Adesso che tutti i
dirigenti sono “sul posto di combattimento” si riflette su quel che ci
sta attorno.
Dai dati comunicati dall’Assessorato regionale sono 31 le scuole
sottodimensionate (ad di sotto di 300 alunni) mentre delle
altre 300 scuole al di sotto dei 500 alunni l’intervento del
dimensionamento appare necessario soltanto in 180 scuole
La Direzione regionale del MIUR in applicazione dell’art. 19 il
D.L. n. 98/2011 relativo alla manovra finanziaria al fine della
razionalizzazione della spesa relativa all'organizzazione scolastica,
ha assegnato 156 reggenze, applicando, non so se realmente per
tutti i casi, il comma che recita: “Alle istituzioni
scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500
unità, ridotto fino a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole,
nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da
specificità linguistiche, non possono essere assegnati dirigenti
scolastici con incarico a tempo indeterminato. Le stesse sono conferite
in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni
scolastiche autonome.”
Ha applicato questo comma, sacrificando anche scuole gloriose e
storiche quali il Convitto Nazionale “Mario Cutelli “ con i
233 anni di storia, l’Istituto d’arte ella ceramica di Caltagirone,
l’Istituto superiore per la moda di Milazzo. Alberi secolari colpiti da
una scure manovrata con gli occhi chiusi.
La Direzione non ha tenuto conto però del comma 4
dell’art.19 dove si legge .
“4. Per garantire un processo di continuità didattica nell'ambito dello
stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012
la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di
primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente
soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite
separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado;
gli istituti compresivi per acquisire l'autonomia devono essere
costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni
site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche
caratterizzate da specificità linguistiche.”
Credo che la valenza giuridica di una legge non può essere sezionata a
convenienza ed il buono e saggio Polibio potrà venirci in aiuto per
risolvere la questione
Nell’ottica del comma 4 dell’art. 19 le Province ed i Comuni si
erano già attivate in vista della ristrutturazione,
dimensionamento e razionalizzazione delle reti scolastiche.
Come un fulmine a ciel sereno il 7 settembre l’Assessore
regionale con una nota di quattro righe ha bloccato
il provvedimento in Sicilia, in considerazione del fatto che il
Governatore della Sicilia ha presentato un esposto-ricorso alla Corte
Costituzionale, invocando l’esame di legittimità costituzionale
dell’art.19 tentando di far valere (anche se troppo tardi!)
l’autonomia della scuola siciliana. Domanda: come mai non è stata
altrettanto bloccata anche l’operazione delle
reggenze diramata con notevole ritardo e proprio il
pomeriggio del 7 settembre, dopo quella dell’assessorato ?.
Forse le leggi valgono secondo le convenienze e gli “utili” da
con-dividere?
La proposta di rinviare di un anno l’operazione del dimensionamento e,
se passa dicembre sarà rinviata di due anni, è nella logica del
“temporeggiatore” . Quasi un… “se ti viene la voglia di lavorare,
siediti e aspetta che ti passa”.
La dinamicità di alcune amministrazioni comunali è stata in parte
mortificata e risponde alle proposte di alcuni (associazioni
professionali e sindacati) che vogliono prendere tempo, senza rendersi
conto che tutto ciò prolunga l’agonia delle scuole “piccole”
senza mezzi, senza risorse e con poco personale.
A nostro parere l’idea del dimensionamento, tarata a 1000 alunni, entra
nell’ottica della managerialità di una piccola azienda che parte con
una base di “risorse umane” di circa 100 docenti e 25 unità
di personale Ata di cui almeno 15 collaboratori scolastici. Tutto ciò
diventa risorsa produttiva e maggiormente efficace se le strutture di
edilizia scolastica consentono di operare in un unico o massimo
due plessi. Quando invece per necessità di numeri di alunni e di
tipologia di servizi la scuola opera in più realtà territoriali, anche
distanti , la produttività viene in parte mortificata, ma rimane sempre
l’unitarietà dell’impostazione didattica nella circoscrizione
territoriale a servizio dell’utenza.
La piccola scuola, anche di montagna, o unica scuola del Paese,
con meno di 300 alunni , spesso per carenza dell’edilizia scolastica è
dislocata in più plessi e si trova, quindi, impossibilitata
ad operare avendo soltanto tre unità lavorative in segreteria e,
magari qualcuna di queste beneficiaria della Legge 104, e massimo
cinque bidelli. Se poi i plessi sono quattro o cinque, qualcuno
di essi dovrà rimanere addirittura scoperto di personale
ausiliario.
La riduzione numerica degli studenti siciliani (3.300 in
meno) è un dato evidente con un trand che continua verso il
calo, per cui non si possono ancora mantenere certi sprechi
e avallare delle situazioni a dire il vero poco
“scolastiche”.
E’ nel dibattito politico regionale di questi giorni la
proposta dei Consorzi dei Comuni, specie di quelli piccoli
e vicini , così come prevede l’art.15 dello Statuto regionale.
Perché non fare altrettanto con le scuole? Anzi potrebbe
essere proprio l’aggregazione tra le scuole del territorio
il segno e l’anima del nascente “Consorzio dei Comuni” ove,
applicando quella che un tempo si chiamava “cultura di rete” si
migliorano i servizi e per la scuola anche la qualità della
formazione.
Oggi tutto ciò è quanto mai urgente e improcrastinabile. Occorre
necessariamente andare in questa direzione se non si vuole affogare nel
fango, che scende imperioso e non guarda in faccia nessuno.
Qualora il tentativo regionale di bloccare il D.L 98/2011 della legge
finanziaria andasse a buon fine cosa succederà nelle scuole rimaste per
un anno affidate alle reggenze?
Le scuole in “reggenza” come spesso capita, vengono abbandonate a
se stesse, il preside reggente “delega” c poteri e compiti al docente
vicario e da quest’anno non dovrebbe avere neanche l’esonero, essendo
scuole piccole e la reggenza è circoscritta alla visita
occasionale o per fatti e interventi indispensabili: collegi docenti,
consigli d’istituto e per gli atti amministrativo-contabili.
Una volta veniva corrisposta un’indennità di missione per la
visita del preside “reggente” e quindi le visite venivano anche
incoraggiate da questo “meritato” compenso aggiuntivo. Con l’abolizione
dei compensi per le missioni, tutto è lasciato al caso e alla “buona
volontà “ – leggasi professionalità del preside reggente.
Si registrano anche dei record di presenze: 6 volte in un
anno. Non so quale beneficio la scuola avrà ricavato da queste sei
visite del preside reggente. Il compenso per la reggenze vien,
invece, canalizzato nello stipendio all’atto della nomina fino al
31 agosto e non conta nè chilometri nè il numero delle presenze.
Non si possono dettare certamente norme rigide e standard
modello di comportamento del preside reggente. Le realtà scolastiche
sono , infatti, molto variegate e ciascun dirigente ha un’idea di
scuola ed una impostazione di metodo e di stile.
Esempi delle reggenze degli anni precedenti presentano lodevoli
modelli ora di continuità a salvaguardia dell’identità della
scuola, ora di repentino salto nel vuoto, con cancellazione totale di
impianto didattico, stile di scuola e di relazionalità tra gli
operatori. “scruscio di scupa nova!”
Chi è stato costretto quest’anno alla mobilità professionale ha
dovuto affrontare l’impatto con una realtà scolastica nuova e non
sempre corrispondente alle proprie impostazioni, mentre però prosegue
come “reggente “ l’azione della scuola di precedente titolarità. Tutto
ciò è un bene o un male ?.
Se il preside ha anche il compito di guida e di promotore della
didattica come fa a seguire e coordinare due gruppi diversi di docenti
, a volte anche di ordini e gradi differenti o
anche di tipologia e di indirizzo?
I docenti sono veramente bravi ed ammirevoli bravi quando, capaci
di “attaccare l’asino dove vuole il padrone” riusciranno a
sopravvivere e a venir fuori dal marasma della confusione.
Alcuni dei nuovi dirigenti – quelli dell’ultimo concorso- trovandosi
nelle scuole sottodimensionate si sentono, guarda caso, “privilegiati”
perché titolari di un diritto di precedenza, rispetto agli altri
colleghi che hanno avuta assegnata una sede anche disagiata, ma nella
norma. La loro mobilità è assicurata ed hanno un anno di tempo per
progettare gli spostamenti. Onore al merito !!!! e alla dea non del
tutto bendata!.
Fioretto
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