L'Electronic
Government (E-Government) è la tecnologia al servizio dei
processi di regolazione sociale.
Perché possa parlarsi di E-Government - e non semplicemente di
"informatizzazione della Pubblica Amministrazione" - è indispensabile
l'esistenza di una rete Internet largamente utilizzata dalla pubblica
amministrazione, dai cittadini, dalle imprese e dalle organizzazioni
non governative di vario tipo.
L'esistenza e lo sviluppo di un sistema efficiente di E-Government
prevedono che tutta la Pubblica Amministrazione sia sostenuta da
sistemi informativi consolidati ed efficienti e da un back office che
consenta di interagire elettronicamente in maniera efficace con i
"clienti". Poiché si fondano su norme giuridiche è evidente, inoltre,
che tali procedure informatiche sono soggette a insiemi di regole
espresse, basate su disposizioni normative che siano sistematicamente
applicate senza spazio per arbitrarietà.
L'E-Government rappresenta, quindi, dal punto di vista sociologico, uno
di quegli elementi della società dell'informazione che si inseriscono
nell'ambito delle teorie riguardanti la struttura e i cambiamenti
sociali ed è fondato sulle necessarie procedure automatiche "vincolate"
che vanno sistematicamente applicate nell'attività delle
"organizzazioni formali"(1).
L'avvento dell'informatica ha, in quest'ottica, "sconvolto" la vita e
le regole delle "organizzazioni formali". Le architetture informatiche
complesse devono, per definizione, contribuire a facilitare i compiti
della burocrazia in funzione della velocità nell'elaborazione dei dati
e delle potenzialità nel campo organizzativo e del workflow documentale.
Possiamo distinguere, a tal proposito, fra tre tipi di architetture
informatiche:
a) un sistema tradizionale essenzialmente rivolto alla funzione
normativa caratterizzato dalla conoscenza a fini di potere; esso è
verticistico e serve soprattutto a trasmettere circolari, ordini di
servizio, regolamenti. Un sistema di questo genere, ovviamente, non
permette elaborazioni periferiche dei dati e si rivolge a un'utenza
passiva.
b) un sistema modellato sulle esigenze manageriali dell'impresa
moderna, diretto non solo a trasmettere contenuti normativi, ma anche,
e principalmente, a raccogliere informazioni dalla periferia al fine di
adattare le performance del sistema stesso alle mutevoli condizioni del
contesto;
c) un sistema emergente di tipo interattivo e aperto, tendenzialmente
acefalo e costituito da una pluralità crescente di interlocutori
decentrati, capaci di interagire tra loro, oltre che con le gerarchie
del sistema.
Lo scopo finale dell'e-governement dovrebbe essere quello di fornire i
mezzi per raggiungere tale interattività, creando una conoscenza
diffusa che consenta di superare le classiche barriere strutturali,
linguistiche e culturali tra la burocrazia ed il cittadino.
L'informatica, quindi, non deve ostacolare il dialogo e la
partecipazione ma deve favorirli ed integrarli.
Oggi il cambiamento si è radicalizzato, le competenze acquisite hanno
una scadenza più breve rispetto al passato e si deve necessariamente
ripensare il modo di lavorare. L'innovazione investe il mondo della
burocrazia professionale ma anche quella meccanica che deve, di
conseguenza, adeguarsi all'informatica e alla comunicazione elettronica.
Tutto ciò ci induce ad immaginare un funzionario della pubblica
amministrazione immerso in una long
life learning che lo porta ad un
continuo confronto con se stesso e la propria cultura e che gli
consente di utilizzare, adattandoli alle esigenze contingenti, gli
strumenti forniti dall'informatica siano essi di tipo hardware che, in
particolare, software. Allo stesso modo chi predispone i software per
uso della pubblica amministrazione deve tener conto di una serie di
problemi ed esigenze che la discrezionalità dell'azione amministrativa
richiedono. Il momento dell'ingegnerizzazione del software è, infatti,
essenziale per la sua efficacia ed efficienza: è efficace se consente
di gestire con elasticità l'attività cui è preposto ed è immediatamente
verificabile in termini di risoluzione dei problemi amministrativi e di
un miglior servizio al cittadino, è efficiente se produce un vantaggio
che si traduce nella diminuzione dei tempi del procedimento e in un
effettivo risparmio dal punto di vista economico.
L'attività della pubblica amministrazione è, in realtà, molto
complessa, per ragioni inerenti alla molteplicità degli interessi in
gioco: da un lato vi è l'interesse "primario" dell'imparzialità,
del buon andamento e della trasparenza, da un altro punto di
vista vi è l'interesse "secondario" dei privati cittadini che si
pongono in relazione con l'Amministrazione pubblica. o perché
"subiscono" la sua attività o perché ne richiedono dei servizi. Tutto
ciò si traduce nella difficoltà di fornire uno strumento elettronico
che risponda contemporaneamente ai seguenti requisiti:
1. rispetto della disciplina normativa che regolamenta la specifica
attività cui il programma è preposto;
2. controllo e verifica dell'attività del pubblico impiegato che lo
utilizza;
3. duttilità nella possibilità di adattare l'infinità casistica della
vita reale alla rigida predeterminazione dell'algoritmo.
Per quanto riguarda il primo punto, appare evidente che lo strumento
elettronico deve rappresentare un mero ausilio all'attività
amministrativa e, quindi, in quanto tale deve essere strutturato in
funzione di ciò che la legge ed i regolamenti prevedono in relazione
all'attività amministrativa stessa. Se la norma prevede dei passaggi
necessari perché si arrivi alla predisposizione di un particolare
provvedimento amministrativo, è chiaro che il programma deve eseguirli
puntualmente, avvisando e/o limitando le possibilità dell'operatore
nello svolgimento della sua attività. Se, ad esempio, il procedimento
di riconoscimento di un beneficio previdenziale prevede l'effettuazione
di una visita presso le apposite commissioni mediche è chiaro che la
predisposizione dell'atto conclusivo non può prescindere da questa e,
di conseguenza, sarebbe del tutto giustificato che il programma limiti
la possibilità dell'operatore nel condurlo a termine in assenza degli
indispensabili requisiti richiesti.
In relazione al secondo punto ritengo necessario chiarire che esistono
obblighi reciproci tra operatori della pubblica amministrazione e la
dirigenza quale quello di non causare danni o pericoli ai beni e agli
strumenti ad essi affidati, o di non utilizzare a fini privati
materiali o attrezzature di cui dispongono per ragioni d'ufficio. Per
contro la dirigenza deve informare specificamente i lavoratori circa
attività permesse e vietate e rispettare il principio di
proporzionalità, pertinenza e non eccedenza nelle eventuali attività di
controllo. Ciò premesso i concetti di controllo e verifica cui si fa
riferimento riguardano fondamentalmente la capacità dell'algoritmo di
verificare se l'operazione eseguita è congrua con le istruzioni
ricevute e, in caso contrario, di avvertire l'utente affinché
ricontrolli il proprio operato.
La duttilità è, infine, la peculiarità che deve caratterizzare la
pubblica amministrazione in tutta la sua attività, con la conseguenza
che anche i software utilizzati devono rispettare dei canoni di
adattabilità e di elasticità che li rendano efficaci ed efficienti.
In definitiva i programmi di e-government mirano ad un'amministrazione
moderna, trasparente e partecipativa, attraverso l'interoperabilità dei
sistemi telematici, la riduzione del digital divide e la formazione di
una categoria di pubblici amministratori, nonché di impiegati pubblici,
competenti sia sul piano normativo che su quello tecnico informatico,
sia su quello comunicativo che su quello più strettamente motivazionale.
Fino a questo punto sembra tutto perfettamente logico, ma qui si
innesta quella che ho definito la "teoria del software legislatore",
che rappresenta, a mio avviso, un perfetto esempio di come la mentalità
burocratica riesca a trasformare un'importantissima risorsa, quale
l'utilizzo della telematica, in una fonte di ulteriori complicazioni ed
inefficienze a scapito, ovviamente, dei cittadini.
Tutte le più recenti teorie sulla burocrazia hanno in comune una
concezione di potere come di un meccanismo che permea ogni
comportamento amministrativo ad ogni livello, sia che si tratti di
"gestire il potere" che di "subire un potere". Il dirigente pubblico e,
proseguendo nella scala gerarchica il funzionario e l'impiegato, sono
stretti nella morsa tra il "subire il potere" del superiore che pone
limiti o libertà ulteriori rispetto a quelli previsti dalla norma e la
"gestione del potere" nei confronti dei collaboratori o dell'utenza.
Nella "gabbia d'acciaio" teorizzata da Weber, essendo la burocrazia
rigidamente vincolata, tale margine è molto ristretto e la morsa si
stringe; nella concezione mertoniana, che si basa sull'incapacità del
burocrate di affrontare situazioni inedite, la morsa si stringe dal
lato passivo del subire il potere mentre si allarga dall'altro, in
quanto l'incapacità di gestire le novità limita l'esercizio del potere.
In Goulder e in Simon, anche se affrontati in modo diverso, assumono
rilevanza fondamentale il ruolo e la capacità decisionale del burocrate
la cui prevalenza fa oscillare il pendolo in misura più o meno marcata
verso l'uno o l'altro estremo della morsa. In Crozier, infine, che è il
più moderno ed efficace teorico della burocrazia contemporanea, la
dinamica tra il subire o gestire il potere è rappresentata da una
continua tensione tra la capacità di governare l'incertezza del
comportamento umano e l'influenza che gli elementi esterni possono
avere su di esso; la gestione e la soggezione al potere si intrecciano
in un continuum che, senza soluzione di continuità, portano il
burocrate ad essere allo stesso tempo vittima e carnefice.
Questo rapporto dialettico è sicuramente quello che maggiormente
rappresenta l'idealtipo del burocrate contemporaneo, vincolato da mille
normative schizofreniche spesso in aperta contraddizione tra loro,
soggetto a pressioni dalle alte gerarchie politiche e/o amministrative,
costretto ad adeguarsi a tecnologie che non fanno parte del proprio
background culturale, obbligato ad una rigidità che poco si adatta alla
"società liquida" in cui vive ma, allo stesso tempo, iperspecializzato,
a volte titolare di conoscenze esclusive che gli attribuiscono un
potere spesso usato a danno degli altri ed a proprio vantaggio.
Tutto ciò provoca una "dissonanza cognitiva" che può incidere sulla sua
psiche in vari modi, portando il burocrate a rappresentare gli estremi
della massima espressione della "banalità del male" il cui prototipo è
Otto Adolf Eichmann e la sua incredibile capacità di gestire
burocraticamente in maniera perfetta il genocidio dei campi di
concentramento nazisti nel perfetto rispetto delle direttive impartite
dai superiori; oppure può produrre il grand commis che, forte di
competenze, legami di potere e scambio di favori, fa del suo essere
burocrate il mezzo per escludere o per ammettere al godimento dei
benefici, la cui concessione dipende dalla sua attività, chi ritiene
opportuno anche nell'ottica dell'ulteriore incremento del proprio
potere.
In ogni caso il fenomeno che si evidenzia in modo molto marcato
nell'esame della burocrazia è quello della "spersonalizzazione" del
burocrate anche se non inteso in senso weberiano di garanzia di
imparzialità bensì come tendenza a proteggere sé stessa e il proprio
potere; a scaricare verso l'alto ogni responsabilità; a reprimere tutte
le azioni che, anziché allo scopo, sono indirizzate ai valori e
conseguentemente a favorire processi di secolarizzazione della vita, a
rifiutare ogni forma di innovazione che possa modificare il suo modo di
lavorare acquisito negli anni ed anzi, per ignoranza o per arroganza,
utilizzare la tecnologia per complicare ancora di più la vita al
cittadino. Tutto ciò si riflette soprattutto sul piano dello stile
comunicativo che, in conformità col carattere impersonale della
pubblica amministrazione, passa dall'impersonale ("si chiede ...", "con
la presente si comunica che..."), al passivo ("la Sua richiesta è stata
respinta"), ed a quelle nominalizzazioni che sono funzionali, oltre
alla condensazione sintattica, all'oscuramento dell'agente delle azioni
rappresentate. La presenza di connettivi arcaici, o comunque di scarso
uso nella lingua comune (altresì,
allorquando, ivi, ove, all'uopo,
nonché, ovvero), enclisi (partecipasi,
comunicasi), verbi fraseologici
(dare comunicazione, dare inizio,
trovare applicazione, essere a
conoscenza, portare a conclusione) e tutto il piano lessicale
puntano
alla complessità: se per esprimere una stessa nozione, con lo stesso
grado contestuale di precisione, esistono due parole, una comune e una
più rara, la tendenza del linguaggio burocratico sarà sempre quella di
propendere per la parola più rara.
Il concetto, così inteso, di spersonalizzazione induce il burocrate a
rifiutare ogni forma di empatia con l'utente, come se lui stesso non
fosse mai stato dall'altra parte e non avesse mai subito la
frustrazione di essere trattato come un numero dell'eliminacode
piuttosto che come un essere umano. La regola fondamentale è il
rispetto delle regole, tutta l'attività non usa le regole come mezzo ma
come fine; quello che Merton chiamava "ritualismo" nella nostra società
ha toccato vette mai sfiorate ed a ciò ha sicuramente contribuito la
diffusione della tecnologia informatica in un contesto umano e
psicologico che - in un approccio sistemico che mira ad una "riduzione
delle complessità" che paradossalmente si fonda su un aumento delle
stesse - ha scaricato sull'utente l'ignoranza, le frustrazioni e tutte
le dissonanze tipiche dell'essere burocrati.
Il sistema informatico, il software, la telematica, la Rete diventano
allora dei mostri con cui combattere giornalmente, non tanto al fine di
comprenderne l'essenza e cioè l'essere al servizio del burocrate che a
sua volta è al servizio del cittadino, ma solo per capirne l'utilizzo
immediato. Nel far ciò avviene qualcosa che in apparenza è
perfettamente logico, in relazione all'analisi della burocrazia che si
è appena fatta, e cioè si piega l'informatica alla logica burocratica
adeguandola a tutte quelle peculiarità che la caratterizzano. Il
"programma informatico", o meglio, il computer diventa legislatore,
imponendo con la sua muta freddezza le regole da applicare al
procedimento amministrativo, l'algoritmo prende il posto del buon senso
ed il piccolo travet di turno deve piegarsi alla logica spietata del
computer. In tutto ciò giocano alcuni fattori fondamentali legati alle
caratteristiche intrinseche all'essere inserito in una catena
burocratica che non dà scampo e che ho già descritto in precedenza
seppur in contesti diversi: l'incapacità di gestire il cambiamento, la
rigidità mentale, che, unita alla routine, da un senso di sicurezza,
l'incapacità di provare empatia verso i problemi degli "altri
cittadini", la "spersonalizzazione" intesa in senso ampio, o,
viceversa, l'arroganza del potere e la sua gestione clientelare o
corrotta.
Adesso è la macchina che detta la legge e non è l'uomo che la gestisce:
a tutti è capitato di sentirsi dire: "il computer non mi permette di
fare l'operazione", oppure, "il sistema non riconosce i dati inseriti"
ed ancora "lo so che il diritto le è riconosciuto dalla legge ma il
sistema non lo accetta quindi non può fruirne". L'informatica si
trasforma in Hal 9000, il calcolatore della nave spaziale Discovery in
"2001 odissea nello spazio", ma, a differenza degli astronauti del film
che tentano di ribellarsi, il burocrate moderno vi si adatta e
percepisce la cogenza di una norma giuridica solo in presenza di un
software che la applichi letteralmente. Il sistema informatico, in
definitiva, prende il posto del legislatore, della Gazzetta Ufficiale e
delle circolari.
Da alcune ricerche che ho effettuato nel 2010 (2) è
venuta fuori una
situazione che sembra dimostrare in modo palese tale teoria; in
quell'occasione ho analizzato tutta una serie di situazioni
problematiche e rappresentative della situazione attuale. Il fenomeno
delle "cartelle pazze" ne rappresenta un esempio molto rappresentativo:
più di una volta, dal Ministero delle Finanze, sono partite milioni di
cartelle esattoriali errate, perché riferite a cartelle mai notificate,
a debiti prescritti o nulli, a tributi o multe già pagati o condonati,
ad atti esecutivi già annullati a seguito di ricorsi o di sgravi ed ai
crediti non riscossi nei termini e senz'avviso di intimazione. Questo
inconveniente è sorto per i tentativi dell'Amministrazione Finanziaria
di procedere alla modernizzazione e all'informatizzazione del servizio
del sistema fiscale italiano, in quelle occasioni tutti coloro che
all'agenzia delle entrate trattavano l'argomento erano perfettamente a
conoscenza che si trattava per lo più di cartelle illegittime o nulle
ma, poiché il sistema era informatizzato (quindi, secondo la teoria
suddetta, al di sopra della stessa normativa ufficiale), nessuno mosse
un dito per bloccare le procedure di riscossione, con incredibili
disagi ai contribuenti.
I meccanismi del "software legislatore" vengono addirittura amplificati
quando si richiede al cittadino di svolgere attività direttamente in
Rete, senza predisporre mezzi adatti per il superamento del digital
divide o un passaggio graduale ai nuovi sistemi. Chi non ha un telefono
o una casella di posta elettronica in alcuni casi viene, di fatto,
escluso dal godimento di benefici cui avrebbe diritto, per il solo
motivo che non può completare il format di richiesta previsto on line e
che pretende, per poter proseguire, l'indicazione necessaria di questi
dati.
In conclusione rimane ancora attuale l'affermazione di qualche anno fa
di Stefano Rodotà, l'illustre giurista sostenne che quella che governa
l'Italia, impregnata di pseudo-liberismo, è una coalizione
politicamente e culturalmente antitetica all'e-government, visto come
una contraddizione rispetto allo spirito autoritario che ne anima
l'azione. Orbene è evidente che il governo elettronico si crea
sfruttando in modo coordinato le numerose opportunità che le tecnologie
informatiche offrono, la sua realizzazione comporta cambiamenti
importanti nella relazione amministrazione-cittadini, ciò a patto che
le nuove tecnologie siano utilizzate in maniera proficua.
Come tutti i cambiamenti, inoltre, anche questo porta vantaggi e
svantaggi e in ogni cambiamento qualcosa inevitabilmente si perde. Ho
sempre sostenuto, nella mia carriera di funzionario pubblico e di
cultore della sociologia del diritto, che i vantaggi, per
l'amministrazione così come per i cittadini, paiono tali da auspicare
un'azione decisa nella direzione del cambiamento in considerazione
degli obiettivi finali a cui potrà portare questo processo di
innovazione. Innanzi tutto per i cittadini, perché l'attività
dell'Amministrazione è ad essi finalizzata, ma anche perché, delineando
nuove possibilità, si possono cominciare ad intravedere delle linee di
un mutamento organizzativo della PA. Il cittadino, che le
amministrazioni si trovano di fronte, è un cittadino nuovo, che
interroga, che interviene, che si organizza, ed è quindi il maggior
responsabile del processo di cambiamento in atto: "grazie alle nuove
tecnologie della comunicazione è stato certamente avviato un processo
di 'liberazione' del sovrano da una serie di vincoli di spazio e di
tempo che ha avuto (e potrà avere) l'effetto di realizzare condizioni
di indipendenza da apparati, da quelli burocratici in primo luogo"(3).
In effetti, proprio il superamento dei vincoli spazio-temporali
tradizionali è segnalato come una delle conseguenze principali dei
media elettronici. Il superamento di tali vincoli è di fatto uno dei
problemi fondamentali nei rapporti telematici con il cittadino. La
perdita del senso del luogo e quindi della necessità di recarsi negli
uffici, porta con sé però anche una forma di controllo diffuso
sull'Amministrazione, la quale, di conseguenza, è costretta a perdere
quell'aura di autorità che la caratterizza: "i nuovi modelli di flusso
informativo influiscono innanzitutto sui ruoli sociali di tipo
gerarchico. La perdita di controllo informativo compromette l'esistenza
delle tradizionali figure autoritarie". Questa perdita di
autorità può
essere, per l'Amministrazione, l'occasione per mutare completamente la
sua fisionomia, ottenendone in cambio una nuova legittimazione presso
la società. Non più rapporto tra autorità e soggezione ma solo
relazione tra chi eroga un servizio e chi ne è destinatario e ciò
sembra possibile anche mediante un rapporto meramente telematico,
quando però questo sia frutto di un uso intelligente e competente degli
strumenti che la tecnologia mette a disposizione.
In caso contrario c'è solo frustrazione per il cittadino ed
inefficienza della PA.
Giuseppe Motta
(Il presente articolo è la riduzione di un breve saggio pubblicato su
giuseppemotta.it)
(1) Il concetto di organizzazione formale è ampiamente
trattato in Motta G., luci ed ombre dell'Egovernment: dalla parte del
cittadino, 2010, pubblicato su www.giuseppemotta.it
(2) Motta G., luci ed ombre dell'Egovernment..., cit.
(3) Vita V., "Il tempo nel governo in rete e nella
pratica democratica", in De Kerckhove D., La conquista del tempo,
Editori Riuniti, 2003