Piemontese, nata da
genitori cinesi: diventerò ricercatrice - TRENTO - Non chiamatela
cervellona: «Ma no, non sono la più brava neanche nella mia classe al
liceo». Casomai, del cervello, dei suoi segreti e di quell’insieme di
studi sul sistema nervoso che rientra sotto il nome di neuroscienze,
Anna, 17 anni, occhi a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione
piemontese, sogna di fare una ragione di vita: «Neurologa o
neuroscienziata, chissà, vedremo...». L’ha scoperta solo da qualche
mese questa materia che spazia dalla genetica all’immagine cerebrale,
fino alla psicologia: da allora ci si è buttata a capofitto, tra una
lezione e un compito in classe al liceo scientifico «Antonelli» di
Novara, dove, come nel resto d’Italia, questo indirizzo di studio non
rientra nel programma. «Me l’ha fatta scoprire - racconta - la mia
insegnante di scienze e subito mi sono appassionata. Ho studiato in
estate. Ho cercato di approfondire, mi sono creata un piccolo piano di
studi. E ora eccomi qua...». Sorridente, sguardo intenso, pieno di
curiosità. Si chiama Anna Pan, è nata e vive a Bellinzago Novarese, 9
mila abitanti, dove i genitori cinesi (il cognome è italianizzato da un
ideogramma), ambulanti che girano i mercati della zona vendendo
prodotti tessili e abbigliamento, si sono costruiti una vita una
ventina di anni fa. Le fanno tutti gran festa nell’aula del
dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento. Sarà
lei, che ieri ha vinto la quinta edizione delle Olimpiadi delle
Neuroscienze, competizione nazionale riservata agli studenti degli
ultimi tre anni del liceo (2.500 partecipanti in rappresentanza di
quasi 150 istituti), a portare il vessillo dell’Italia a Washington
dove, a fine agosto, si terrà l’International Brain Bee Competition,
una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati e genietti
nel campo delle neuroscienze.
Vincere le Olimpiadi italiane porta bene. L’anno scorso a Vienna,
Giulio Deangeli, 18 anni, studente del liceo scientifico «Giovanni
Battista Ferrari» di Este (Padova), si piazzò secondo alle spalle di un
ragazzo australiano e ora si sta giocando questa importante credenziale
tra istituti di ricerca di mezzo mondo. Deangeli, che frequenta
l’ultimo anno del liceo e ha appena affrontato il test d’ingresso per
medicina, ieri faceva parte della giuria assieme a cinque ricercatori
dell’università di Trento (con lui anche il vincitore del 2012, Flavio
Miorandi). Ora tocca ad Anna. «È stata dura, non mi aspettavo tanto,
chissà i miei amici come mi prenderanno in giro...».
La rincorsa di questa ragazzina al podio più alto è partita da lontano.
Prima le selezioni nelle singole scuole. Poi la fase regionale. E ieri
i migliori tre in rappresentanza di 17 regioni (più l’Istria), in tutto
54 studenti, si sono sfidati per 4 ore a colpi di test, quiz e analisi.
A curare la regia, per il secondo anno consecutivo, l’università di
Trento assieme al Centro di biologia integrata (Cibio) e al Centro
interdipartimentale Mente e Cervello (CiMeC). «Il livello di questi
ragazzi è decisamente alto - spiega il professor Yuri Bozzi che fa
parte del Consiglio nazionale delle ricerche e dirige un laboratorio
del Cibio -. Le neuroscienze hanno avuto negli ultimi anni una notevole
espansione sia in termini di ricerca che divulgativi. Il nostro
obiettivo è coinvolgere più giovani possibili, c’è fame di
scienziati...». I 54 finalisti arrivati a Trento si sono sfidati in 4
prove: una sorta di cruciverba, una tavola di anatomia del cervello, un
test di diagnosi e un questionario a risposte multiple. Quindi, per
dare maggior thrilling al gran finale, i migliori 5 si sono dati
battaglia su altrettante domande. Quesiti del tipo: «Qual è la parte
del sistema nervoso che media le risposte allo stress?» (risposta:
sistema simpatico), oppure «Qual è la struttura del lobo temporale
importante per la memoria?» (risposta: ippocampo).
Anna, con i suoi 17 anni, tra le mani il diploma di fresca campionessa
olimpionica, difende con i denti la sua normalità: «No, non sono una
secchiona, ho tanti amici e mi piace divertirmi. Però è vero che se
devo scegliere tra un libro e un’ora di palestra preferisco il primo:
la lettura è la mia grande passione, leggo di tutto, soprattutto storie
e romanzi... Mica penserete che passi tutto il mio tempo sui testi di
neuroscienze?». Papà e mamma non sono potuti venire, prima il lavoro:
«Saranno felici - racconta Anna - e chissà la faccia quando dirò loro
del viaggio a Washington...». In vista del quale la Società italiana di
neuroscienze darà ad Anna una borsa di studio di mille euro.
Francesco Alberti
Corriere.it