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Nel capitolo delle tasse in meno, sottratti i soldi degli 80 euro (10 miliardi), un miliardo di detrazioni per le nuove assunzioni nel privato e mezzo miliardo di detrazioni per le famiglie, restano 6,5 miliardi di taglio dell’IRAP. Il SISA manifesta assoluta preoccupazione su questo punto. Da anni i lavoratori italiani del privato sono i più produttivi del continente, ma senza poter essere decisivi a causa delle aziende italiane grandi e piccole che sono le peggiori d’Europa per livello di innovazione. Tragicamente questo ha significato nell’ultimo quadriennio meno fatturato e meno occupazione, ma più utili per i titolari.
Una situazione sconcertante che porta a dubitare che gli imprenditori utilizzino gli sgravi IRAP per creare occupazione. Il SISA propone che questi 6,5 miliardi, ammesso che alla fine ci siano, vengano fatti pagare e con quella cifra si proceda alla creazione di posti di lavoro pubblici nei campi della scuola, della protezione civile, dei beni culturali e dei musei. Garantendo salario e contributi a 250mila italiani.
Drammatica la prospettiva per i 12 miliardi di spesa. La sola certezza, più che ragionevole, è il miliardo e mezzo per il superamento del patto di stabilità interno per i comuni. Senza nessuna copertura i cosiddetti e incerti nuovi ammortizzatori sociali (1,5 miliardi) e il miliardo e mezzo per la scuola, a rischio pure la cassa integrazione in deroga, fondamentale per milioni di famiglie.
Tutto ciò dovrebbe essere coperto da 16 miliardi di entrate della spending review privi di qualunque certezza e neppure chiaramente identificati, col rischio che ad esempio alla scuola con una mano si dia (ammesso che ci sia per dare) e con l’altra si tolga, in più tale manovra governativa è di 11,5 miliardi oltre i parametri europei, ovvero la Commissione imporrà 11,5 miliardi di tagli sulla manovra. Non servirà a nulla promette la teorica lotta all’evasione fiscale, non credibile perché negli ultimi dieci anni è stata condotta poco e male e non ha portato a un vero recupero del maltolto.
La situazione tuttavia è anche peggiore, poiché se dalla spending review arriverà poco o niente, allora scatteranno pure le clausole di salvaguardia automatiche, che prevedono tagli lineari e aumento della pressione fiscale (aumento di accise, Iva, imposte indirette).
Quella intrapresa da Re
nzi in sostanza è una folle e irresponsabile corsa verso il baratro.
Il SISA chiede quindi le dimissioni del governo, invita i cittadini a mobilitarsi per promuovere la più larga informazione sulla manovra economica e a preparare scioperi e manifestazioni che possano essere il momento di partecipazione civile e democratica volto a un cambiamento radicale rispetto al disastroso presente.
Davide Rossi - Segretario generale
sisascuola@libero.it