
Da tali indagini emerge, per esempio, che sono più di 100.000 su un totale di quasi mezzo milione,il 20%, gli alunni di 15 anni, provenienti per lo più da contesti svantaggiati, che non raggiungono i livelli minimi di competenze in matematica e lettura in Italia; dati confermati anche dai risultati delle prove Invalsi 2017. Inoltre in Italia, tra i paesi Ocse, si registra un elevato livello di abbandono scolastico prima della conclusione della scuola secondaria superiore, con circa il 50% in più rispetto alla media degli altri paesi. Infine nel Paese si registra una percentuale del 27% dei giovani tra 15 e 19 anni, i quali rappresentano i cosiddetti NEET: non studiano non lavorano e non cercano un lavoro. E il discorso potrebbe continuare. Orbene, volendo fare un parallelo con il mondo del calcio, dove quando la squadra non raggiunge gli obiettivi prefissati, il primo a pagare è l'allenatore, mi viene da domandare, evitando il consueto lancio della palla fuori campo, rimandando tutta alla politica, le responsabilità dei risultati, a dir poco deludenti, che si registrano nel mondo della scuola italiana, di chi sono? Su queste questioni è auspicabile che si apra un dibattito, accettando di buon grado anche da parte della dirigenza scolastica l'introduzione dei controlli biometrici, come ulteriore misura atta a garantire, nel mondo del lavoro, trasparenza e sicurezza.
Gennaro Capodanno