Gli italiani
hanno aperto un grande credito di fiducia al governo Monti e la nuova
compagine di governo ha suscitato grandi aspettativa non solo in campo
economico. Ad esempio, il nuovo ministro dell'Istruzione, Profumo,
dovrà farci capire cosa intende fare concretamente per scuola,
università e ricerca, aree che, forse più di altre, hanno pagato
l'accanimento ideologico del governo Berlusconi. Il ministro ha
ricevuto rappresentanti degli studenti, dimostrando una sensibilità del
tutto sconosciuta al suo predecessore, ma anche se il cambiamento di
stile è uno dei tratti più apprezzato del nuovo governo, questo da solo
non può
bastare.
E' stato ripetuto il solito ritornello: «i soldi non ci
sono», un mantra che può nascondere molte insidie come la Gelmini ha
ampiamente dimostrato. Nessuno si aspetta miracoli e, quindi, non si
sta chiedendo al neo-ministro di usare la bacchetta magica per
rimettere a posto i cocci prodotti dalla contro-riforma Gelmini. Ma
qualche segnale di discontinuità e di inversione di rotta, non solo
sarebbe apprezzato, ma è il minimo che ci si può aspettare da chi, come
Profumo, conosce bene il mondo dell'Università e della Ricerca.
Con pochi soldi si può dare un segnale concreto per affermare il
diritto allo studio: per esempio ristabilendo il fondo per i libri di
testo scolatici gratuiti. Per l'università raddoppiare gli stanziamenti
pubblici per le borse di studio, ignobilmente mutilato dal precedente
ministro, potrebbe essere un buon punto di partenza per far sparire la
figura di «idoneo non vincitore» che è un esempio lampante di
valutazione del merito «alla Gelmini».
Poi c'è il problema della precarietà dei ricercatori e, anche su
questo, si potrebbe cominciare a dare segnali, mettendo in campo
politiche di allargamento della democrazia e di riduzione delle figure
precarie nell'università e negli enti pubblici di ricerca.
Infine, c'è un intervento che non costa nemmeno un euro anche se può
essere assai più difficile. E' quello di tagliare ogni elemento di
continuità con la precedente gestione Gelmini a cominciare dalla nomina
dei sottosegretari.
Sarebbe mortificante per un governo tecnico, che vuole affrontare i
problemi del paese superando i limiti della partitocrazia, dover
accettare la logica dei veti incrociati e delle indicazioni delle
segreterie dei partiti. (diUmberto Guidoni da
http://www.diariodelweb.it)
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