Sebbene
sventolate come epocali, le assunzioni di docenti dello scorso anno,
oltre alle disparità determinate dalla politica a danno delle migliaia
di docenti esclusi, nonostante il possesso dei titoli per essere
stabilizzati, sono ora state indirettamente condannate dal TAR. Il
MIUR, infatti, dovrà fornire i codici con cui ha impostato l'algoritmo
che ha sparpagliato a casaccio docenti in varie parti d'Italia, senza
seguire le logiche di priorità e trasparenza che necessariamente devono
accompagnare una procedura pubblica di assunzione. L'anzianità di
servizio, i titoli e i punteggi derivanti non sono stati minimamente
calcolati e dopo l'assegnazione della sede sono state intentate
migliaia di conciliazioni per rattoppare il disastro casato dalle
incomprensibili attribuzioni dell'algoritmo.
Oggi, grazie all'iniziativa del Sindacato Gilda, scopriamo che la
richiesta di accesso agli atti, diritto di ciascun cittadino in virtù
delle norma sulla trasparenza, fu negata avanzando da parte del MIUR
eccezioni sulla proprietà intellettuale e sul segreto di Stato, ragioni
addotte per non rilasciare l'algoritmo. Sarebbe interessante sapere
quante menti si sono sforzate per avanzare simili giustificazioni ad un
diniego su una richiesta fondata su precisi diritti e su altrettanto
precisi doveri dell'Amministrazione pubblica. In gioco era un sistema
di assunzioni pubblico, operato da parte di un Ministero che ha
tempestato il Paese con slogan sul merito e sulla straordinarietà
dell'operazione che ha coinvolto migliaia di persone. Come può, quindi,
un'amministrazione pubblica, gestita con soldi pubblici, volta al
servizio pubblico, sottrarsi al dovere di rendere noti i criteri di
assegnazione delle sedi dell'assunzione e sostenere il concetto di
“proprietà intellettuale” ? Quale processo di personificazione è stato
operato sotto i nostri occhi da permettere che si possa sostenere una
proprietà su uno strumento di pubblica utilità come dovrebbe essere un
sistema informatico atto a definire, sulla base di parametri oggettivi,
le attribuzioni di contratti a tempo indeterminato nella pubblica
amministrazione?
Peggio, mi permetto di dire, è voler avanzare il segreto di Stato in un
settore quale quello delle assunzioni nella pubblica amministrazione
dove deve regnare il principio costituzionale dell'equità. Quale
segreto potrebbe mai essere celato dietro l'immissione in ruolo di
docenti nella scuola statale? Forse il Ministero dell'istruzione
vede nei suoi dipendenti dei nemici dai quali difendersi?
L'assurda vicenda, sulla quale il MIUR ha forse voluto far calare un
velo pietoso, con la mobilità straordinaria e le assegnazioni
provvisorie, sperando di placare le contestazioni e i contenziosi che
hanno accompagnato gli esiti dell'algoritmo, rivela ai nostri occhi che
tra Governo e cittadini, come denunciamo da tempo, si è creato un solco
profondo e ogni scelta politica non coinvolge ma ricade sui soggetti
che investe, senza nemmeno il rispetto delle regole minime democratiche
e i principi di equità e trasparenza che dovrebbero caratterizzare ogni
settore dello Stato, a garanzia di tutti. Lo Stato, quindi, se nelle
sue articolazioni, da garante del diritto e dell'equità, diventa
garante di se stesso, non può che essere sottoposto al giudizio della
Magistratura, su richiesta dei cittadini e delle categorie sulle quali
ricadono scelte politiche discutibili, per permettere di ristabilire i
principi costituzionali e le regole alla base della nostra vita sociale
e lavorativa.
Anche se un'amministrazione pubblica si avvale del privato per un
servizio, come nel caso dell'algoritmo in questione, ciò non può essere
protetto dal “segreto” perché deve rispettare i criteri di
trasparenza di cui lo Stato deve farsi garante. Il risultato ottenuto
da Gilda, quindi, va letto come importante non solo per la scuola,
perché stabilisce criteri di cui ogni altro settore potrà beneficiare e
permette di ribadire che anche e soprattutto l'amministrazione pubblica
ha l'obbligo di rendere noti gli strumenti che adotta, soprattutto se
questi generano evidenti disparità. Sebbene fuori da questa vicenda,
questa è un importante riferimento anche per le associazioni e i
movimenti di dicenti precari che da tempo pongono molta
attenzione al sistema scolastico nel suo complesso, non solo al mero
obiettivo di raggiungere la stabilizzazione. Impensabile sarebbe per
noi condurre una battaglia miope che punta unicamente all'immissione in
ruolo senza tener conto degli strumenti che traducono scelte politiche
che hanno disatteso criteri oggettivi per il reclutamento nella scuola.
Il consolidamento di criteri non trasparenti getterebbe un'ombra
anche sulle procedure che potrebbero riguardarci.
Di grande importanza, quindi, è questo risultato che, tra gli altri,
obbliga l'Amministrazione per la quale prestiamo il nostro servizio al
rispetto di regole e diritto.
Valeria Bruccola, Associazione Adida