L’ANLI (Associazione Nazionale Liberi Insegnanti) ha
organizzato una manifestazione nazionale di protesta contro la “scuola
che licenzia”, che si terrà a Roma, davanti la sede del MIUR, in via
Trastevere, e in molte altre città italiane, mercoledì 8 luglio 2020.
Alla manifestazione sarà presente anche una delegazione di genitori per
chiedere al ministro Azzolina maggiore tutela e sicurezza per il
rientro a scuola, a settembre, dei propri figli. “I diplomati
magistrali – si legge in un loro comunicato – hanno subito
un’ingiustizia, ma nonostante tutto hanno continuato a portare avanti
la scuola italiana con dedizione e serietà anche in questo difficile
anno di lockdown. L’Associazione chiede il sostegno di tutte le forze
politiche per far ripartire la scuola italiana: dare continuità
didattica a tutti i bambini, specialmente agli alunni con l’insegnante
di sostegno”.
L’ANLI è un’associazione nata da pochi mesi, ma già conta più di
ventimila iscritti, tra insegnanti diplomati magistrale precari della
scuola primaria e dell’infanzia. Gli insegnanti chiedono, inoltre, la
piena attuazione del DPR, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23
luglio 1998, “I titoli conseguiti nell’esame di Stato a conclusione dei
corsi di studio dell’istituto magistrale, iniziati entro l’a.s.
1997/1998, conservano in via permanente l’attuale valore legale e
abilitante all’insegnamento nella scuola elementare”.
La manifestazione si terrà anche a Catania in via Etnea, davanti la
Prefettura, mercoledì 8 luglio, con partenza dalle ore 14.00. Natalina
Rizza, un’insegnante magistrale catanese, tra le promotrici
dell’iniziativa, dichiara: «Vogliamo manifestare in quasi tutte le
città italiane contro “la scuola che licenzia”, cioè un enorme
controsenso perché nessun datore di lavoro forma i propri dipendenti
per poi licenziarli e per riassumerli dopo, come precari. Parlo di
migliaia di insegnanti che da anni tengono viva la scuola con enormi
sacrifici, di colleghi che come me hanno lasciato e lasciano la propria
famiglia e la propria terra per trasferirsi al nord, pur di lavorare.
Insegnanti validi, con numerosi anni di servizio alle spalle, molti già
di ruolo da diversi anni, con anno di prova superato.
Questa politica di licenziamenti va contro le direttive europee che
impone all’Italia l’assunzione del personale insegnante che ha maturato
i 36 mesi di lavoro».
E sono molti gli insegnanti, con diploma magistrale, a chiedersi se la
legge italiana è ancora uguale per tutti!
Angelo Battiato