"Carnaluvari
vattinni a Minìu, làssami fari la me' quarantana, poi veni
Pasquuzza, cori miu, e ni mangiamu pasta ccu la zafarana". Nei
giorni
felici del carnevale di Misterbianco di 'na vota, Mineo rappresentava,
per noi ragazzi, un luogo fantastico e irraggiungibile, popolato da
fate e maghi, intrecciato di fiabe e incantesimi... Da grande, poi, ho
"scoperto" che Mineo era "solo"... un paese in "carne e ossa", fatto di
case, chiese e viuzze inestricabili da far girare la testa! Ma nei
nostri "sogni carnascialeschi", Mineo è rimasto per sempre... un luogo
fantastico e irraggiungibile...
Poi, "all'apparir del vero", nei primi anni d'insegnamento, ho
"incontrato" Mineo, luccicante e silenzioso, assorto nel sole del primo
mattino, mentre, ogni giorno, percorrevo la "Catania-Gela" per andare a
scuola; ricordo, che veramente sembrava "un vecchio addormentato",
disteso, com'era, ai confini meridionali della Piana di Catania, tra il
giallo pagliericcio delle spighe e i pochi giardini ancora
verdeggianti, rimasugli dei bei tempi, quando i nostri vecchi contadini
credevano ancora di produrre frumento e arance pigmentate rosse da
esportare al nord.
E, in cuor mio, amavo quel paese, anche se non c'avevo mai messo piede,
l'avevo "visitato" soltanto con la fantasia... nei giorni di Carnevale,
o
nelle pagine dei suoi poeti, che l'avevano descritto minuziosamente, o,
ancora, nei manifesti pubblicitari del "Natale nei vicoli", la gioiosa
manifestazione che vi si svolgeva ogni anno, durante le festività
natalizie, con presepi e iniziative culturali di elevato valore
artistico.
Finché un bel mattino, con alcuni colleghi,... m'inerpicai tra le sue
strade, un miscuglio di curve e di alture freddate da raffiche di vento
e di ombre sfuggenti e, dopo quasi un'ora, arrivai al centro abitato.
Ma Mineo non è solamente un paese della Piana di Catania, è,
soprattutto, un'idea, una metafora, una storia antica, una memoria
viva, un desiderio ardente di esternare cultura, arte e rimembranza
attiva e vivifica per l'intera Sicilia. Mineo, piccolo e antico paese
del Calatino, è patria di poeti, letterati e santi. Tra i suoi vicoli
ebbero i natali Luigi Capuana, Giuseppe Bonaviri, Paolo Maura, e tanti
altri. Mineo è stato, un tempo, anche capitale del Regno di Sicilia.
D'altronde, come ebbe modo di dire lo scrittore menenino, Giuseppe
Bonaviri, «Mineo ha sempre favorito la nascita di poeti e pensatori tra
contadini e artigiani: per tradizione, per clima, aure, venti, fasce
elettromagnetiche terrestri, lunari, solari, metabolizzati per
fantasiose spirali di acidi desossiribonucleici».
Quel giorno ero andato a Mineo per visitare i presepi, nascosti negli
anfratti e nei cortili del paese antico, tra stoppie di vitigni e
belati di pecore, nutriti dalle massaie, per latte e per compagnia dei
padroni. Ed il paese era così, come l'avevo sempre sognato, tra il
silenzio polveroso di Ducezio, il re dei Siculi, che ancora adorna le
storie e le pietre di quassù, un miscuglio di rutilanti viuzze in
saliscendi e le smangiate facciate, in stile rococò, di palazzi e
chiese che ancora fanno bella figura e che testimoniano il gusto e le
virtù d'un tempo passato.
E giunto al bar della piazza, inaspettatamente, qualcuno mi riconobbe
che ero stato ragazzo. "Angelo, mi ricordo di te, puntuale e timido,
sulla strada per Poggio Croce", quando, vestito d'ingenua speranza, mi
imbarcavo, ogni mattino, sull'autobus della Circumetnea, alla volta di
Catania, la città delle donne e del futuro. Dopo tanti anni, incontrare
la mia giovinezza a Mineo, in un tacito e gelido giorno d'inverno, tra
volti sconosciuti e gioiosi, in luoghi ignoti e lontani, è stato,
sicuramente, un incredibile gioco della vita. Erano anni che non
pensavo più alla scuola di Catania, ai miei compagni di banco che mi
svelavano la vita beffarda della città, alle corse furtive ppi taliari
"quei" vicoli opachi di fuliggine e di segatura, alle fermate
dell'autobus di piazza Roma, sempre piena di cortei e di ragazze al
sole, al gusto aspro di spremuta "condivisa" al chiosco, alle lezioni
di geometria e di sintassi che mi avrebbero aperto strade inconsuete...
e
ai miei compagni di scuola... Chissà dove sono adesso!? Quale vita
hanno
incontrato!? Come hanno vissuto!?
Mille domande mi balzavano in mente, tanti ricordi m'inseguivano il
cuore. Ma non temevo nostalgie, sospiri, nascondimenti. Troppo è già
vivere.
Poi, preso dalla vita, ho quasi dimenticato quel fantastico paese,...
che
solo adesso ho ritrovato, quassù,... su facebook! E qualche tempo fa,
invitato da un'amica, ci son ritornato a Mineo, con mio nipote e il mio
amico-mentore, per partecipare ad una manifestazione in ricordo delle
vittime del lavoro, ma stavolta,... nelle straduzze, nei palazzi, nelle
chiese, in piazza Buglio, nel bar,... non c'è stato più nessuno a
ricordare la mia giovinezza...
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it