Ho pensato,
leggendo quelle righe, al discorso di Renzi dopo il suo clamoroso successo
alle primarie, un discorso ormai celebre. Parlando della scuola e della
necessità di riformarla, riportandola al centro delle attenzioni del
governo, il neo segretario PD è ricorso a un tema molto in voga nei
discorsi sull’istruzione: quello della perdita di prestigio degli
insegnanti che quando rimproverano o sanzionano un alunno vengono
attaccati dai genitori, mentre un tempo i genitori stavano saggiamente
sempre dalla parte dei docenti. E’ un ritornello che si sente
continuamente al bar, sul tram, in spiaggia. Certo ci sarà del vero,
come in tutti i luoghi comuni, ma che questo possa diventare il simbolo
dei problemi dell’educazione in un paese che ha l’obbligo scolastico
più basso d’Europa non mi pare opportuno, anzi forse è fuorviante.
Scegliamo dei temi più seri, più ampi e profondi se davvero abbiamo a
cuore il futuro della scuola. Come si può immaginare, infatti, che dei
cittadini, magari pure un po’ rozzi, abbiano rispetto e stima degli
insegnanti se il primo a non mostrare alcun rispetto, a trattarli come
carne da cannone è proprio lo Stato? E’ su scelte come queste che
voglio vedere e giudicare le reali intenzioni e capacità di Renzi. A
cui mi permetto di segnalare un dato.
Se non sbaglio – e vorrei sbagliarmi – è tuttora in vigore quella norma
che decurta dallo stipendio degli insegnanti il primo giorno di
malattia. Si tratta di una norma nata nel delirio brunettiano sui
fannulloni e ovviamente accolta con piacere dal duo Gelmini-Tremonti,
una norma oscena, indegna di un paese civile, una cosa che grida
vendetta, che merita ampiamente tutte le possibili forconate e dovrebbe
sparire immediatamente dalla vita scolastica per occupare un posto solo
nella pattumiera della storia, come ricordo di un’epoca buia. Ecco,
Renzi, ora che è il responsabile del maggior partito della maggioranza
di governo, nonché della sinistra, chieda subito di cancellarla quella
norma, lo faccia senza indugio, senza se e senza ma, senza fare
chiacchiere ma dimostrando con i fatti che idea ha della scuola.
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