uil Scuola constatando che
persino il ministero, che ha messo i suoi soldi nella ricerca, non ne
ha dato notizia. L'indagine internazionale Ocse-Talis sull'insegnamento
e l'apprendimento e' stata condotta in 23 paesi del mondo, Italia
inclusa.
ITALIANI I PIU' SODDISFATTI - Sono gli insegnanti italiani quelli
piu' soddisfatti del lavoro svolto in classe. Il 95% dei prof di scuola media dichiara
di essere appagato del proprio lavoro anche in relazione al clima
disciplinare in aula e al rapporto con gli studenti. Nella classifica internazionale gli
italiani registrano 6 punti percentuali in piu' rispetto alla media
(89,6%) seguiti dai colleghi sloveni, belgi, messicani, bulgari e
austriaci. Ad essere i meno soddisfatti sono gli australiani (82,4%) e
poi gli ungheresi, i turchi, i brasiliani e i portoghesi.
MA LA BUROCRAZIA SI MANGIA IL TEMPO - I nostri docenti lamentano di
dover utilizzare il 14% del tempo per mantenere l'ordine in classe.
Piu' alto della media dei 23 paesi e' anche il tempo che e' sottratto
all'insegnamento per espletare troppi adempimenti burocratici (8,8%).
Una situazione che accomuna gli insegnanti italiani a quelli spagnoli.
Il maggior peso negli adempimenti burocratici tocca agli insegnanti
messicani con un carico di pratiche pari al 16,5% del tempo, quasi il
doppio rispetto alla grande maggioranza degli altri paesi.
SIAMO NOI I PIU' BRAVI (DICONO IN NORVEGIA) - Sono i norvegesi a
sentirsi 'piu' bravi'. Gli italiani sono al secondo posto. All'estremo
opposto, si situano i professori coreani e quelli spagnoli.
POCA FORMAZIONE - I docenti italiani esprimono una diffusa domanda di
formazione, superiore di 10 punti alla media dei colleghi delle altre
nazioni. Per loro rappresentano delle priorita': l'insegnamento a
studenti con bisogni speciali (35,3%), l'esigenza di migliorare la
pratica didattica (34,9%), l'accrescimento delle competenze nel proprio
ambito disciplinare (34%).
VALUTAZIONE, SIAMO PRONTI - Una parte dell'indagine Talis e' dedicata
alla valutazione degli insegnanti. Il 13,8% dei docenti dei 23 paesi
esaminati dichiara di non aver ricevuto alcun tipo di valutazione. Per
gli italiani questa percentuale e' del 20%. Sono gli spagnoli, i
danesi, i portoghesi, gli austriaci e gli irlandesi i meno valutati.
Coreani, ungheresi, slovacchi e turchi sono quasi tutti sottoposti a
processi di valutazione.
Per quanto riguarda la valutazione interna quasi la meta' degli
insegnanti italiani e' impegnata almeno una volta l'anno nelle pratiche
di autovalutazione della scuola, livello simile alla media degli altri
paesi. Per quanto attiene alla valutazione esterna oltre il 60% dei
nostri insegnanti non e' mai stato coinvolto Inoltre e' un 'grazie' il
riconoscimento piu' diffuso in Italia. Niente soldi ne' bonus. Quanto
alle esperienze degli altri paesi, la valutazione ha ricadute diverse.
L'incremento della retribuzione e' assolutamente marginale per la media
dei Paesi: si verifica nel 9,1% dei casi, mentre in Italia e'
dichiarato nel 2%. Ma che cosa pensano gli insegnanti di cio' che
accade dopo la valutazione sulla propria scuola? L'indagine si occupa
anche di questo: il 70% dei professori italiani pensa che la
valutazione porti ad 'azioni di aggiornamento o formazione affinche' i
docenti migliorino il proprio lavoro'. Il 40% sostiene che nella
'scuola la revisione del lavoro dei docenti ha scarso impatto sul modo
in cui i docenti insegnano in classe'. Il 33% pensa che la valutazione
venga fatta 'soprattutto per finalita' amministrative'.
(da www.dire.it)
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