Dacci
oggi la riflessione quotidiana (29 luglio 2013)
Non c’è un tempo per essere maestri,
perché i nostri alunni non sono a tempo. Sei d'accordo che chi insegna non
può
andare in vacanza?
Apriamo le scuole d’estate!
Non c’è un tempo per essere maestri. Chi insegna non può andare in
vacanza perché i nostri alunni non sono a tempo. Fuori dalla scuola
restano i nostri ragazzi. Chi fa il nostro mestiere non è uno che sta
alla catena di montaggio dell’istruzione: le lezioni non sono solo
quelle in classe ma continuano nella vita di tutti i giorni quando
incontriamo i nostri alunni ed ex alunni per strada, al pub, in
biblioteca, allo stadio.
Ecco perché dovremmo tenere aperte le nostre scuole anche d’estate. Non
per restare in classe ma per partire con i nostri ragazzi. Mentre
scrivo sto accompagnando con don Matteo e don Enrico, un gruppo di
settanta ragazzi delle parrocchie di San Paolo d’Argon e Cenate
(Bergamo) in un viaggio in Puglia sulle orme di don Tonino Bello ma
anche all’Ilva di Taranto. Sono quelli che definiamo svogliati, senza
entusiasmo, parassiti, passivi, vuoti. Giovani che hanno scelto di
trascorrere le loro vacanze incontrando Nichi Vendola, il sindaco di
Bari Michele Emiliano, i testimoni dell’eredita’ di Don Tonino Bello.
Ragazzi che potrebbero essere i miei ex alunni che hanno deciso di
capire meglio cosa accadde sotto le ciminiere dell’Ilva, vivendo
qualche giorno nel quartiere Tamburi respirando la stessa aria di chi
abita in questa terra coperta dalle ceneri di morte. Forse dovremmo
pensare a non lasciare sole le parrocchie nel compito di far conoscere
ai nostri giovani le ferite dell’Italia ma anche i volti dei tanti che
ogni giorno combattono per ridare speranza ad un Paese diventato
“straniero” per i nostri alunni costretti spesso ad abbandonarlo.
Alla scuola spetta il compito non solo di istruire ma di educare alla
vita. Insegnare è segnare le strade, indicare loro le possibili vie. La
scuola italiana oggi è solo preoccupata di suonare la prima e l’ultima
campanella senza preoccuparsi di cosa fanno i nostri ragazzi una volta
usciti dall’aula. Potrebbe essere un modo per impiegare i docenti di
ruolo nei mesi di luglio o anche una soluzione per non lasciare i
precari a casa, disoccupati, per due mesi.
Una scuola in viaggio, un’istruzione che spalanca le porte delle classi
portando i nostri ragazzi a conoscere il quartiere di Scampia a Napoli,
il lavoro di Ciro Corona alla Vele; il sudore dei ragazzi delle
cooperative che seminano nei terreni confiscati alla mafia in Sicilia o
in Campania; il dramma di chi vive nelle nostre periferie; le
testimonianze che raccontano luoghi come il Vajont, Marzabotto o
Portella della Ginestra.
Alex Corlazzoli - Ilfattoquotidiano.it