Dacci
oggi la riflessione quotidiana (04 luglio 2013)
L'Italia ha
adottato tutte le misure necessarie per garantire un adeguato
inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro?
BRUXELLES - La Corte di giustizia Ue ritiene che l'Italia non abbia
adottato tutte le misure necessarie per garantire un adeguato
inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro e la invita
a porre rimedio a questa situazione al più presto. E' quanto stabilisce
la stessa Corte in una sentenza emessa oggi.
Per la Corte, l'Italia "é venuta meno agli obblighi" derivanti dal
diritto comunitario a causa di un recepimento incompleto e non adeguato
di quanto previsto dalla direttiva varata alla fine del 2000 sulla
parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
Una norma con la quale è stato stabilito un quadro generale di
riferimento per la lotta alla discriminazioni delle persone
diversamente abili. I giudici europei hanno in sostanza accolto i
rilievi mossi all'Italia dalla Commissione Ue nella procedura
d'infrazione conclusasi con il deferimento alla Corte di giustizia del
nostro Paese poiché ha ritenuto insufficienti le garanzie e le
agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione
dalla normativa italiana. In particolare, secondo Bruxelles, le norme
nazionali non riguardano tutti i disabili, tutti i datori di lavoro e
tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro. Inoltre, l'attuazione
dei provvedimenti legislativi italiani è stata affidata all'adozione di
misure ulteriori da parte delle autorità locali o alla conclusione di
apposite convenzioni tra queste e i datori di lavoro e pertanto non
conferisce ai disabili diritti azionabili direttamente in giudizio. La
Corte ha ora stabilito che gli Stati membri devono prevedere l'obbligo,
per i datori di lavoro, di adottare provvedimenti efficaci e pratici
(sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la
ripartizione dei compiti) in funzione delle esigenze delle situazioni
concrete, per consentire ai disabili di accedere a un lavoro, di
svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza
tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato. Dopo aver
esaminato le varie misure adottate dall'Italia per l'inserimento
professionale dei disabili la Corte ha concluso che tali misure, anche
se valutate nel loro complesso, non impongono a tutti i datori di
lavoro l'adozione di provvedimenti efficaci e pratici, in funzione
delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili,
che riguardino i diversi aspetti delle condizioni di lavoro e
consentano loro di accedere ad un lavoro, di svolgerlo, di avere una
promozione o di ricevere una formazione.
Ansa.it