A chi può
piacere un film su Leopardi? Ci siamo chiesti io e mia
moglie, andando a vedere "Il Giovane Favoloso". Sicuramente saremmo
stati in compagnia di qualche vecchio nostalgico insegnante di lettere.
Entriamo. Sorpresa! La sala era piena e tutte le età erano ben
rappresentate, insomma, un successo. Raramente un film è stato più
emozionante, più coinvolgente e commovente, il rischio a produrre un
film del genere era quello di costruirlo seguendo una serie di immagini
stereotipate, intersecate da alcune bellissime poesie. Niente di tutto
ciò, questo è il grande merito del regista. Certamente la poesia è il
collante dell'opera del poeta di Recanati, ma non invade la scena, si
concede al pubblico in piccoli cammei che accompagnano la vita di
Giacomo, e fissano le date più importanti del suo cammino di cittadino
e di poeta. Ancora prima di essere il film della poesia, rappresenta il
dramma di due generazioni, di padre e figli, entro una crisi ancora più
vasta di un mondo cristallizzato nelle sue regole immutabili nel tempo
ed il desiderio dei giovani di rimettersi in cammino costruendo una
nuova patria, l'Italia appunto. "Il giovane favoloso" racconta Giacomo
Leopardi, allontanandosi dai luoghi comuni e rappresentandolo
finalmente come un giovane "poeta rivoluzionario". Struggenti le
immagini di Giacomo innamorato e sempre tradito, a volte ridicolizzato
e lui sempre a cercarlo, balsamo che rigenera tutte le energie e mai
provato. Bellissime ed umane le scene del suo soggiorno napoletano dove
l'umanità e la crudeltà dei soggetti con cui è entrato in contatto sono
altre occasioni per spingere l'animo di Giacomo verso il pessimismo.
Giacomo, si! Giacomo Leopardi, il "giovane favoloso"!
Salvatore Maurici