Con il
31 luglio si chiude il processo di redazione del Rapporto di
autovalutazione (Rav) delle scuole, realizzato nell'ambito del nuovo
sistema nazionale di valutazione (Snv) di cui al DPR 80/2013. La
redazione del Rav è il primo step di un processo ben più articolato che
prevede anche la realizzazione di visite di valutazione esterna
(coordinate dal Miur) e l'avvio di piani di miglioramento che ciascuna
scuola dovrà realizzare per poi, al termine, rendicontare all'esterno i
risultati ottenuti (rispetto agli obiettivi prefissati). Il nuovo
processo di valutazione ha, certamente, tre elementi positivi ed
innovativi che devono essere adeguatamente valorizzati.
Anzitutto, si tratta del primo processo valutativo che coinvolge,
obbligatoriamente, tutte le istituzioni scolastiche. Aldilà
dell'opinione che ciascuno può legittimamente avere, in relazione alla
opportunità di una valutazione "terza" piuttosto che di una
autovalutazione, occorre prendere atto che tutte le scuole sono oggi
impegnate in un processo che ha l'esplicito obiettivo di pervenire a un
giudizio (valutazione) sui risultati da ciascuna ottenuti. In questo
senso, per la prima volta nella storia del sistema scolastico italiano
l'attività di valutazione è accettata come elemento istituzionale della
vita delle scuole. Non secondaria, in questa prospettiva, è
l'accettazione di un format unico di Rav, che quindi enfatizza
l'importanza di comparare i risultati delle valutazioni pur effettuate
autonomamente dalle diverse scuole.
Il secondo elemento di discontinuità rispetto al passato concerne
l'utilizzo di indicatori quantitativi alla base della valutazione, ed
anche come output della valutazione stessa. Se un punto di debolezza
delle attività autovalutative delle scuole consisteva nella eccessiva
autoreferenzialità, dovuta anche all'assenza di dati sui risultati,
l'attuale sistema si caratterizza invece per la disponibilità di molte
informazioni di tipo quantitativo. Ciascuna scuola riceve, durante la
redazione del Rav, una sorta di rapporto statistico in cui sono
dettagliati numerosi indicatori su risorse disponibili, caratteristiche
di studenti e docenti, risultato ottenuti (punteggi Invalsi, tassi di
abbandono, esiti a distanza, ecc.) sia con riferimento alla propria
situazione che in un'ottica comparativa con la media della propria
regione e nazionale. In questo modo, i commenti che ciascuna scuola
formula devono basarsi su una discussione di tali dati, e non possono
valere "in generale" ma solo con riferimenti agli indicatori
comparativi. In questo quadro, è peraltro importante rimarcare
positivamente come al centro degli indicatori vi siano quelli di
risultato: anche in questo caso, per la prima volta si accetta l'idea
esplicita che la scuola debba migliorare i propri risultati formativi
(livelli di apprendimento, riduzione del dropout, ecc.) e non possa
limitarsi a promuovere un "clima scolastico positivo". Non solo: sui
diversi aspetti (struttura delle attività formative, risultati
ottenuti, risorse disponibili ecc.) ogni scuola deve non solo scrivere
un commento qualitativo, ma deve anche formulare una propria
autovalutazione su una scala di valori categorici da 1 a 7.
Tommaso Agasisti - Ilsussidiario.net