Scrivo per concludere la rabbia in parole, circoscriverla.
Ieri ho partecipato a un concorso, quello dei presidi, che, dalle Alpi a Portopalo, si è svolto secondo linee guida "discrezionali".Iniziamo con il librone famigerato dei 5000 quiz.Sul foglio con le istruzioni c'era scritto che potevi lasciarlo sul banco, lasciando intendere che potevi portarlo con te e dunque consultarlo.Bene: da un lato c'è chi è uscito con il trofeo sotto braccio, dall’altra c’è chi si vanta di essere stato ligio alle consegne.Ma quali consegne e con quali sorveglianti?In ogni aula sono state date consegne differenti.Chi erano i sorveglianti? Docenti e personale Ata, imbarazzatissimi nel dover riprendere i concorrenti più scalmanati, colleghi, alcuni titolati.I concorrenti? Pronti in alcuni casi, là dove la situazione lo permetteva, a lavorare allegramente in gruppo, leggendo le domande, disturbando gli altri candidati che si sforzavano vanamente di recuperare un briciolo di lucidità, dopo quasi cinque ore di snervante attesa.Ecco, si, l'attesa, anche questa arbitraria.Tappati nelle aule già seduti nel proprio banco per ore prima di poter iniziare o in giro per i corridoi, sempre a discrezione.Mentre per due ore i test erano già dentro le scuole. Viene da chiedersi: c'è del marcio in Danimarca? No, in Danimarca non più, in Italia forse.Succede poi che una collega, durante la prova, urli in una classe: “Ho sbagliato!” Scatta in un pianto silenzioso e isterico, ma prosegue.Mentre in un' altra aula, si dice, che un collega abbia avuto un altro foglio. E non era possibile averlo.Poi suona la campana finale.In alcune classi tutti docenti si alzano e lasciano sul banco penna e foglio risposte, come da indicazione.In altre ci si affolla a completare alla faccia dei colleghi più corretti che si sono alzati e sono andati via.Insomma, augurando ogni bene a chi ha avuto maggiore lucidità, memoria e fortuna per accedere al destino dignitoso del ruolo per cui si concorre, vi invito a chiedervi: ma veramente ora con un 80/100 stabilito in questo modo ridicolo vi sentite all' altezza della situazione? Ve la sentite di concorrere per dirigere una scuola e stabilire metodi di valutazione e di insegnamento efficaci quando vi siete sottoposti a questa beffa? Siamo stati tutti indignati in questi anni per il mancato rispetto di diritti e regole. E adesso?”
Grazia Loria, docente, Catania.
C'è che la parola "serio" dovrebbe essere oggetto di tesi di laurea per ciascun essere umano che voglia far l'insegnate.
C'è che la parola "serio" dovrebbe riguardare ogni processo di valutazione, preparazione e immissione in un ruolo: sia quello di docente sia quello di insegnante, sia quello di cittadino.
C'è che in alcuni paesi, la Finlandia tanto per non far nomi, pochi sono quelli che decidono di fare i docenti perché il percorso per diventare docente è così faticoso, lungo, ponderato, posto a esame così tante volte che solo uno su dieci abilitati e tirocinanti viene riconfermato nel ruolo. Figurarsi per dirigere una scuola. E la “colpa” non è tanto del furbo che “ce prova” ma del sistema che glielo permette e dell’occhio che fa finta di non vedere. C'è che questa ricreazione sta durando da troppo tempo, così come le discolpe, e i "tutto va bene", sarebbe l'ora di finirla e di suonare la campanella. Giusto per tornare ad essere "seri". C’è che abbiamo ben poco da indignarci sabato mattina, a combattere contro banche e finanza per quelli che stanno più sù, se non ci indigniamo per quelli che ci stanno accanto e per noi stessi, convinti che tanto, “nel siamo tutti uguali”, nessuno se ne accorga. Perché no, qualcuno se ne accorge e fotografa le cose per come sono: illegali e la misura potrebbe essere già colma da tempo. Invece andiamo avanti, sempre più esterefatti.
Per come la vediamo alcuni di noi, questo concorso, in questi termini, con tutto quello che lo ha preceduto e per come si sta svolgendo, non s'aveva da fare e non s'ha da fare. Lo abbiamo scritto, detto, ridetto, segnalato. Diventa la metafora del ministero guidato dalla Gelmini: inqualificabile.
L’indignazione non è solo un movimento in verticale, dal basso verso l’alto. E' bene cominciare a guardarci intorno e dentro: per onestà, per correttezza, per serietà. C'è chi la manifesta a voce alta, scendendo giustamente in piazza, organizzando presìdi e c'è chi con silenzio e fermezza prepara un bel ricorso contro un arraffazzonatissimo concorso per presidi. In nome del rispetto delle regole e dell'indignazione.