Ieri, davanti la Prefettura di Palermo, come in molte
città del sud d'Italia si è svolta una partecipata manifestazione
fortemente voluta da numerosi docenti coinvolti nelle operazioni
straordinarie di mobilità, previste dalla legge 107. Mentre un folto
gruppo presidiava la strada, una delegazione è stata ricevuta dalla
Dott.ssa Baratta e il Dott. Massocco, Capo di Gabinetto della
Prefettura.
In più occasioni, abbiamo avuto modo di condannare la logica scellerata
dell'attuale riforma dell'Istruzione voluta dal governo Renzi, che
accelera il processo di aziendalizzazione della scuola; in più
occasioni abbiamo denunciato gli altrettanto scellerati tagli al
personale e ai finanziamenti attuati da tutti i governi nei decenni
precedenti la legge 107; abbiamo denunciato l'iniquo meccanismo di
assunzione e mobilità, la discriminante logica della chiamata diretta,
la perdita di titolarità di sede con l'assunzione triennale o la scelta
del candidato sulla base di un colloquio, insieme ai nuovi poteri
attribuiti al dirigente. Ora, come era prevedibile, molti altri nodi
vengono al pettine.
Nonostante la tanto proclamata centralità della scuola da parte
dell'attuale governo, le condizioni della scuole del Sud d'Italia
rimangono molto critiche: le classi in molte scuole sono troppo
numerose anche in aperta violazione della legge; gli edifici inadatti e
insicuri a causa dei tagli agli Enti locali; molti alunni con
disabilità non hanno le necessarie garanzie in termini di assistenza,
di sostegno o di continuità didattica; il tempo scuola drasticamente
ridotto. Questa sistematica politica di disinvestimento ha peggiorato
la qualità della scuola e ha comportato la riduzione dell’organico,
rendendo ancora più instabili le condizioni lavorative di molti docenti.
Inoltre il sovrapporsi nel corso degli anni di incoerenti meccanismi di
reclutamento hanno innescato una profonda conflittualità all'interno
del mondo della scuola, una guerra tra docenti che ha come esito un
indebolimento generale della categoria.
L'ultima fase di questa sistematica azione di divide et impera si è
concretizzata nella mobilità per il prossimo anno scolastico. Le
operazioni di trasferimento già compiute e pubblicate contengono
numerosissimi errori, ampiamente riconosciuti anche dai funzionari dei
singoli provveditorati; il funzionamento stesso del sistema centrale,
sovrinteso da un complicato algoritmo, rimane in più punti oscuro,
difficilmente comprensibile e sensibilmente fallace essendo state
ignorate in numerosi casi le precedenze e preferenze legittimamente
previste. Inoltre, la complicata successione di fasi di questo sistema
di mobilità penalizza ampi strati di lavoratori con decenni di
esperienza alle spalle e che ora si vedono costretti a emigrare.
Il costo sociale di questa ulteriore fase di ristrutturazione della
Scuola è altissimo e anche in questo caso è il Sud a pagare il prezzo
più alto e i precari storici, ormai neoassunti, sono le vittime di
questo sistema. Lo Stato chiede di scegliere tra il diritto al salario
e il diritto alla famiglia.
Ma come si può scegliere tra due dei principali diritti su cui si basa
la nostra Costituzione?
Come sosterrà lo Stato i costi di questa disgregazione in termini di
assistenza agli anziani, ai disabili e ai minori? Quale supporto sarà
dato a madri e padri single, a famiglie, a nonni rimasti soli a reggere
lo smembramento di interi nuclei familiari?
Chiediamo l'immediata stabilizzazione di tutti i precari, il
riconoscimento di tutti i posti in organico, il diritto a lavorare
nella propria regione, l'ampliamento delle assunzioni e del tempo
scuola.
I posti ci sono, come c'è la necessità di tenere il più possibile
aperte le scuole specie in regioni difficili. Servono docenti e ATA per
farlo. Quello che manca e continua a mancare, al di là della
propaganda, è l'investimento dello Stato e la volontà politica di
riconoscere al Sud la dignità che merita.
Palermo, 9 agosto 2016
cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com