Le scuole paritarie
potranno osare quello che è vietato alle statali. Mentre il lavoro nero
nelle scuole è in aumento, una recente circolare del ministero
dell'Istruzione consentirà alle private di formare classi con meno di 8
alunni. Due aspetti che soltanto apparentemente sono separati. Ma
andiamo con ordine. L'altro ieri, sul sito del ministero
dell'Istruzione è comparsa la circolare numero 4334, datata 24 giugno,
che ha per oggetto "scuole paritarie: numero minimo di alunni per
classe". Il direttore generale
Carmela Palumbo spiega che il Tar Lazio, con due diverse sentenze del
2009, ha annullato la disposizione introdotta nel 2007 dal ministro
della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, relativa al requisito del
numero minimo di alunni per classe per il riconoscimento della parità
scolastica.
Il decreto varato da Fioroni quattro ani fa prevedeva che,
all'atto della richiesta di parità, "il gestore o il rappresentante
legale della gestione" dichiarasse "l'impegno a costituire corsi
completi e a formare classi composte da un numero di alunni non
inferiore ad 8, per rendere efficace l'organizzazione degli
insegnamenti e delle attività didattiche". La normativa riguardante le
classi della scuola statale prevede limiti minimi completamente
diversi: 18 alunni per classe nella scuola dell'infanzia e alla media,
15 alla primaria e addirittura 27 al superiore.
Nel 2008, alcune associazioni di scuole non statali -
Aninsei, Fiinsei, Filins - si sono rivolte
ai giudici amministrativi chiedendo la cancellazione del comma in
questione. L'anno dopo, nel 2009, il Tar si è espresso a favore dei
gestori delle paritarie. Ora, visto che il ministero dell'Istruzione
non si è appellato, le due sentenze sono passate in giudicato e
"considerata la necessità di dare ottemperanza al giudicato formatosi
sulle predette sentenze", il ministero invita i direttori regionali a
tenere conto "in sede di riconoscimento della parità scolastica,
dell'annullamento" della lettera f, comma 6, dell'articolo 1 del
decreto ministeriale 267 del 2007: quello che prevedeva la formazione
di corsi completi e con classi di almeno 8 alunni.
Quest'ultimo parametro era stato imposto perché, con un numero
inferiore di alunni per classe, le rette richieste ai genitori non
consentono ai gestori di pagare neppure gli insegnanti. Del resto, sono
tantissime le denunce di docenti di scuole paritarie che lavorano per
il solo punteggio, senza nessuna retribuzione o con un compenso
risibile. Ieri mattina, l'Istat ha pubblicato i dati sulla "misura
dell'occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale": il
cosiddetto lavoro nero. Fra le attività economiche che si avvalgono di
lavoro nero c'è anche l'istruzione, dove gli occupati dipendenti
irregolari sono in aumento: più 10,5 per cento dal 2008 al 2009. Un
dato che è presumibilmente da associare alle sole scuole non statali,
visto che quelle pubbliche non possono avvalersi di insegnanti
"irregolari".
(da La Repubblica)