L'aveva
espressamente richiesta Gesù quella cena, ieri sera, per "celebrare la
Pasqua insieme ai discepoli", come aveva detto. E aveva desiderato che
fossimo tutti presenti, per salutarci, uno a uno. Ma dove andava? Non
riuscivamo a capire! In quella casa non c'avevo mai messo piede, la
sala era buia, illuminata solo da alcune torce appese alle pareti, il
tavolo era lungo, massiccio, ben squadrato, così noi ci disponemmo in
doppia fila, con il Maestro al centro della tavolata. Nel primo
pomeriggio avevamo saputo che la stanza era stata accuratamente pulita
e sistemata dal padrone di casa, ma il Maestro non voleva nessun
estraneo quella sera alla sua mensa. Forse anche questo era un segno,
voleva dire qualcosa di importante solo a noi, ai suoi amici
prediletti. E c'erano tutti attorno a quel tavolo, Giovanni, Simon
Pietro, Andrea, Giacomo, Matteo, Tommaso e tutti gli altri; c'era
persino Giuda Iscariota, che stranamente sembrava pensare ad altro, era
visibilmente nervoso, quasi infastidito, aveva premura (ma di cosa!?);
c'ero persino io che proprio a quell'ora avevo uno dei miei soliti
impegni, ma quella sera non potevo mancare, non potevo "disubbidire" al
mio Maestro.
Così ci presentammo puntali, ben vestiti ed emozionati. Finalmente
celebravamo la Pasqua con Gesù! Ci sedemmo composti, il fondo del
tavolo sembrava quasi illuminato d'una luce sottile, che non riuscivo a
capire la provenienza, così come era lievemente rischiarato il capo di
Gesù, formando una luce che c'inondava tutti, delicatamente; sul tavolo
poi c'era disseminato del pane azzimo e delle brocche con un buon vino
rosso. Iniziammo così a mangiare. Ricordo pure che parlavamo a
gruppetti, a tratti qualcuno sorrideva, tutti sembravamo felici. Poi
iniziò a parlare Gesù, la sua voce era calma, composta, come sempre,
mentre parlava girava lentamente il capo e ci guardava ad uno a uno,
con attenzione, ma nei suoi occhi mi sembrò di scorgere una luce
diversa, insolita, sembrava anche lui emozionato.
Parlammo di tante cose dell'imminente festa della pasqua, d'amicizia,
d'amore. Poi successe il finimondo, quando all'improvviso disse, «In
verità vi dico: uno di voi mi tradirà!». Tutti fummo presi dallo
sconforto, ci guardammo l'un l'altro, e cominciammo a dire, come fanno
i bambini quando vengono rimproverati dalla mamma, «Sono forse io!?
Sono forse io!?». Poi lui continuò a dire qualcosa, mi sembra che
parlava del "boccone sto per intingere", fece premura a qualcuno,...
boh,... in quel momento di grande confusione nessuno di noi capì nulla!
Vedemmo solo che dopo un po' Giuda Iscariota uscì in fretta dalla sala.
A quel punto Gesù sembrò quasi rasserenato, e iniziò a parlare a bassa
voce, «Figlioli, ancora un poco sarò con voi. Ma dove io vado voi non
potete venire. Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri,
come io ho amato voi. Da questo riconosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».
Poi disse tanto altro ancora, parlava soprattutto d'amore, «Come il
Padre ha amato me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore, se
osserverete i miei comandamenti. Io sono la vera vite e il Padre mio è
l'agricoltore. Io sono la vite e voi i tralci». Qualcuno di noi
borbottò, «Signore, dove vai? Perché non possiamo seguirti?». Lui
sembrò quasi riderci su: «Prima che il gallo canta, tu mi rinnegherai
tre volte!». Poi ci parlò del futuro, sembrò quasi ammonirci e
avvertirci di qualcosa che sarebbe accaduta, ma nessuno capì, come al
solito: «Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi.
Non c'è servo più grande del suo padrone, Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi. Ma non abbiate paura, io ho vinto il mondo».
Poi, all'improvviso, nella sala sembrò farsi buio, avvertimmo,
soprattutto, un gran silenzio... da far paura. Ad un tratto Gesù, prese
del pane da una cesta lo spezzò, lo diede a ciascuno di noi e a bassa
voce disse, «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». Poi prese un
calice pieno di vino, lo passò a noi, e disse, «Bevetene tutti, questo
è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei
peccati. Fate questo il memoria di me».
Confesso che ci guardammo tutti attoniti senza capire un bel nulla! «Vi
dico che non berrò più, fino a quando lo berrò con voi nel regno del
Padre mio». Non disse più nulla. S'udì solamente, qua e là, qualche
singhiozzo e gli occhi di tutti noi pieni di lacrime. Quella sarebbe
stata la nostra "Ultima cena" con Gesù. Poi, lentamente, uscimmo da
quella sala, turbati e profondamente cambiati, per sempre ...
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it