C'era una
volta il muro di Berlino. Lo diremo ai nostri figli, lo leggeremo nei
libri di storia, ne sentiremo parlare in radio o in televisione, ne
cercheremo notizie su Internet. C'era una volta il muro di Berlino, che
divideva in due la città. Per la verità, da chi l'aveva costruito,
veniva chiamato "Barriera di protezione antifascista" (quando anche le
parole fanno politica!), era un sistema di fortificazione, un muro
di mattoni - in seguito di cemento armato - lungo più di 150 Km e alto
3,60 m, iniziato il 13 agosto 1961, dal governo della Germania
Est (Repubblica Democratica Tedesca), per impedire il "passaggio
di persone e spie nemiche" verso la parte occidentale della città di
Berlino, nel territorio della Repubblica Federale di Germania. Divideva
a metà, come una lama di coltello, la città che fu la capitale del
Terzo Reich, la città rasa al suolo dall'Armata Rossa, la città
sconfitta nella Seconda guerra Mondiale. Che ancora sul selciato sotto
la porta di Brandeburgo, a due passi dal muro, si sentiva il "passo
d'oca" dell'esercito del Fuhrer.
Divideva in due la Germania, l'Est sotto l'autorità sovietica, e
l'Ovest sotto l'influenza di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.
Divideva in due l'Europa, sconfitta e distrutta dal conflitto mondiale,
come una "cortina di ferro", come venne definita da Winston Churchill,
uno dei "vincitori" della guerra. Divideva in due il mondo, da una
parte l'Occidente, il "mondo libero", democratico e capitalistico, e
bello, e dall'altra parte l'Oriente, il mondo dominato dall'URSS, dal
regime comunista sovietico, i cattivi.
Era una linea di confine, la fine del mondo, segnava la "guerra
fredda", la contrapposizione dei due blocchi, l'equilibrio del terrore,
una difficile e precaria connivenza "combattuta" sul piano economico,
culturale, scientifico, propagandistico (non militare, per fortuna!),
l'antitesi tra il "paradiso democratico" e "l'inferno comunista", tra i
mille Peppone e i tanti don Camillo, tra il bianco e il rosso, tra il
bene e il male.
E quel muro, rimasto in piedi per 28 lunghi anni, fino alla notte del 8
novembre 1989, ha "protetto" delitti e falsità, propaganda e menzogna,
paure e ingiustizie, desideri e speranze, aneliti di libertà e miraggi
di giustizia, e ha fatto "tappare il naso" all'occidente e all'oriente.
Quel muro ha coperto di vergogna e di viltà un intero continente e la
sua millenaria civiltà. Il muro di Berlino è stato "l'ultima spiaggia",
prima del baratro, prima della fine, prima della distruzione totale, ha
camuffato lupi per agnelli, lucciole per lanterne, crisalidi per
portafortuna, e zenzero per virtù. Quel grigiore dei documentari
d'epoca dichiara il fallimento di un'intera generazione e d'un intero
sistema politico-economico.
Testimonia che non sempre vincono i migliori.
Poi una sera il muro cadde, proprio trent'anni fa, tra la gioia, il
tripudio e l'incontenibile esaltazione di mezza buona gioventù
d'Europa, ma per terra non lasciò macerie, ma vergogna, e pistilli da
calpestare. Non eravamo noi a difenderci da loro, ma erano loro che con
pezzi di mattone si difendevano strenuamente da noi.
Prima della totale omologazione del mondo.
Càlati juncu ca passa la china!
Angelo Battiato