Il piano nazionale di
valutazione delle scuole parte a settembre, con un format unico per
delineare i punti forti e quelli deboli di ogni istituzione scolastica
Non solo il «quizzone», come superficialmente viene definito il test
Invalsi a cui vengono sottoposti ogni anno gli studenti di II e V
elementare, III media e II superiore. La valutazione scolastica è molto
di più, e da settembre proverà a dimostrarlo. Con l’avvio ufficiale del
sistema nazionale di valutazione delle scuole, ogni istituto avrà un
vera e propria scheda, utile a delinearne caratteristiche, punti forti
e punti deboli: una sorta di«carta di identità», che sarà realizzata
partendo dal rapporto di autovalutazione di presidi e docenti, chiamati
a delineare successi e difficoltà del proprio operato, anche tenendo
conto dei risultati scolastici dei loro studenti e del loro
status-socio economico. «E’ un’idea di valutazione che sottolinea il
protagonismo di insegnanti e dirigenti come professionisti in grado di
dare conto autonomamente del proprio lavoro- spiega il presidente
dell’Invalsi,la professoressa Annamaria Ajello - Occorre tuttavia
evitare che la richiesta di predisporre il report di autovalutazione
venga vissuta dalle scuole come l’ennesimo adempimento burocratico. Ciò
porterebbe il processo di valutazione su un itinerario fallimentare».
Il ministero dell’Istruzione sta studiando un format apposito, uguale
per tutti, che permetta quindi a chiunque, alle famiglie, ai docenti,
ai dirigenti, di accedere facilmente alle informazioni di proprio
interesse. La «carta di identità» delle scuole conterrà anche i
risultati dei test Invalsi sottoposti ai ragazzi, e quindi permetterà
di capire le tendenze di performance degli studenti in
quell’istituto.Che saranno sempre più trasparenti: l’Invalsi infatti
renderà noti anche i nomi e le modalità di reclutamento dei
collaboratori che elaborano le prove.
Cosa deve sapere uno studente di terza media
Un’accelerazione sarà data anche all’analisi dei risultati Invalsi
ottenuti finora: perché ci sono regioni dove sistematicamente i
risultati sono peggiori che in altre? Come si possono migliorare i
risultati? E, soprattutto, quali sono gli «apprendimenti
irrinunciabili», quello che un ragazzo che esce dalla scuola media non
può non sapere o essere in grado di fare? L’intento dell’istituto di
valutazione è quello di creare una sorta di base minima di nozioni, che
debba essere considerata imprescindibile per poter permettere agli
studenti di poter proseguire il proprio percorso, indipendentemente
dalla regione in cui vive o dall’istituto che frequenta. In questa
direzione, è stato già avviato un accordo con i matematici, e il
prossimo passo sarà quello di consultare gli esperti di lingua italiana.
Gli ispettori esterni
L’ultimo tassello della valutazione passerà per gli ispettori: uno
degli elementi contenuti infatti nel regolamento sulla valutazione
delle scuole, voluto fortemente dall’ex sottosegretario Elena Ugolini
due anni fa ma di fatto rimasto inattuato, riguarda la «valutazione
esterna». Scuole, docenti, presidi, risultati, non possono essere solo
osservati dall’interno, ma vanno anche giudicati dall’esterno, per
quanto questo concetto possa risultare ostile a sindacati e
protagonisti. «Valutazione, autonomia e merito, ecco i pilastri su cui
voglio rinnovare la scuola italina», ha ribadito più volte il ministro
Giannini. E i commissari che danno la pagella anche la scuola saranno
un elemento fondamentale di questo piano.
Valentina Santarpia
Corriere.it