Laggiù,
in mezzo al mare c’è un barcone di medie dimensioni, occupato da brava
gente, timorata di dio, con mille pensieri e molte cose da fare. Di
tanto in tanto s’avvicina qualche piccola imbarcazione, con povera
gente venuta d’oltremare che chiede aiuto e prontamente viene accolta e
assistita dagli occupanti del barcone. All’inizio solo poche barche di
fortuna, con donne, bambini e qualche uomo. Poi altre barche con soli
uomini. Poi ancora barche piene di naufraghi. E poi ancora, e ancora e
ancora e ancora, fino all’inverosimile. Fino a non vedere più il mare,
fino a vedere solo barche e poi altre barche e poi altre barche ancora.
Piene zeppe d’uomini, a perdita di vista.
Il barcone prende tutti i naufraghi che vengono sistemati nella stiva,
vengono rifocillati, accuditi, curati, vestiti. Ma poi la barca si
riempie in ogni posto, in ogni dove, viene occupato ogni spazio, ogni
angolo, fino al limite, fino all’estremo confine, e anche oltre. Ma poi
non c’è più spazio, non c’è più posto, non c’è più superficie, non c’è
più area, non c’è più territorio. Non c’è più niente. E la quantità
subissa la qualità, la cifra annulla la misura, la massa cancella
l’identità. Non c’è più virtù, pregi, doti, conoscenze, credenze. Tutto
si annulla. La vita stessa vacilla.
Il senso della responsabilità e del discernimento sono carta straccia.
I numeri, le cifre, le dimensioni sono tirannia che uccidono la dignità
dell’esistere. Alfine, il barcone si agita, traballa, vacilla,
ondeggia, prende acqua e cola a picco. Così, all’improvviso,
inconsapevolmente, in silenzio. Scompare per sempre.
Scompare persino il ricordo e la memoria del barcone di medie
dimensioni, occupato da brava gente, timorata di dio, con mille
pensieri e molte cose da fare, pieno zeppo di naufraghi venuti
d’oltremare.
Angelo Battiato