Si
può prescindere nella pittura da ogni rappresentazione del
finito? Evidentemente non è possibile, e Donatella
Gabrielli, grande artista e ed efficacissima organizzatrice di gruppi
culturali e di eventi artistici a Sarzana, a La Spezia ed a Massa
Carrara, ci fornisce l'immagine insistita e raffinata di un
"finito minimalista" che ottiene il massimo dell'espansione e che
contiene l'infinità. Miracolo dell'arte e della capacità artistica!
Miracolo della pienezza dei mezzi espressivi, creativi e percettivi, e
della visione totale della realtà. Miracoloso è il fenomeno del piccolo
che contiene il grande, anziché esserne contenuto. E non è davvero cosa
di poco rilievo, poiché si tratta dell'avvenimento più straordinario
che si possa immaginare il fatto che l'artista riesca a produrre
una molteplicità di forme piccolissime, appena visibili, appena
abbozzate, mediante una speciale azione cromatica, e ad
ottenere con una magia tecnica una suggestiva metamorfosi
all'interno delle stesse forme e nell'assoluta simultaneità
dell'azione artistica che rende il finito un infinito.
Donatella Gabrielli arriva tardi agli studi artistici,ma non
all'idea dell'arte che ha nelle sue vene e che
coltiva sin da ragazza con la stessa forza della sua
acuta sensibilità e la potenza della sua intelligenza messe a
frutto, certo, solo successivamente, quando riesce ad affinare nei
corsi regolari del liceo artistico e dell'Accademia di Belle Arti
di Carrara gli strumenti del mestiere ed i mezzi espressivi che
appartengono per una piccola parte alla diligente e costante
applicazione didattica e per la parte maggiore alla sua soggettività e
alla sua intrinseca qualità ed al suo profondo sentimento dell'arte.
Questo è presente in sommo grado nell'Artista e le permette di
trasformare le acquisizioni tecniche in tessiture artistiche e in
opere che hanno la loro sostanza nella poetica, cioè in quell'atto di
percezione e di intellezione indispensabile per realizzare
l'opera, il cui contenuto non è sufficiente, da solo, ad ottenere
la completezza e la bellezza dell'operatività. Si impone allora
l'esistenza e la preminenza di un quid
che altro non è se non l'anima dell'artista, il suo personale punto di
vista, la sua originale visione del mondo. Se l'arte non è semplice
riproduzione ma creazione del reale nell'immaginario soggettivo,
essa si conquista proiettando nell'opera la propria visione e
valutazione dell'universo. Tecnica, cultura e visione, in sintesi,
danno il prodotto artistico. E la Gabrielli produce ed
offre in grande quantità e in ottima qualità le condizioni ora indicate.
L'Artista sarzanese-castelnovese dice di seguire un lontano modello di
informale e di ispirarsi per questo motivo a Picasso ed a Pollock, che
le sembrano i protagonisti più rappresentativi e fortunati di un
informale che gradualmente si formalizza e che in effetti con
Picasso compie la sua metamorfosi figurativa in "Guernica", in cui
viene denunciato il misfatto del bombardamento nazista del 1937 nella
guerra civile spagnola, e con Pollock fa lo sforzo estremo di dare
forma alle forti emozioni nei "Pali Blu" del 1953. La Gabrielli assume
e trasforma i suoi modelli estetici in semplice energia
propulsiva che mette in moto la macchina della sua immaginazione per
approdare ad un figurativo astrattamente delineato nel quale emergono
dallo sfondo grigiastro della tela frammenti di umanità pensosa e
dolorante. Siamo in una situazione storica diversa da quella
rappresentata sia da Picasso che da Pellock, e la Gabrielli
esprime l'attuale scomposizione dell'umanità che trascina pesantemente,
nell'alienazione, il fardello del proprio corpo frammentato e delle
proprie miserie morali per la perdita dell'Essere. L'alienazione umana
viene da lei generalmente rappresentata sotto la forma dello
sdoppiamento delle due antitetiche entità di luce e di ombra, là dove
l'ombra corrisponde al silenzio malinconico ed interpreta
l'angoscia che affligge drammaticamente l'umano mondo.
L'ombra è la realtà vera della civiltà attuale, nella quale tutti
parlano e nessuno ascolta. Il parlare è un mero chiacchierare
senza costrutto e senza senso che non può essere compreso e
recepito e quindi è come se si stesse in silenzio. Questa, dice la
Gabrielli, è la verità della nostra esistenza, che assomiglia alla
rappresentazione platonica delle ombre che si allungano all'interno
della caverna,nella quale gli uomini sono tenuti prigionieri e
costretti a vedere solo immagini sbiadite di cose reali ed a scambiarle
ingiustamente per reali. "Immaginati - rivela Platone - che
degli uomini siano in una dimora sotterranea in forma di caverna,
di cui l'entrata aperta verso la luce sia larga quanto tutta la bocca
della stessa caverna, e che in questa degli uomini siano sin da bambini
con catene ai piedi e al collo, sicché non possono muoversi né guardare
altrove,se non dinanzi a sé, giacché dai ceppi sono impediti di volgere
lo sguardo; alle loro spalle brilla la luce di un fuoco acceso lontano"
(Platone, Repubblica, libro
VII).
Così pure la Gabrielli immagina la realtà sdoppiata in luce e
ombre nella caverna del mondo, in cui gli uomini sono prigionieri delle
loro opinioni e imprigionati da oscuri pregiudizi e da stupide
falsificazioni, e queste rendono pesante, falsa e alienata l'esistenza.
Tutto ciò si trova rappresentato brillantemente nelle tele
dell'Artista che è nata a Sarzana e che risiede a Castelnuovo Magra,la
dolcissima cittadina posta prevalentemente in collina tra i fitti
uliveti ed i campi ben coltivati, separata da Carrara, nell'area
più a nord, dall'imprevedibile corso del torrente Parmignola.
La luce è, nella visione di Gabrielli, il Logos, la Sapienza divina, la Vera
Realtà, ed è lo stesso Dio salvatore e regolatore dell'universo.
Questo funziona e non si distrugge perché così vuole la Superiore
Volontà che regola il tutto. E gli stessi individui devono sottostare
alla potenza di Colui che ha creato le strutture e le leggi regolative
di ogni movimento universale. Le ombre rappresentano le perversioni
e le insubordinazioni. Sul piano intellettuale esse sono il non
conosciuto e l'ignoto. Sul piano morale sono il male e le
malignità. Il male assoluto, poi, si trova nelle tenebre ed è
accoppiato indissolubilmente al Maligno. Luce, ombre e tenebre sono
rappresentate puntualmente, mediante l'azione cromatica, nelle tele
dell'Artista, e si tratta di opere di rara bellezza e di pura verità
ontologica, in quanto fanno intravedere l'Essere e il non-essere
"poiché tutte le cose si dicono luce e notte e poiché luce e notte sono
presenti a questa o a quella cosa, secondo la loro possibilità" (
Parmenide, Sulla natura,
fr. 9).
Ma la Gabrielli aggiunge che il Padre dell'universo è la vera
sorgente della Luce, dalla quale vengono illuminati coloro che a Lui si
affidano con il logos e con la fede. A questo risultato di profonda
religiosità e bellezza perviene la faticosa ed entusiasmante ascesa
dell'Artista sarzanese-castelnovese, le cui opere perciò assumono uno
straordinario valore etico ed un eccezionale significato estetico.
prof. Salvatore Ragonesi