L'emendamento
sulla 'quota 96' non c'entrava nulla con la ratio della riforma della
P.A e quindi è stato giusto toglierla dal decreto. E' l'opinione di
Matteo Renzi che sulla scuola, però, a quanto si apprende, prepara un
intervento a fine agosto, assai più ampio come platea del perimetro dei
4mila insegnanti coperti dalla 'quota 96'.
L'Aula del Senato approva il parere favorevole della Commissione Affari
Costituzionali del Senato sui presupposti di costituzionalità del dl
P.A. E' previsto per le 20 l'avvio della discussione generale in Aula.
La commissione Affari Costituzionali del Senato ha licenziato il testo
del decreto legge sulla Pubblica amministrazione, inserendo 4 modifiche
rispetto al provvedimento uscito dalla Camera. Si tratta degli
emendamenti del governo. Le proposte emendative presentate
dall'esecutivo sono quindi passate tutte, ci sono anche l'abolizione
del pensionamento d'ufficio per professori universitari e primari a 68
anni, il ritorno alle penalizzazioni per chi esce a 62 anni e
l'eliminazione dei benefici per le vittime del terrorismo. La
Commissione ha dato anche l'ok al mandato al relatore. Il testo è
atteso nell'Aula di Palazzo Madama. Per quanto riguarda il parere della
commissione Bilancio, dovrebbe arrivare domani in prima mattinata. La
commissione Affari Costituzionali del Senato ha anche approvato un
ordine del giorno, sottoscritto da tutti i gruppi, che impegna il
governo a valutare una soluzione per i pensionamenti nella scuola, noti
come 'quota 96', in un prossimo provvedimento.
"Dobbiamo correre". Così il ministro della Pubblica Amministrazione,
Marianna Madia, a chi gli chiede se sul dl P.A. sarà posta la questione
di fiducia al Senato. Una possibilità che al ministro "sembra
ragionevole", visto che anche alla Camera si è fatto ricorso a questo
strumento.
I lavori sul dl Pa proseguono nell'Aula del Senato "stasera con la
discussione generale", "domani dovrebbe" invece cominciare "il voto",
sempre in attesa del parere della Bilancio. Così il relatore al decreto
legge, Giorgio Pagliari (Pd), che spiega come la decisione sullo
'stralcio' dell'articolo su quota 96, lo sblocco dei pensionamenti
nella scuola, sia stata "soffertissima". E aggiunge come sarebbe
servita "chiarezza da parte della Ragioneria generale dello Stato nella
valutazione delle coperture". "Ciò che mi risulta inaccettabile -
ribadisce Pagliari - è che la mancata copertura sia stata rilevata
dalla Ragioneria dopo l'approvazione della Camera dei Deputati o che
comunque la stessa diventi insormontabile oggi, con il Senato chiamato
ad approvare la soppressione di emendamenti molto importanti che, non
essendo la copertura un'opinione, avrebbero dovuto non essere
sottoposti al voto nell'Aula di Montecitorio".
Flc-Cgil: su 'Quota 96' palese ingiustizia - La decisione del Governo
di stralciare dal decreto legge sulla pubblica amministrazione
l'emendamento per risolvere la vicenda del personale della scuola di
quota 96 "è un atto di palese ingiustizia". Lo afferma il segretario
generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, facendo notare che "la
copertura finanziaria era del tutto irrisoria e i benefici sarebbero
stati ampiamente maggiori rispetto ai costi". "Ancora una volta -
osserva il sindacalista - prevalgono gli interessi e le logiche delle
burocrazie ministeriali sulla funzione della politica nel garantire
giustizia e equità. Si blocca la permanenza a scuola di insegnanti e
personale Ata che per effetto della devastante riforma Fornero non
hanno potuto accedere alla pensione, al termine dell'anno scolastico
2011-2012, pur avendo maturato i requisiti. Si ritarda di molti anni il
pensionamento di quelle persone e non si consentono ulteriori 4 mila
immissioni in ruolo. Alla faccia di tutta le retorica sui giovani e la
centralità della scuola. Vorrei ricordare che per il prossimo anno
scolastico - prosegue Pantaleo - le assunzioni sono solo 33.380 a
copertura del solo turn over e notevolmente inferiori rispetto alla
disponibilità di posti. Non si intravede alcun cambio di passo del
Governo sulla scuola pubblica e la vicenda di quota 96 conferma -
conclude - che l'unica logica rimane quella della drastica riduzione di
spesa".
Bonanni: pasticcio pensioni scuola nuovo dilettantismo - "Se la riforma
Fornero fosse stata discussa con il sindacato non ci saremmo trovati di
fronte all'ennesimo pasticcio di questi giorni con gli emendamenti
presentati dal governo con l'avallo di tutte le forze politiche e poi
precipitosamente ritirati dallo stesso governo". Lo dichiara in una
nota il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni a proposito
degli emendamenti approvati sulle pensioni nell'ambito del dl P.a.
"L'ennesima figura di dilettantismo della classe politica del nostro
paese. Speriamo che questa vicenda serva da lezione e da monito al
Governo Renzi: non si interviene per decreto sulle materie del lavoro e
sulla pelle dei lavoratori e dei pensionati senza prima un opportuno
confronto di merito e di metodo con il sindacato sull'impatto sociale
ed economico dei provvedimenti. Questo valeva per la Fornero e vale
anche per il Governo Renzi e per quelli che verranno".
Gilda: su 'Quota 96' beffa di Stato - "Una beffa di Stato che denota
una mancanza di serietà intollerabile da parte delle istituzioni". Così
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti,
commenta la cancellazione da parte del Governo dell'articolo
riguardante Quota 96 contenuto nel decreto sulla Pubblica
Amministrazione. "Dopo due anni di calvario, 4000 insegnanti assistono
impotenti per la seconda volta allo scippo della pensione maturata
legittimamente e tutto ciò avviene perché viviamo in un Paese dove la
politica è fatta soltanto di annunci. La copertura economica per
risolvere la questione, e sanare un'autentica ingiustizia, ammonterebbe
a 45 milioni di euro: una somma che il Governo potrebbe recuperare -
afferma Di Meglio - razionalizzando capitoli di spesa come quello
relativo alla gestione del sistema informatico del Miur, per il quale
si spendono 30 milioni annui con risultati pessimi, come dimostrano i
numerosi problemi sorti durante le operazioni di mobilità".
Sel: su quota 96 governo conferma ingiustizia - "Il Governo dei soli
annunci ha colpito ancora: per i lavoratori della scuola 'quota 96' si
allontana di nuovo il sacrosanto diritto di andare in pensione. Il
governo, in piena continuità con le politiche montiane di tagli e
riduzione della spesa, perde un'occasione importante per tutelare i
diritti lesi dalla fallimentare Riforma Fornero". Lo hanno dichiarato
le senatrice Loredana de Petris, presidente del gruppo Misto - SEL e
Alessia Petraglia, capogruppo SEL in commissione Istruzione. "Si
conferma così - hanno proseguito - una grande ingiustizia non
consentendo a 4mila lavoratori della scuola di andare in pensione e si
impedisce a migliaia di precari la giusta stabilizzazione. Un danno per
i singoli e la scuola tutta perché nonostante 33.380 assunzioni, i
posti da coprire per una vera scuola pubblica sono ancora tantissimi".
"Il governo continua a raccontare bugie, perché per la maggior parte
delle misure economiche annunciate mancano le coperture necessarie.
Eppure erano evidenti a tutti i benefici di questo emendamento
approvato all'unanimità alla Camera. Noi chiediamo di ripristinare
l'emendamento, trovare le risorse e dare finalmente un segnale vero di
questo cambiamento tanto annunciato ma sempre rinviato". "Insomma,
quanto avevamo chiesto al ministro Carrozza, oggi torniamo a chiederlo
ai ministri Giannini e Madia e al presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, e ci auguriamo che questa volta - hanno concluso De Petris e
Petraglia - si riesca ad ottenere un risultato positivo per i
lavoratori".
Studio: 6 miliardi l'anno costo imprese per ritardo pagamenti - Il
ritardo dei pagamenti ai fornitori della pubblica amministrazione ha
finora determinato un costo del capitale a carico delle imprese
italiane di oltre 6 miliardi di euro all'anno, pari a quasi 30 miliardi
nel periodo 2009-2013. Il dato emerge da una ricerca realizzata dal
centro studi "ImpresaLavoro" di Udine. I pagamenti del committente
pubblico italiano arrivano in media dopo 170 giorni dal ricevimento
della fattura, mentre i fornitori privati di norma pagano dopo 60
giorni. Secondo le stime prudenziali di 'ImpresaLavoro', l'ammontare
per il 2013 è di circa 74,2 miliardi di euro, pari a circa il 4,8% del
Pil. Lo stock di debito commerciale della nostra P.A risulta in calo:
nel 2010, esso aveva toccato la cifra record di 87,3 miliardi di euro,
pari al 5,5% del Pil. ''La diminuzione dello stock è dovuta alla
riduzione della spesa pubblica relativa all'acquisto di beni e servizi,
nonché dei tempi di pagamento concordati con i fornitori. Non è quindi
diminuito il ritardo medio nel pagamento delle fatture'' si afferma
nello studio.
Ansa.it