
"È cambiato il mondo in cui viviamo. Globalizzazione e tecnologie dell'informazione in pochi anni hanno trasformato radicalmente la condizione umana. Le conseguenze per la scuola - continua in un altro passaggio Ceruti - sono state immediate e dirompentili. Nella sua esperienza quotidiana extrascolastica, lo studente acquisisce una miriade di informazioni e incontra una molteplicità di culture diverse. Ma tutto ciò accade in modo frammentario, senza filtri interpretativi e senza prospettive educative in grado di unificare le molteplici esperienze di ogni studente. Di fronte a questa situazione, forte è la tentazione di ridurre la finalità della scuola alla semplice trasmissione di alcune tecniche e di alcuni frammentati saperi, rinunciando ai suoi compiti educativi e formativi. E forte è la tentazione, appunto, di una concezione del merito, inteso come puramente individuale, indipendente dai contesti e dalle relazioni". Ma, sottolinea Ceruti: "L’apprendimento non corrisponde a una trasmissione astratta di contenuti e non si dà apprendimento senza una continua socializzazione, che è appunto la condizione irrinunciabile dell’apprendimento". "Compito della scuola, quale comunità educante, è di sostenere gli studenti nella capacità di dare senso alla varietà delle loro esperienze, scolastiche ed extrascolastiche, di ricomporre la frammentazione delle informazioni cui hanno accesso, di integrare e unificare lo sviluppo della loro formazione culturale. Compito della scuola è di consentire a tutti gli studenti di acquisire le competenze necessarie allo sviluppo personale, all’integrazione sociale e alla vita professionale, nel quadro di un apprendimento che possa durare e persino intensificarsi lungo il corso della vita. Oggi più che mai, come entrando nel merito già sosteneva Montaigne, compito della scuola è formare "teste ben fatte", non "teste ben piene".
E ancora scrive Ceruti: "Nella società della conoscenza, ancor più inadeguata risulta dunque l'idea che il merito emergerebbe da una competizione a "somma zero": “vinco io” (prestigio, vantaggi economici, strada spianata), “perdi tu” (lasciato solo, dato che ci sono sempre meno risorse). Il rischio è che questa idea di merito risulti rapidamente fatale innanzitutto per il sistema formativo stesso, poi per il mondo del lavoro e alla fine per la vitalità dell’intero paese, producendo l’estromissione di molti giovani da un autentico processo formativo e producendo conformismo, standardizzazione e chiusura degli stessi contesti di eccellenza. Tutte le comunità eccellenti e creative, ristrette o ampie che siano, mostrano al contrario che l’eccellenza e la creatività o sono diffuse oppure non sono affatto"
maria.calabretta@senato.it