Le voci si erano
fatte insistenti da qualche giorno, tanto che il provvedimento era
atteso già per oggi consiglio dei ministri. Non un intervento dì
gestione ordinaria, ma una riforma vera che incide sui finanziamenti
agli istituti e sulle supplenze. E soprattutto sulla durata della
scuola: un anno in meno, tutti all'esame di maturità non più dopo 13
anni tra i banchi (se fila tutto liscio e non ci sono bocciature), ma
12. Come del resto già avviene in tanti paesi europei, dalla Francia
alla Germania, dove la scuola dura meno eppure i profitti dei ragazzi,
come testimoniano ricerche nazionali e internazionali, sono di gran
lunga preferibili a quelli italiani. La riforma in un disegno di legge
con interventi di riordino del sistema di istruzione che è atteso entro
fine gennaio a Palazzo Chigi. Accorciare la durata del percorso
scolastico di un anno è materia assai spinosa, sulla quale inutilmente
si sono esercitati già due ministri, Luigi Berlinguer, centrosinistra,
e Letizia Moratti, centrodestra. Perché significa ridisegnare programmi
e organizzazione. E ha il prevedibile effetto di tagliare anche il
fabbisogno di docenti, dirigenti, bidelli e amministrativi: sono dai 60
ai 70 mila i lavoratori che , secondo fonti ufficiose, rischierebbero
di essere di troppo con un anno in meno di scuola.
La tanto contestata riforma Gelmini, stilata nelle manovre di
contenimento dei conti pubblici degli ultimi tre anni dall'ex ministro
dell'economia, Giulio Tremonti, di posti di organico ne ha tagliati 100
mila. Ieri, alla vigilia del consiglio dei ministri, sono arrivati i no
della FlcCgil («si faccia attenzione, si rischiano ulteriori tagli,
bisognerebbe evitare di annunciare ogni giorno cambiamenti senza una
verifica sulle possibilità reali di raggiungere risultati concreti,
così si crea molta confusione e incertezza») e della Cisl scuola (»Su
temi come i percorsi di studio non si può improvvisare, né ripescare
proposte che già hanno mostrato tutti i loro limiti»). Mentre dal Pd
sono giunti, per bocca della responsabile scuola Francesca Puglisi, i
primi timidi sì. La materia è incandescente e nello stesso Pd non tutti
sono dello stesso avviso. Al
ministero ieri si è deciso per un rinvio: il disegno di legge arriverà
a fine gennaio. Una decina di giorni di tempo in più per trovare la
quadra. Il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, vuole evitare
di andare in parlamento con un provvedimento ambizioso ma affondabile. E
così ieri sera da viale Trastevere giungevano messaggi distensivi: non
esistono al momento provvedimenti definiti, era il tam tam che
liquidava come mera ipotesi di lavoro i contenuti dell'articolato in
circolazione. Berlinguer aveva
indicato nella scuola primaria quella da mettere a dieta: tra
elementari e medie non più otto anni ma sette. La Moratti invece
andare a incidere sulle superiori. I due modelli comportano comunque un
diverso modello di approccio al mondo del lavoro, all'università e agli
istituti professionalizzanti. C'è poi lo spettro dei tagli al personale
che alcuni, come il Pd, vorrebbero recuperare in termini di maggior
tempo pieno e corsi di recupero contro i ritardi e la dispersione
scolastica. Nella proposta di riforma, secondo quanto risulta a
ItaliaOggi, anche un intervento sugli organici dei docenti che
diventerebbero funzionali, garantendo così alle scuole o reti di scuole
una stabilità triennale del personale a cui attingere anche per le
supplenze, senza più il balletto dei precari e di contratti di breve
durata. Apertura inoltre a finanziamenti privati per l'edilizia
scolastica sul modello del project financing.
(da ItaliaOggi di alessandra ricciardi)
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