Grande successo dello
sciopero e della manifestazione nazionale delle diplomate/i magistrali,
almeno 5000 maestre/i protestano al MIUR durante tutta la giornata. Ora
il movimento di lotta deve riunirsi in assemblee provinciali/regionali,
verso una Assemblea nazionale che produca una piattaforma unitaria e le
prossime iniziative di lotta.
E’ terminata poco fa, dopo otto ore, l’eccellente manifestazione di
protesta delle maestre/i diplomate/i magistrali contro l’inaccettabile
sentenza del Consiglio di Stato che vorrebbe annullare i diritti
acquisiti di questa importante parte della categoria, sentenza che va
contro tutte le precedenti che in questi anni avevano dato ragione a
decine di migliaia di docenti che adesso si vedono negare persino il
diritto all’inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento (GAE), e che
vengono retrocessi a docenti di serie C.
I manifestanti, sostenuti da uno sciopero plebiscitario che ha
coinvolto circa il 90% del settore (il conto non va fatto su tutti i
docenti delle primarie e dell’infanzia, ma solo sulla parte delle
maestre/i alle quali era rivolto), hanno ribadito l’insopportabilità di
una sentenza che intenderebbe cancellare il fatto che migliaia di
docenti sono stati utilizzati, e spremuti come limoni, in questi anni,
venendo considerati perfettamente abili a svolgere il loro lavoro (in
Italia nessuno/a ha insegnato a insegnare al 99% degli attuali docenti
in tutti gli ordini di scuola: l’apprendimento è avvenuto sempre “sul
campo”), peraltro con stipendi miserabili rapportati al resto d’Europa
(una maestra con 10 anni di lavoro guadagna circa 11 euro l’ora netti,
per integrare in una stessa classe alunni normodotati, disabili,
migranti con scarsa conoscenza della lingua, nomadi ecc.). Le maestre/i
hanno sottolineato i drammatici problemi che la sentenza impone ai
diplomati magistrali, molti/e dei quali con nomine annuali dalle GAE,
in diversi/e già immessi in ruolo, e che ora, oltre alla perdita del
lavoro, rischiano di ritrovarsi inseriti in seconda fascia o
addirittura in terza.
La delegazione dei COBAS, Anief e maestre autorganizzate, ricevuta
dalla ministra, ha ribadito che la scuola italiana di questi docenti
non può assolutamente fare a meno. Guai, dunque, se ci fossero da parte
del MIUR decisioni sciagurate che dovessero far saltare, nell’anno in
corso, la continuità didattica per migliaia di alunni e i posti di
lavoro per migliaia di docenti. Ma hanno anche detto che ora il
problema è strettamente politico: il governo attuale è
perfettamente abilitato ad emanare un decreto che sani la situazione,
garantendo i diritti dei lavoratori/trici: o almeno può preparare il
terreno perché tale decreto venga emanato dal prossimo governo in
carica, una volta insediatosi, trovando un accordo anche con le attuali
opposizioni. Nel frattempo chi è stato immesso in ruolo dovrà mantenere
il proprio posto: per chi ha già fatto l’anno di prova, esso vale molto
di più di un concorso abilitante. Contemporaneamente, chi è inserito
con riserva nelle GAE (graduatorie ad esaurimento) deve poter mantenere
la propria posizione, così come chi ha avuto un incarico annuale. Resta
da stabilire la posizione del MIUR e del governo (questo o il prossimo)
nei confronti delle restanti altre maestre/i diplomate/i.
Su questo punto si sono espresse varie posizioni nel corso della
manifestazione, da chi ritiene che debbano essere riaperte le GAE per
tutti/e, a chi pensa che possa essere accettabile anche un concorso
riservato e non selettivo a cui ammettere tutti/e quelli/e non ancora
inseriti nelle GAE. Per arrivare ad una piattaforma condivisa che
consenta al movimento di lotta di presentarsi compatto ad una
trattativa, riteniamo che vadano convocate con urgenza Assemblee
provinciali e regionali che decidano delegati/e e piattaforme da
portare ad una Assemblea nazionale, da tenersi entro il mese di
gennaio, che elabori una piattaforma unitaria e che decida le prossime
forme di lotta. I COBAS si impegnano a rispettare e a sostenere quanto
verrà deciso in tale Assemblea ed in ogni caso saranno al fianco delle
maestre/i in lotta fino al raggiungimento dei loro obiettivi.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale COBAS