Scuole
pubbliche con insegnanti sempre più attempati. Il quadro 2011 della
situazione al di là della cattedra tratteggiato dalla Fondazione
Agnelli nel Rapporto sulla scuola in Italia 2011 parla chiaro: età
media dei docenti di ruolo nelle scuole elementari 49,3 anni, che sale
a 51,8 alle scuole superiori e tocca i 52,1 alle medie. Inoltre,
nessuna certezza di ritrovare lo stesso professore per due anni di
seguito: non resta nella stessa scuola il 22% dei docenti delle
elementari, il 30% dei prof delle superiori e il 35% di quelli delle
medie. Una giostra, spesso precaria. Ma cosa attende
i ragazzi tra i banchi nel 2012? I dati Miur segnano un trend negativo:
calo del precariato (con il 14,9% nel 2010-2011 contro il 17,9% del
2006-2007) ma ciò soprattutto a causa della diminuzione complessiva dei
professori (circa 57mila in meno nel triennio 2008-2011). Sul fronte
età si è espresso il neo ministro Francesco Profumo: «Voglio riaprire
la scuola ai docenti giovani ed evitare di bloccare una generazione di
neolaureati che oggi non ha alcuna possibilità di ottenere una
cattedra».
E ha annunciato un prossimo concorso, che mancava dal 1999: ogni anno
12500 posti verranno coperti attingendo dalle graduatorie ad
esaurimento (elenco di 240 mila docenti abilitati in tempo per
l'inserimento in lista), altri 12500 attraverso il concorso per gli
abilitati più giovani arrivati più tardi o che si abiliteranno seguendo
il nuovo "Tirocinio formativo attivo" di prossima partenza, varato con
decreto d'uscita dal ministro Gelmini. In tutto si stimano circa 300
mila aspiranti concorrenti. Per non più di 20-25 mila posti
all'anno.
Cosa dice l'Associazione genitori scuole cattoliche
«Il bilancio dell'anno appena trascorso è positivo in termini di lavoro
all'interno della scuola, tra le scuole e all'interno del sistema
nazionale di istruzione». Maria Grazia Colombo, presidente nazionale
Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), carattere ottimista,
si esprime a tinte chiare nonostante il generale periodo fosco. «Questo
è un momento precario non solo dal punto di vista economico, ma anche
relazionale e morale: la parola educazione è all'ordine del giorno e
come genitori siamo chiamati ad andare a fondo e a offrire proposte
credibili ai nostri ragazzi. La scuola è il luogo nel quale ci si
incontra, luogo di integrazione e collaborazione». E di sinergia tra
pubblico e privato: «Siamo in stretta collaborazione con le altre
associazioni dei genitori delle scuole statali per un lavoro il più
possibile unitario».
Prospettive future? «Questo è il terzo ministro che vedo e con cui
lavoro: noi siamo avvantaggiati perché partiamo da una posizione
educativa che è trasversale, abbiamo il polso della situazione, un
occhio clinico sui ragazzi». Nodi da sciogliere in futuro? «Dare
maggior autonomia al sistema scolastico statale, dove rischia di
prevalere la burocrazia sulla creatività didattica, mortificando i
docenti». E poi: spazio alla valutazione, effettiva autonomia di tutti
i presidi anche nel reclutamento (come avviene nelle scuole paritarie)
e più giovani abilitati.
Una scuola da riorganizzare
Nel 2012 la scuola italiana sarà investita da una profonda
riorganizzazione: i genitori avranno nuovi punti di riferimento in
segreteria, con buona probabilità un nuovo dirigente scolastico a cui
rivolgersi. Tutto nel segno del risparmio. Il contenuto è in
poche righe, tre commi dell’articolo 19 della legge del 15 luglio 2011
n. 111 “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria": tutte
le istituzioni scolastiche del 1° ciclo dovranno essere accorpate in
istituti comprensivi; i nuovi e i vecchi istituti comprensivi dovranno
avere almeno 1.000 alunni; le micro-istituzioni scolastiche con meno di
500 alunni non potranno avere un dirigente titolare e un direttore
amministrativo (il numero è fissato a 300 per le scuole situate in
comuni montani, piccole isole e territori caratterizzati da specificità
linguisica), ma saranno affidate in reggenza a un altro dirigente.
Una contrazione di organico di circa 3.180 posti per i presidi (-30%),
di circa 1.130 posti per i direttori amministrativi (-11%), di circa
1.100 posti per gli assistenti amministrativi, con una riduzione nella
spesa per la rete scolastica quantificabile complessivamente in circa
200 milioni di euro all’anno (fonte: Tuttoscuola). A ciò si è aggiunta
la legge di stabilità 183 del 12 novembre scorso, che ha ritoccato al
rialzo il numero di alunni utile a garantire un preside di ruolo: 600
alunni invece di 500, 400 invece di 300 (per le realtà d montagna,
etc..). Aumentano così le scuole interessate dal processo di
accorpamento: 3.138, rispetto alle 1.812 previste con i precedenti
parametri. Contrazione di posti, dunque. Che fine sarà destinata,
allora, ai 2.386 nuovi dirigenti vincitori del concorso a preside
attualmente in corso, che si dovrebbe concludere proprio l'anno
prossimo?
(da http://www.famigliacristiana.it)