Il percorso educativo dei sordi cambiò radicalmente con
la legge 517 del 1977 che stabilì l’abolizione di scuole speciali e
classi differenziali e la possibilità di inserimento nelle classi
normali di bambini disabili con la presenza di insegnanti specializzati
per il sostegno. Questa importante legge ha dato l’avvio al superamento
della separazione dei percorsi educativi dei soggetti con disabilità ed
il loro definitivo inserimento in classi miste. I genitori dei bambini
sordi e disabili avevano la possibilità di scegliere per i propri figli
dei percorsi scolastici normali o delle scuole speciali per sordi. Dal
momento che il 90% dei genitori dei bambini sordi è udente si può
comprendere che la maggior parte dei genitori scelse l’inserimento
nelle scuole per udenti per favorire un reale processo di integrazione
e di socializzazione e cercare di marginalizzare l’evidenza del deficit
sensoriale. Rimasero nelle scuole speciali solo i soggetti considerati
difficili, che potevano presentare, oltre alla sordità, altre
problematiche o disabilità.
A partire dagli anni ‘90 le scuole speciali italiane si sono aperte
alla presenza di alunni udenti e si è cominciato a parlare di
educazione bilingue ovvero quella in cui il bambino sordo è esposto a
due lingue (lingua dei segni e lingua parlata e scritta) in contesti
separati o da due fonti diverse (es. scuola e famiglia oppure madre
sorda e padre udente) e educazione bimodale cioè una situazione in cui
il bambino sordo è esposto contemporaneamente alla lingua parlata e dei
segni. Quest'ultimo è il caso di insegnanti, logopedisti e genitori
udenti che usano forme di Italiano Segnato o Italiano Segnato Esatto.
Mentre nella situazione bilingue le due lingue vengono utilizzate
separatamente e rimangono integre, in quella bimodale spesso
interferiscono tra di loro creando una forma di lingua mista. Sono
poche le scuole che oggi hanno adottato il metodo bilingue e, anche se
oggi i dati dell'analfabetismo tra i sordi siano nettamente calati dal
momento che la maggioranza dei sordi finisce la scuola dell'obbligo e
spesso arriva a frequentare l'università, essi si trovano comunque
spesso in una situazione di svantaggio culturale rispetto agli udenti
per la loro scarsa conoscenza della lingua scritta. I metodi educativi
sono pertanto in evoluzione e necessitano di nuovi orientamenti teorici
e di nuove sperimentazioni educative.
Se da una parte è evidente il merito della legge che ha aperto la
strada all’integrazione, dall’altro lato, a detta di molti, si è
determinato un innegabile svantaggio per i bambini sordi che si sono
ritrovati in una situazione di isolamento effettivo dentro le classi di
udenti, dal momento che è venuto a mancare la possibilità di rapporto e
comunicazione con gli altri bambini sordi e di conseguenza la loro
interazione e lo scambio esperienziale ed emozionale che determina un
importante fattore di sviluppo cognitivo e psicologico, oltreché
linguistico e sociale. Anche se molti educatori ritengono che solo
l’incontro con il mondo dei normodotati può aprire ai sordi enormi
possibilità e potenzialità di apprendimento cognitivo e culturale e di
inserimento sociale in grado di creare modelli comportamentali utili
per il loro futuro.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it