La legge è uguale per
tutti. Giusto! Ma non tutti i delinquenti sono uguali. E le pene vanno
commisurate alle colpe. Come le garanzie .
Ci sono diverse categorie e diverse modalità tattico-strategiche di
delinquere. Ci sono ricchi colletti bianchi che delinquono, speculando
con intelligente furtività sulle sostanze e i beni altrui, evadono le
tasse, e rubano odiosamente per la narcisistica vanità della
ostentazione del superfluo; così, pure, politici immorali, che
commettono reati addirittura solo per smodata sete di potere.
E così, via dicendo: ci sono i delinquenti furbetti del quartierino,
affetti da becero gallismo e smanie di precoce illecito arricchimento e
di appariscente lusso; i millantatori malati di "grandeur"; i
traffichini di varie specialità di malaffare, gli scassa-pagliai, i
ladruncoli occasionali, uomini sventurati, quest'ultimi, e disgraziati,
costretti spesso a delinquere, perché sopraffatti dal bisogno. Sono
tutti da condannare, è ovvio. A ognuno di questi va data una condanna
pari alla gravità della colpa, ed esemplare, e, se del caso, senza rito
abbreviato, senza sconti, né patteggiamenti!
Ma ci sono uomini sanguinari e violenti per natura, inclini al crimine
organizzato, assassini per vocazione, uomini pericolosi, privi di
scrupoli e di qualsiasi barlume di pietà e di dignità, senza freni nel
produrre il terrore e la morte ai danni del prossimo, uomini di mafia
bestiali, incarnazione vera e propria del Male, che non si sono mai
pentiti degli efferati crimini commessi ai danni della comunità civile
operosa e onesta. Per uomini siffatti, una giustizia giusta non può
essere somministrata che con pene durissime.
Macchiatisi di delitti disumani e mostruosi, pluriomicidi, condannati a
più ergastoli, costoro non meritano dalla Giustizia dello Stato di
diritto di ottenere la garanzia di morire con dignità, fuori dal
carcere - dove stanno rinchiusi col 41bis -, anche se vecchi e
gravemente ammalati. Non meritano, uomini siffatti, di morire a casa
loro, nel proprio letto! Devono scontare intera la condanna in carcere
duro.
Altrimenti, non si dà giustizia giusta ai morti ammazzati
vigliaccamente barbaramente e ingiustamente.
Non si possono dare garanzie uguali di dignità di morte tra uomini
disuguali. Perché gli uomini di mafia non sono uomini normali.
La dignità, certo. Nel momento della morte, certo. Ma la loro morte
sarà, comunque e ovunque avvenga, per sempre priva di dignità.
E il perdono delle loro nefandezze potrà solo darlo - se esiste - la
misericordia dell'Eterno.
Sicuramente morti ricchi di dignità sono invece quegli uomini e quelle
donne che hanno avuto il coraggio di combattere contro la malabestia
della Mafia a difesa e nel nome delle nostra vita, della libertà nostra
e della nostra democrazia.
A codesti eroi va un ricordo di gratitudine imperituro.
Nuccio Palumbo